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La Carne – Oliver “Ler” Marinkoski

C’è qualcosa di parimenti morboso e affascinante nella carne.
Forse perché siamo noi. Un’idea che possiede sia echi religiosi, che allude alla resurrezione (nella carne, ovviamente), che mondani, seguendone il disfacimento.
Morte e vita insieme, per un soggetto altamente simbolico e che ci smuove come pochi altri.
Facile intuire che la carne sia il protagonista dell’arte di Oliver “Ler” Marinkoski.

Macedone, rocker e tante altre cose, ma prima di tutto scultore. Amante del digitale il giusto, quel tanto che basta a garantire possibilità e orizzonti infiniti, Marinkoski predilige le fusioni.

Ecco, siamo entrati nel Paese delle Meraviglie, e la prima creatura che ci accoglie è un coniglio che ha al posto della testa una mano, una mano umana.

È dirompente, sovverte i canoni, e al tempo stesso evoca sensazioni familiari, perché, come detto, noi siamo carne, quindi la carne la conosciamo, anche se è altro rispetto a noi.

Possiamo intuire la sensazione al tatto, di queste strane creature, il loro odore, la loro consistenza. Le conosciamo, pur essendo impossibili.

Tant’è che, per rinforzare questa sensazione, dopo aver ad esempio acquistato questa lingua gelato, opterei per collocarla all’interno di una teca di cristallo. Qualcosa che sia al contempo asettica, che evochi pulizia e igiene, e che separi i visitatori dall’odore. Che non c’è, ma che la nostra mente conosce benissimo.

E che, per gioco d’illusione, riesce a ricreare perfettamente.
Lingua che, tra l’altro, pare essere il taglio preferito nella macelleria Marinkoski, una consistenza e un sapore caratteristici, che ritroviamo ovunque, con dovizia di brividi: la pone sui sellini delle bici, la tramuta in lumaca, carta igienica… la fa spuntare dal taglio dei frutti.

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LINK UTILE:
la pagina facebook dell’artista

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec