Io, Elgraeco.
Come blogger io nasco nel giugno 2009. Sette mesi fa, in effetti. Un tempo davvero esiguo. E, vi tolgo subito il dubbio: prima non esistevo. Mi sono affacciato sulla rete solo nel dicembre 2008, così, tanto per, buttandomi nella creazione di un forum ora deserto perché, in fin dei conti, la maggior parte della gente non ha proprio nulla da dire, che poi è divenuto questo blog.
Perché? Mah, principalmente perché non ne potevo più di leggere stronzate. Di vedere film o libri pessimi presentati, puntualmente, come capolavori dai siti e/o dai portali tematici. Volevo, per lo meno, vedere scritta la mia opinione, differente dalle altre, giusto per assicurarmi di non essere impazzito, di non essere il solo a pensarla diversamente su certi prodotti. E, badate bene, ancora non conoscevo tutto il sottobosco non-ufficiale dei blogger indipendenti, con i quali, in queste settimane, ho scoperto di avere molti più punti in comune rispetto ad amici che conosco da tutta una vita. Ho scoperto, con sommo piacere, di non essere il solo ad avvertire quest’esigenza di verità rispetto alla narrativa o al cinema. Quest’esigenza di qualità che, quando esiste, va premiata e al contratrio, quando manca, stroncata… liberamente e, quel che più conta, senza alcun interesse se non la passione per la narrativa e il cinema.
Non so come vengo giudicato per quello che faccio qui in rete. Mi importa fino a un certo punto. Il mio rapporto con questo mio alter-ego digitale è ancora primordiale; un mero divertimento. Solo ora credo di stare iniziando ad avvertire tutto il potenziale e i rischi connessi che mi si offrono. Nella vita reale, quella vissuta senza surrogati digitali, ho avuto qualche grossa soddisfazione. Qui devo ancora ambientarmi, capire ciò che davvero posso ottenere. Ad esempio, solo ora intuisco pienamente che questo mio mezzo, il blog, può essere un veicolo di diffusione della mia non-scrittura… solo ora.
E solo ora comprendo che, da alcuni, pochi, ma sinceri, il mio lavoro sarà giudicato correttamente, senza menate, senza pregiudizi, senza schiavitù intellettuali, liberamente e senza interesse se non la passione comune.
Parimenti, solo adesso mi rendo conto di quanto siano importanti queste nostre piccole voci, libere e disinteressate.
Due giorni fa ho letto un racconto breve di un mio amico blogger, Alessandro Girola e ho deciso di parlarvene, primo perché il suo autore condivide pienamente questo modo di vedere le cose e, in secondo luogo, perché mi piacerebbe avere la sua stessa capacità di accettare le critiche. Eh, sì, perché dovete sapere, tra le altre cose, che al di fuori, quando non sono Elgraeco, non sono così docile come dentro la Matrice…
Antiqua Gens
Ma non perdiamo tempo ulteriore. Il racconto si intitola Antiqua Gens. E’ una storia ambientata durante la Grande Guerra, con contaminazioni fantastiche. E’ un racconto pericoloso, pericoloso nelle scelte perché un certo tipo di fantastico, se mescolato ad eventi dolorosamente reali come la I Guerra Mondiale, può risultare fuori posto. Ciò NON succede e il risultato è, in fin dei conti, un buon racconto che vi può tenere piacevolmente impegnati per un’oretta a intrattenervi con gli strani eventi che un drappello di militari italiani si trova ad affrontare in una valle sperduta tra le montagne contese dagli austriaci.
Se siete cinefili vi troverete parecchi riferimenti e omaggi ad altrettante pellicole meritevoli. Lo stile è asciutto, ma decisamente migliorato. La brevità del testo, alla fin fine, può essere un difetto per chi, come me, ama le caratterizzazioni ancor di più della storia; ci si concentra più sull’azione che sulle sensazioni.
Non voglio anticipare nulla, così non mi si accuserà, come al solito, di fare spoilers. Dico soltanto che avrei preferito che l’autore avesse insistito sul folklore locale -impagabile è il passo in cui uno dei protagonisti si lamenta di aver dimenticato colpevolmente le tradizioni dei suoi avi che, a suo dire, gli sarebbero state di grande utilità in quel particolare frangente- e avesse lasciato le sue creature in un alone mistico e più incerto. Un finale più drammatico, magari aperto, sarebbe stato ideale, a mio avviso. Credo l’intenzione dell’autore sia quella di sviluppare il racconto che dovrebbe diventare, così, una testa di ponte verso un affresco più ampio, impegnativo e ambizioso. Senza fretta, può derivarne qualcosa di interessante.
Magari sarete d’accordo con me, magari no, ma vi consiglio, se volete, di leggerlo.
Lo potete scaricare gratuitamente andando qui.
Approfondimenti:
Il Blog di Alessandro Girola
L’articolo su Antiqua Gens