Underground

Un viaggio (di molti) su Midjourney

Eoni fa ero un buon disegnatore. Poi ho smesso, preferendo le parole. E no, non è come andare in bicicletta. Ci ho provato, a riprendere la matita in mano: un disastro.
A parte la voglia, che era ormai svanita, mi mancava la disciplina necessaria. L’arte è soprattutto disciplina. Anche la scrittura lo è, ma questo è un altro discorso.

Scrivendo, necessito quasi costantemente di copertine, e talvolta avrei voluto arricchire i miei libri di disegni originali (un paio di volte l’ho anche fatto, rivolgendomi a una disegnatrice professionista). E, dal momento che mi diverto a immaginare personaggi e scenari, alle volte, anche solo poterli vedersi concretizzare in immagini, sarebbe di stimolo e d’aiuto a proseguire e/o a scartare un’idea.
Senza aspettare settimane per avere il risultato. Ma un minuto appena.

Ed ecco Midjourney.

Midjourney è:

[…] un laboratorio di ricerca e il nome del programma di intelligenza artificiale del laboratorio che crea immagini da descrizioni testuali, simili a DALL-E di OpenAI. Lo strumento è attualmente in versione beta aperta.


Il fenomeno Midjourney è scoppiato in questi giorni. Io personalmente conosco almeno tre persone che lo stanno utilizzando, e persino uno dei miei artisti preferiti, proprio adesso mentre sto scrivendo, sta inondando la sua bacheca di Instagram con le sue creazioni ottenute tramite Midjourney.

Una creazione di Alex Andreev tramite Midjourney


Ma sì, ve lo spiego a parole mie.
Midjourney promette un’assoluta mancanza di disciplina per ottenere immagini tutto sommato buone, se non molto buone – quasi – ottime.
Vi si accede tramite Discord, si esaurisce in pochi istanti la prova gratuita, dopo di che, per continuare a “creare” è necessario sottoscrivere un abbonamento mensile di una decina di euro o più, a seconda del pacchetto (che si può disdire in qualunque momento).

La chat di Discord di Midjourney, appena vi si accede, vi sommerge. È aggiornata con nuovi post a ritmo di una cinquantina al minuto. Se avessero pensato di dotarla di sfondo nero e caratteri verdi, darebbe l’idea di sprofondare in Matrix.
Ma, ok, ci siamo, basta inserire il backslash e scrivere “imagine” – immagina – e poi inserire il prompt, il comando, che, come da virgolettato sopra, consiste in una serie di parole.
L’IA di Midjourney crea, in sessanta secondi, da quelle parole che voi stessi avete fornito, quattro immagini, o bozze. Da lì, se vi piace la bozza, potete incrementarne la scala, o creare delle singole variazioni, fino al risultato desiderato.
Le possibilità, a questo punto, sono infinite.

E la resa?
Dunque, c’è da fare qualche piccolo preambolo, prima di parlare di resa o di qualità.
In questi giorni ho letto le solite reazioni isteriche generalizzate, che sempre accompagnano l’introduzione di una nuova tecnologia (a cominciare dal fuoco, o dalla ruota), e che sempre profetizzano la fine di questa o quella categoria di lavoratori che, citando il dottor Malcolm in Jurassic Park, presto saranno “estinti”.
No, non credo che gli artisti si estingueranno. O che l’arte prodotta dall’uomo cesserà di esistere. Men che mai perderà il suo valore. Sono discorsi miopi, sciocchi, in definitiva.
Midjourney è uno strumento.
Per di più, è ancora in fase di testing. E io, e la miriade di gente che ha sottoscritto un abbonamento, stiamo contribuendo ad allenare questa IA.
Ed ecco la parte della qualità. O la resa.

Da profano, non avvezzo ai discorsi sulla programmazione, mi sembra che Midjourney, più che replicare l’immane quantità di immagini che pure deve contenere, le “reintepreti”, ovvero le componga, come fosse un lavoro cubista, per crearne di nuove e originali.
Il risultato – che ad esempio è ben visibile nel fennec qui sotto – è non una volpe, ma l’idea di una volpe. Una differenza sottile, ma sostanziale.
E sì, se ci pensate è ciò che facciamo noi umani quando disegniamo. Non creiamo oggetti, ma l’idea personale che di quegli oggetti abbiamo.

Ho fatto svariati tentativi, con pochi prompt (appena tre o quattro), fino a una ventina, l’intenzione era di creare delle suggestioni che potessero in qualche maniera rappresentare i temi del mio ciclo di fantascienza Perfection.
Qui, ho domandato a Midjourney un panorama cyberpunk.

Come si può notare, il disegno contiene molte inesattezze, e particolari architettonici senza senso. Ma l’insieme di sicuro centra il bersaglio: sembra uno scorcio di metropoli tratto da Cyberpunk 2077.

L’impressione è che l’IA abbia molta più dimestichezza con gli scenari che con l’anatomia umana (e animale). Le braccia di questo “cyborg al tramonto” sono del tutto insensate.
Qui sotto, invece, le ho domandato di creare una replicante dai capelli rossi, con alle spalle una chiesa in fiamme (Lavi, una dei personaggi di Sunrise). L’IA ha deciso di accorpare il concetto di chiesa con la figura femminile, dotandola di aureola e vestendola come una suora. Ha deciso tutto Midjourney.

In questa immagine il viso è scomposto e vi è un naso sproporzionato sovrapposto.

Qui di seguito invece ho provato a creare Ria, la replicante protagonista di Mundus. Questo è il primo tentativo. Sì, Ria è una giapponese. Di sicuro l’IA mi ha resituito l’immagine di una ragazza orientale.


Ma non era abbastanza. Ria l’ho creata ispirandomi, per le sue fattezze, alla modella e attrice Rila Fukushima. Così ho pensato di inserire nel prompt di comando nome e cognome, insieme a un altro dettaglio preciso: Ria indossa un maglione rosso e verde.
Ed ecco…

Ammirate la bellezza e il livello di dettagli dell’abito

Non è un ritratto di Rila Fukushima (ci somiglia vagamente, però), è… qualcos’altro. È Ria, col suo abito verde e rosso. Anche se un po’ più giovane di quanto io l’abbia immaginata.
Fa impressione.

Midjourney è una risorsa, giovane, il che vuol dire che “crescerà” superando i difetti adesso ancora ravvisabili, e lo farà in fretta. Quello che riesce a fare adesso lo concretizza in un solo minuto alla volta. Immaginate le potenzialità… Esso segna un progresso sicuro per ciò che concerne l’intelligenza artificiale, e indubbiamente, una volta che sarà stato completato con l’aggiunta di funzioni utili a impostare maggiori dettagli, uno strumento indispensabile per chiunque si diletti (o lavori) con le immagini. La creazione di background per la presentazione di modelli a dei clienti, ad esempio, o la creazione di abiti, o di acconciature, o di trucchi, persino di oggetti. O di giochi. O di copertine, o di modelli di automobili. O concept per futuri fumetti. O qualunque altra cosa il nostro vocabolario ci permetta di indicare all’IA. Non c’è limite, nell’applicazione pratica di questo programma.

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