Antologia del Cinema

La Nona Porta (1999)

Alcuni film, per molti di noi, sono collegati a ricordi particolari. Questi ne mutano la percezione, ce li rendono cari, al di là dei meriti.
La Nona Porta (The Ninth Gate) io lo collego a Storia Romana. L’esame che avrei dovuto sostenere la mattina dopo.
Ero all’università. Staccai gli occhi dai libri verso le 22:45 per posarli sul televisore da 16 pollici.
A casa non c’era il riscaldamento e faceva un freddo cane. Ma c’erano i Bellissimi, mio cugino accanto che non smetteva di parlare un solo istante e le ragazze dell’appartamento che affacciava sul nostro stesso cortile, con le quali, già sapevo, non ci sarebbe stato mai nulla.
A volte l’università è proprio una merda.
Non ricordo che anno fosse. Di sicuro non il 1999. Sei sei sei rovesciato. Polanski sa essere molto spiritoso. D’altro canto, cadeva già in tv, in seconda serata.
Mai visto questo film prima di allora.
Era leggero, spassoso, e pareva non prendersi troppo sul serio. E, come tutti, credo, restai affascinato dalle incisioni mostrate col contagocce. Quelle del Novem Portis, Le Nove Porte, il libro satanico sul possesso del quale si snoda l’intreccio.
Personaggi fumettosi. Un’America finta, perché Polanski non ci poteva mettere piede, e poi, dov’è più a suo agio, nella sicura Europa, in terra francese.
Non siamo ai livelli di Rosemary’s Baby. Né credo fosse nelle intenzioni. Sembra un divertissement. Ma, a ben guardare, ogni minuto girato, è frutto di una scelta estetica ben precisa: il giallo.
Per la cronaca, l’indomani a quell’esame presi trenta. La Nona Porta è un film fortunato, quindi.

***

Detective di Libri

Il movente che fa propendere per l’ipotesi giallistica sta in una frase pronunciata da Liana Telfer (Lena Olin) all’indirizzo di Dean Corso (Johnny Depp). Liana lo definisce un detective di libri.
Un investigatore, quindi, a tutti gli effetti, che si occupa di rintracciare e procurare per i suoi clienti libri rari e preziosi.
A Corso non serve altro. Non gli importa dell’argomento trattato. Probabilmente è ateo, chissà. Non è essenziale.
Il segreto è nei libri, nella loro squisita fattura, e nei soldi che da essi possono derivare, visto che, prima o poi, finiscono per entrare nelle mire di folli miliardari che ci giocano.
Al personaggio di Depp manca l’ufficio con la porta a vetri oscurata da una veneziana e la voce fuori campo, la sua, a narrare gli eventi. Per il resto ha tutto l’occorrente:

a) sigarette in quantità, che egli persiste ad accendere e fumare in prossimità di volumi preziosi che andrebbero salvaguardati.

b) whisky, associato al fumo

c) sesso facile con potenziali clienti, donne in giarrettiera molto ricche e pericolose

d) cinismo e opportunismo, all’occorrenza

e) le botte, che egli rimedia man mano che l’indagine prosegue

***

Il 666

Se visto così, dal punto di vista del romanzo commerciale e della sua versione a fumetti, La Nona Porta assume tutt’altro spessore e tutt’altro scopo, rispetto alle facili etichette con le quali è stato classificato: horror, drama, thriller sovrannaturale.
Si parla del diavolo, no? Dovrebbe far paura. Quindi, questo film è un horror!
No. Non necessariamente.
Quando Polanski vuole esplorare sul serio i territori sulfurei lo fa, l’ha fatto, con ben altro stile e risultati.
Qui, non bastasse la trama sconnessa [che bisogno ha, Balkan, dei servigi di Corso, se in effetti il lavoro sporco lo fa tutto da solo?] i dettagli parlano chiaro, e risultano talmente palesi da non poter generare fraintendimenti di sorta.
Boris Balkan (Frank Langella) custodisce la sua preziosa biblioteca dedicata all’Ars Diaboli dietro il ridicolo codice di sicurezza 666.
Liana Telfer fuma sigarette scure, chiamate Black Devils.
La Nona Porta, uno pseudobiblium, risulta essere stato scritto nel 1666.
La Dodge Viper, guidata da Emmanuelle Seigner, ha come marchio un pentagono.
E via dicendo.
Per non parlare proprio del personaggio interpretato dall’attrice francese che non fa mistero di possedere doti sovrannaturali.
Non è così che si costruisce un thriller.
Al contrario, questo è materiale perfetto per un romanzo pulp, venduto a pochi centesimi, con la copertina sgualcita. Perfetto.
Polanski è sempre stato un regista capace di capovolgere la propria visione artistica. In un film magnifica il diavolo (Rosemary’s Baby) e oggettivizza la donna (Mia Farrow), nel successivo (L’Inquilino del Terzo Piano), per contrappasso, oggettivizza sé stesso, l’uomo, e arriva a travestirsi da donna. In questo ridicolizza non tanto il demonio, ma i suoi sciocchi adoratori, a più riprese mostrati come dediti, non già al culto religioso, ma ai piaceri carnali, alle orge e a bieche soddisfazioni terrene; e, allo stesso tempo, glorifica il personaggio Corso, archetipo dell’avventuriero scaltro, dello gnostico, dell’esploratore non accecato da pregiudizi, né governato dalla superstizione.

***

Pseudo Biblium Pulp

Note di merito, a mio avviso, la scena dei fratelli Ceniza, librai portoghesi ai quali Corso si rivolge per un parere sulla copia in suo possesso del Nove Porte.
Unico attore, José Lopez Rodero, per due gemelli. Uno dei due fuma, come sempre, e sparge cenere sul prezioso volume diabolico che pare valga un milione di dollari tondo tondo.
Eppure, nonostante l’aspetto amichevole e sostanzialmente innocuo dei “fratelli” Ceniza, la scena riesce inquietante allorché uno dei due, probabilmente quello doppiato dallo stesso regista, afferma che ogni libro ha una sua storia e un suo destino. Avvalorando, meglio di tutti gli altri, la tesi che in quel volume nero ed elegante, con la stella a cinque punte sulla prima di copertina, possa essere custodita una sapienza arcana.
Ma siamo sempre nel territorio del pulp. E infatti, quando Corso esce dalla stamperia rischia di essere sepolto dal crollo improvviso (e opportuno) di un’impalcatura che egli aveva già oltrepassato in precedenza per recarsi dai fratelli librai.
Secondo aspetto pregevole, dal punto di vista scenografico, la scelta di Chateau Puivert, antica roccaforte Catara ai tempi dell’eresia, quale set finale. Allo stesso tempo eccessivo e scontato.
In quanto tale, ovvero come luogo chiave, esso è mostrato in una delle primissime inquadrature, alle spalle di Boris Balkan.
È divertente, La Nona Porta?
Tutto considerato, io direi persino di sì.
E ora, come promesso, vi regalo le Nove Porte. Basta cliccarci sopra, ma è pericoloso, sappiatelo. Poi non dite che non vi avevo avvisato.

Altre recensioni QUI

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 12 anni ago

    E’ sicuramente uno dei pochissimi film che mi sono piaciuti 10.000 volte di più rispetto alle loro controparti cartacee. Mi sarei voluto ammazzare, con “Il club Dumas” di Reverte. Il film invece, come hai detto tu alla fine è divertente.
    E poi è uno dei pochi in cui non c’è Johnny Depp con la “solita” faccia da Johnny Depp.

      • 12 anni ago

      Sì, riesce persino simpatico, Depp. 😀
      Domanda, ma nell’edizione che hai letto tu ci sono tutte le illustrazioni, comprese quelle di lcf? ^^

        • 12 anni ago

        Adoro quelle stampe. *__*

        • 12 anni ago

        Sì, ci sono tutte. E ce n’erano anche altre esplicative su altri enigmi.

    • 14 anni ago

    […] A quel punto, quel che resta è un gioco di intuito e intelligenza condotto, come fu per Dean Corso, in camere d’albergo, con una discreta ossessione per i frigo-bar e la sicurezza violata da […]

    • 14 anni ago

    @ el :sembra che ognuno di noi ha ricordi bislacchi legati a questo film.
    Beh direi dato che ero il cugino che parlava sempre( cosa non vera dato che a volte penso solo ad alta voce).
    Il mio ricordo della prima visione è legata a filo doppio a un libro “Pulp” di Bukowsky, il mio primo approccio con l’ autore, e ricordo di essere rimasto stupito e divertito di un horror che potesse avere una trama e personaggi che sembravano potersi incollare senza troppi intoppi al libro che stavo leggendo…
    ” La Nona Porta” rimane ancora per me, dopo altre due visioni, un bel ricordo e la consapevolezza che è sempre possibile fare film che mi coinvolgano quanto e più di un romanzo.

      • 14 anni ago

      cosa non vera dato che a volte penso solo ad alta voce

      Ah, adesso è tutto chiaro. Potevi dirlo prima! 😀

    • 14 anni ago

    Ci mancherebbe! 😉
    Per me non e’ un horror sovrannaturale. Polanski voleva parodiare. Il risultato e’ se non altro divertente.
    Dovrebbe essere tratto da “Il Club Dumas” che, pero’, non ho letto.

    Ora, il fatto che per scrivere questo commento ci abbia impiegato più o meno cinque minuti, rivela quanto io possa odiare l’iPad…

    👿

    • 14 anni ago

    Rischio il linciaggio se dico che non sono mai riuscita a vederlo per intero e ne ho una conoscenza mooolto frammentaria, anche se ho in mente vividi ricordi di alcune scene? La sensazione generale non è molto diversa da quella che hai descritto tu, el, ricordo più un giallo o un’avventura l’atmosfera di un horror sovrannaturale. Mi era pure venuta voglia di leggere il romanzo da cui dovrebbe essere tratto, ma non l’ho mai trovato in biblioteca. Chissà se si trattava solo una vaga ispirazione o di qualcosa in più…

    • 14 anni ago

    Lo aveva portato in dvd mio fratello e mi aveva favorevolmente impressionato. Ricordo che lo vidi due volte di fila. Un po’ per Depp, ero in piena fase Donnie Brasco e poi va be’ la presenza del diavolo in un film fa sempre la sua bella figura. Come le fai tu con queste diaboliche recensioni:-)

      • 14 anni ago

      Mi piace essere sulfureo… ahahaha 😀
      Thanks!

      😉

    • 14 anni ago

    Scusa gli errori di battitura…. Sto cazzo di correttore ortografico dell’iPad, che corregge “cinefili” con “cinofili”… Mah.

      • 14 anni ago

      Be’, grazie a entrambi. 😉

      @ Lycas
      Quello del libro non antico è un dettaglio interessante. E mi sa che pure Polanski lo sapeva, in quanto fa dire spesso, da parte dei cosiddetti esperti nel film che sembra stampato ieri, ma in realtà è vecchissimo. ahahahah

      Le incisioni però sono fighe, dai.

      @ Luca

      Puro Hell non annacquato al 100%

      Questa frase è spettacolare, degna secondo me de La Dimensione della Paura, se mi permetti di crearti un banner. 😀

      Sì, il diavolo è mancino. Per il resto, non vorrei fare sondaggi, ma sembra che ognuno di noi ha ricordi bislacchi legati a questo film. Strano…

    • 14 anni ago

    Vatti a rileggere i commenti al post precedente: vedi cosa intendiamo?
    Queste recensioni sono puro Hell non annacquato al 100%, eppure vanno giù come acqua fresca.
    Lo sai fare. E fai bene a continuare a propinarcene. C’è poi così tanto da aggiungere? 😉
    Detto ciò, ricordo che vidi Nona Porta due sole volte, una all’uscita al cinema, in compagnia di un paio di amici cinofili che non si facevano sfuggire praticamente nessuna uscita appena superiore, come livello, alle boiate con DeSica e Boldi, e una seconda su un DVD che, forse per qualche anatema (visto che al Diavolo non sempre piace essere preso e messo in scena, e certe volte può storcersi), continuava a bloccarsi a venti minuti dalla fine.
    Non è di sicuro un capolavoro, ma ha la mano del maestro, pur se la sinistra (ma il Diavolo, mi sembra di ricordare, è anche lui mancino).
    Diciamo che se lo ripassassero in tv o lo trovassi in un cestone a quattro euro, lo rivedrei volentieri.

    • 14 anni ago

    Gran film senzadubbio. Corso è una delle mie icone preferite, viaggia di pari passo con il primo Indiana Jones, anzi lo precede. L’unica pecca che ho riscontrato riguarda un particolare difficile da notare per chi non è avvezzo alla carta. La Nona Porta mostrata sullo schermo è palesemente un libro “non antico”, così come “non antiche” sono le illustrazioni (che in gergo librario si chiamerebbero incisioni).
    Bella recensione come sempre.