Questo è un post sul rock’n’roll.
Sull’amicizia, sull’essere fratelli e suonare nella stessa band.
È anche la storia di uno dei gruppi musicali più influenti della storia del ventesimo secolo – il che è curioso, perché fecero sempre di tutto per non essere popolari, non essere mainstream -.
Questa è la storia di un uomo in fuga per un omicidio che non ha commesso.
Ma ci arriveremo.
Gli americani la chiamano The British Invasion, quell’ondata di band che, a metà anni ’60 arrivarono attraverso l’Atlantico per dimostrare agli yankee che il rock’n’roll non era un loro monopolio.
I Beatles e i Rolling Stones.
Gli Amimals e i Moody Blues.
Gli Who e i Kinks.
Ecco, i Kinks erano diversi.
Erano più inglesi, più idiosincratici e più difficili dei loro compagni di invasione.
E poi, compagni…
C’è questa storia… Nel 1963, a Londra, i Kinks suonano come spalla dei Beatles.
Ray Davies, leader della band (su di lui torneremo) rientra in camerino dopo essere stato in bagno, e trova John Lennon che strimpella la sua chitarra.
I due si guardano.
“Bella chitarra,” gli dice Lennon. “È tua?”
“Sarà mia quando mia madre avrà finito di pagare le rate,” risponde Davies.
Fine.
I Kinks erano in quattro – Dave Davies, che suonava la chitarra e aveva messo su la band con il suo amico Pete Quaife, che nella vita avrebbe voluto fare il modello, ma suonava il basso. E poi Ray Davies, il fratello di Dave, che aveva preso il controllo della band perché era quello che scriveva le canzoni e poi era il maggiore, e Mick Avory, vecchio amico di Ray, che aveva imparato a suonare la batteria quando tagliava da scuola per andare a giocare al biliardo in un pub.
Quattro ragazzi di Muswell Hill, quartiere popolare di Londra. All’origine si chiamavano The Ravens.
Quando i Beatles erano esplosi sulla scena britannica, tutte le case discografiche si erano lanciate alla ricerca di qualcosa che gli somigliasse. È sempre la solita storia.
La Pye record si accaparrò i Ravens, ma quel nome proprio non andava, e quindi gli dissero di cambiarlo.
E loro si misero nome The Kinks – perché “kinky” (perverso) era una parola che girava molto, in quel periodo.
L’inizio fu abbastanza piatto – perché i Kinks, con i Beatles, avevano solo in comune il fatto di essere in quattro.
I primi due singoli colarono a picco, e la casa discografica fece una bella letterina in cui ventilava l’ipotesi di rimandarli a casa se il prossimo singolo non avesse avuto successo.
Il prossimo singolo era questo…
Non li rimandarono a casa.
Ora, c’è chi ha messo in giro la voce che l’assolo di chitarra di Dave Davies sia stato in realtà inciso da Jimmy Page. È una balla.
C’erano comunque dei problemi.
Ray e Dave litigavano in continuazione – litigavano da prima che la band esistesse. Ed è facile capire l’origine delle discussioni – Dave era il più giovane, era un ottimo chitarrista ed era quello che aveva creato la band, ma era anche un tipo abbastanza schivo. Ray era un animale da palcoscenico e un autore di canzoni geniale, un interprete ambizioso al quale delle classifiche e del successo popolare interessava relativamente.
Ma i veri problemi erano fra Dave e Mick: i due si odiavano dai tempi della scuola.
Mick Avory era un tipo tranquillo, un solido batterista con impostazione jazz che alle baracconate di Dave con la sua chitarra dava peso solo fino a un certo punto.
Poteva perciò capitare che la batteria coprisse la chitarra, di tanto in tanto. Magari su qualche assolo. Magari su quello di “You really got me.”
E allora Dave si voltava e gli sputava in faccia.
E Mick si alzava e gli dava un pugno.
Erano uno spettacolo davvero, i live dei Kinks.
Ma loro non ne facevano una tragedia – concerto, scazzottata, poi, la serra dopo, di nuovo sul palco a suonare.
E così arriviamo al quindici di maggio del 1965, a Cardiff – i Kinks on tour, diciassette spettacoli dal vivo in diciannove giorni.
Già la sera del quattordici, a Taunton, sul palco Mick e Dave avevano avuto uno dei loro ampi e sereni confronti: Dave aveva sputato in faccia a Mick, e Mick gli aveva fatto due occhi neri.
A Cardiff le cose si fanno leggermente più complicate.
I Kinks sono sul palco, esausti ma professionali. Indossano il loro costume di scena – giacche rosse da caccia alla volpe sopra a camicie con collo e polsini di pizzo in stile edoardiano.
Fa caldo.
Non si respira.
Dave è ancora furioso per la sera prima. Sull’assolo di You Really Got Me la batteria di Avory si allarga invadendo il campo della chitarra.
Per cui a un certo punto si volta verso Mick e gli dice
“Inutile stronzo, sei un batterista di merda. Suoneresti meglio se i tamburi li suonassi con l’uccello.”
E poi gli distrugge la batteria a calci.
Mick Avory reagisce in maniera creativa: prende il pedale della cassa, e lo usa come mazza, mandando Dave al tappeto in un lago di sangue.
Secondo alcune versioni, Avory avrebbe in realtà colpito Dave alla testa con un piatto, e in seguito il batterista avrebbe commentato:
“Non diciamo sciocchezze, se avessi usato un piatto lo avrei accoppato.”
Ma il dubbio di averlo accoppato sul momento gli viene. La musica si interrompe, il pubblico è a bocca aperta, Dave Davies è a terra e sembra non respirare.
Mick Avory è in preda al panico, è convinto di aver davvero ucciso il chitarrista.
Si lancia dal palco, fende la folla, esce dal teatro, corre per le strade di Cardiff (tenete presente, giacca rossa da caccia alla volpe e camicia coi pizzi).
In teatro, Ray Davies cerca di tranquillizzare il pubblico.
“Scusate, ragazzi. A quanto pare il mio batterista ha cercato di uccidere mio fratello. Ora facciamo una pausa di quindici minuti.”
Ma non sono quindici minuti, perché Dave viene portato via in ambulanza.
Intanto, dopo aver corso senza meta per le strade di Cardiff, Mick Avory arriva in stazione, prende un biglietto per Londra (150 miglia), dove arriva il mattino dopo (sempre in giacca rossa da caccia alla volpe e camicia coi pizzi), e una volta lì si dà alla macchia per due giorni, fermamente convinto che la Polizia lo voglia arrestare per omicidio.
Dopo due giorni, Mick Avory scopre finalmente che Dave sta bene (se l’è cavata con solo sedici punti di sutura) e non intende denunciarlo, e si consegna alla Polizia, spiegando che è tutto un malinteso – l’idea era quella di movimentare lo spettacolo facendo un po’ di casino, come gli Who.
La polizia lo lascia andare e lui si riunisce con la band in tempo per organizzare il tour degli Stati Uniti.
“Vi serve qualcosa di particolare?” chiede il tour manager.
“Un nuovo pedale per la cassa,” dice Mick.
Ma a metà del tour, arriva la notizia che il sindacato dei musicisti ha deciso che i Kinks non hanno le credenziali in ordine per suonare negli USA – e la band viene bandita dal territorio americano fino al 1970.
La causa del procedimento non verrà mai rivelata, ma si ipotizza che le scazzottate e gli sputi sul palco fossero un po’ troppo per il pubblico yankee.
Mick Avory lascerà la band nel 1984, dopo vent’anni di litigi furiosi con Dave.
I Kinks, a tutti gli effetti, si sciolgono nel 1994, dopo aver pubblicato “Hatred (A Duet)”, in cui Ray e Dave si ribadiscono l’astio reciproco.
Oggi Ray Davies è considerato il miglior autore di canzoni della sua generazione, e continua a suonare.
E continua ad essere una leggenda.
Nel 2014, alla notizia che la sua vecchia scuola, dove i Ravens esordirono nel ’63, sta per essere demolita, ottiene il permesso di fare un concerto gratuito la sera prima dell’abbattimento dell’edificio.
C’è solo lui sul palco, con una chitarra, e un centinaio di persone in sala, riunite alla spicciolata con poche ore di preavviso.
Ray Davies fa un paio dei suoi pezzi, chiacchiera.
Poi si apre la porta e entra Bruce Springsteen.
“Dannazione, Ray, potevi avvertirmi!”
“Lo sai come è fatto,” risponde David Bowie dalle quinte. “Vuole essere sempre al centro dell’attenzione.”
I tre si siedono insieme, e fanno un concerto del quale non esiste alcuna registrazione.
*
Quest’articolo è stato gentilmente redatto da Davide Mana, di Strategie Evolutive.