Cinema

Cloud Atlas (2012)

Devo dare atto a un po’ di persone che hanno lavorato in questo film. Tom Hanks, prima di tutti, che avevo preso in antipatia. Cose che succedono. Invece qui è magnifico, istrione a cui sono stati affidati millemila personaggi. Combatte, rissoso, tenta di avvelenare, fa il cinico bastardo, ma anche il folle amante. Insomma, mancava da tanto tempo un attore poliedrico. O meglio, un poliedrico a cui fosse data la possibilità di esserlo.
Poi ci sono loro, i Wachowski, Andy e Lana, insieme a Tom Tykwer. I primi ci hanno donato/venduto Matrix, il secondo, di origini tedesche, mai sentito prima (balle, è il regista di Profumo ^^). In tre lavorano a Cloud Atlas, tratto da un romanzo di David Mitchell. Ed è grandioso.
Tale da suscitare un’emozione a cui non sono abituato. Siamo di fronte a una produzione milionaria, il budget totale si aggira intorno ai cento milioni di dollari. Sì, è stato fatto di peggio, in termini pecuniari, ma qui si avverte la vastità dell’opera. Tutta.
Che non è solo vastità di sforzo finanziario, ma di temi universali. Storie che s’intrecciano partendo dall’Ottocento schiavista fino a un futuro post-apocalittico e che sposano l’epica.
Lo fanno in modo intimista, contrariamente a quanto ci si possa aspettare da ogni storia che sfiori l’esistenzialismo. L’umanità, la specie umana, caotica, violenta, retrograda, ma anche ambiziosa e desiderosa di vette d’intelletto, si coglie negli sguardi dei protagonisti.

***

E da spettatore, non posso fare a meno di applaudire per la sensazione disarmante, senza accezione negativa, che si prova guardando questo film. Intimista, è vero, ma non per questo mancante di grandiosi affreschi, a volte cinici, brutali, asettici come possono essere quelli di una fabbrica destinata a certo tipo di smaltimento.
Ostico, per i duri di comprendonio, non foss’altro che si salta da un secolo all’altro, in un intreccio che non è solo tale per definizione. E che induce al gusto per la ricerca dei legami, in un’indagine volta a scoprire connessioni nascoste, che forse ci sono, forse no.
Il classicismo in atto: le colpe e i meriti dei padri si trasmettono ai figli, attraverso il loro dna, come marchio genetico. Questa era la versione classica, greca, della tragedia, l’abbiamo già visto.
L’idea di Mitchell, che poi è stata sposata dai tre registi, è che questa eredità, l’eco delle nostre azioni, siano esse buone o malvagie, si propaghi su di noi in quanto specie, destinata perciò a scontrarsi attraverso lo scorrere dei secoli, combattendo per gli stessi valori o disvalori, secondo un ciclo eterno, reso diverso soltanto dall’evoluzione tecnologica.
Se c’è progresso, per la nostra umanità, esso è molto più lento, ottenerlo significa compiere un viaggio molto più lungo di quello che occorre per passare dai velieri alle navi spaziali.

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Cloud Atlas non è tanto elogio della diversità, come potrebbe sembrare, pur considerandola, come dev’essere, un valore assoluto, quello che consente a noi stessi, in quanto specie intelligente, di evolverci, ma una presa d’atto malinconica e struggente che essa, la diversità (di pensiero, di sessualità, di indole, di cultura, di pelle) sia e sarà sempre osteggiata con violenza e ferocia inaudite dalla massa informe, dall’epoca del commercio degli schiavi, fino allo sfruttamento post-cyberpunk, di altri esseri viventi, dove, saggiamente, i due gruppi contrapposti sono l’Unione, la loggia ribelle, che promulga la diffusione della conoscenza e soprattutto della coscienza, e l’Unanimità che, lo dice anche il nome, identifica l’umanità col singolo e eradica, letteralmente, ogni forma di dissenso. E questi sono gli estremi, principio e fine di questa storia, passando attraverso l’omosessualità, il femminismo, persino il maltrattamento degli anziani, l’amore, il razzismo (fa specie, ad esempio, che discorsi sul colore della pelle trovino posto persino nella linea temporale più lontana di Cloud Atlas, l’ultimo futuro, post apocalittico, che ci vede colonizzatori del cosmo).

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Presa d’atto malinconica, questa della diversità, in quanto la realtà è che ogni libero pensatore, che non si uniforma alla morale imperante, ossia quella accettata dalla massa, venga osteggiato, perché la sua stessa esistenza costituisce un pericolo per lo status quo, e infine distrutto. Eppure, questo è il messaggio che passa, quest’indole indomabile che spinge al cambiamento è destinata a restare come scintilla, a conoscere esplosioni immediate, a portare scompiglio per abbattere l’oscurantismo. In pratica, il ruolo dei martiri.
E questo lo vediamo ogni giorno, anche nelle piccole cose: la nostra specie, senza tirare in ballo le religioni, progredisce grazie al sacrificio di pochi. Cosa, a dire il vero, della quale dovremmo vergognarci.
Ma a ogni epoca corrisponde la propria sensibilità, e se nell’Ottocento la questione era la schiavitù dei neri sotto il giogo dei padroni bianchi, e nel futuro è l’industrializzazione della forza lavoro, in quella a noi contemporanea è la bambagia della moltitudine, il nostro essere fondamentalmente delle capre, pronte a seguire coloro che sbraitano più forte: esemplare, a tal proposito, l’ottimo episodio del critico letterario (non vi anticipo nulla per non rovinare la sorpresa), che è di sicuro anche inside joke circa le critiche subite dai fratelli Wachowski. E raggelante è sentire la giusta considerazione che qualsiasi opera sarà letta o meno in base al pregiudizio della gente, magari dissuasa o persuasa da un parere autorevole, incapace di ragionare con la propria testa. Eccoci qua: il nostro ritratto.

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Reparto tecnico eccellente, una scena soprattutto m’è rimasta impressa, quella che vede un’auto, un maggiolone, precipitare da un ponte, completamente gestita dall’interno del veicolo. Realismo allo stato dell’arte.
Cast stellare, ma non per questo meno eccezionale, a parte Tom Hanks, ricordo Halle Berry, Hugo Weaving, che azzecca una serie di cattivi uno più bello dell’altro, e l’orientale Doona Bae, a quesst’ultima uno dei ruoli più intensi, che spiega come, a volte, nascano fenomeni talmente profondi, cambiamenti ideologici così radicali per l’umanità che le generazioni future, incapaci di comprenderli perché magari sopravvissuti a loro volta a un olocausto, li considerino frutto di volontà superiori, in breve, divinità.
E queste sono solo le prime impressioni, per un film corale che commuove, induce alla riflessione e spinge all’autocoscienza. E lo fa senza retorica.
Giù il cappello, signori e signore, questo è cinema. Finalmente.

Indice delle recensioni QUI

Recensione di Lucy, QUI

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • Film bellissimo, c’è poco da dire. E non mi meraviglio che, a quanto pare, siano in pochi ad averlo apprezzato.

    • Ehilà! 😀

      • Sì, ottime riflessioni le tue.
        Anche se credo che la maggior parte dei problemi di ricezione del film non siano da attribuire al film stesso, quanto al fatto che gli spettatori siano disabituati, ormai, al cinema che rifiuti di essere semplice intrattenimento.
        E l’incomprensione, come sempre, genera rifiuto. E passione in quei pochi che invece ci vedono qualcosa di più rispetto a un semplice blockbuster.

        Hugo Weaving fa anche l’infermiera cattivissima. L’ho adorato. XD

      • Ci sono, anche se non mi si vede 🙂

        Comunque, ora vedo di argomentare un pò, che prima scrivevo dal cellulare e la vita “mobile” non è poi sempre così comoda come dicono.

        Come dicevo, non sono sorpreso che questa pellicola non abbia riscosso grandi consensi (mi baso solamente su ciò che ho sentito dire da conoscenti, sinceramente non mi sono documentato molto in rete e non so le opinioni generali, ma da quanto scrivi mi sono fatto quest’idea).
        La protagonista di questo film essenzialmente è una linea di demarcazione. Una linea fra chi crede in qualcosa, qualunque essa sia, fra chi sente come proprio quell’anelito alla libertà che descriveva anche Jack Nicholson in Easy Rider, chi è disposto ad intraprendere attivamente quella strada che anche a costo di sacrificio personale può portare ad avere effetti inimmaginabili, e chi invece sceglie il cinismo e l’opportunismo, chi convenientemente ragiona in termini “pragmatici”.
        Si tratta dei pochi contro i molti, nella realtà come nel film, e penso sia cosa risaputa che solitamente i molti non hanno capacità o voglia (o entrambe) per comprendere il punto di vista dei pochi. Un tema che a me personalmente sta particolarmente a cuore, non è un caso se il mio vecchio blog era sottotitolato “uno contro tutti, e dritto fino in fondo”.

        È basandomi su questo, e osservando ciò che abbiamo attorno, che posso dire di non meravigliarmi. E aggiungiamo anche che fra gli ingredienti ci sono anche una trama non lineare, nessun intento pedagogico o paternale, nessun dialogo “for dummies”. Il gioco è fatto.

        A parte questo, mi ha colpito veramente molto la storia della produzione: mille difficoltà, numerosi momenti in cui si è rischiato di mettere anzitempo la parola fine su questo progetto, ma con un team, Tom Hanks in primis, che ci ha creduto, che questo film lo ha voluto e che alla fine è riuscito a portarlo a termine, pare quasi essere un altro livello, un’altra storia che si incastra con quella narrata nel film. Quasi come se il fatto di aver vissuto realmente, gli attori, situazioni analoghe a quelle dei propri personaggi desse un valore più forte e più veritiero a ciò che viene narrato.

        Nota a margine, non riesco a capacitarmi di quanti ruoli diversi riesca ad interpretare magistralmente Hugo Weaving, e non intendo solo in questa pellicola. Buono, cattivo, eroe, antagonista, tu dagli il copione ed al resto ci pensa lui.

  • […] dettagli. Io a questo film ci tengo, per cui voglio dare una risposta. Ho già dato una recensione, QUI, ma una risposta a riguardo è comunque dovuta. Parliamo di struttura. Sono sei le storie che si […]

  • […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

  • Eccomi qua. riloggato per l’ennesima volta.
    Speriamo che sia l’ultima.
    Nick Parisi

    • Ah, benvenuto! Speriamo davvero. Nel frattempo, faccio pulizia dei vecchi account. ^_^

  • Ero partito prevenuto, sembrava una delle solite cose…ma a vederlo.
    WOW!
    E’ un qualcosa che non avevo mai visto prima, storia, attori e tecnica cinematografica.
    Tutto qui,
    Se riesco a metabolizzare tutto dovrei recensirlo venerdì, ma non prometto nulla.
    E, di certo, lo andrò a rivedere al cinema (mi sto già organizzando mo ^^).

    PS: Fatto in germani…mentre noi facciamo dracula treddì…

    • Esatto, anche io mi aspettavo la solita roboante puttanata. Nulla di più lontano, invece. Davvero bello.
      Sono curioso di leggere la tua rece. 😉

    • 11 anni ago

    Devo resistere…. devo resistere …
    Ok, ho letto solo la parte finale 🙂
    Tiro un sospiro di sollievo.
    Appena vedo il film, ritorno per leggere l’articolo e per lasciare commentino 😉

    • Ne vale la pena, Sam! Guardalo e fammi sapere. ^^

    • 11 anni ago

    Come dicetti di là… se la linea mi darà soddisfazioni, allora lo vedrò 2nite.

    • Bene, poi fammi sapere. ^^

  • Come ho detto dalle parti di Lucia, mi è piaciuto moltissimo, come non farsi trascinare da storie così semplici, archetipiche raccontate in modo così efficace?
    Davvero un film che non mi sarei aspettato dai fratelli W. ma che andrò a vedere anche al Cinema, garantito!

    • In realtà non le ho trovate così semplici, e ho apprezzato molto il modo della narrazione, senza un filo di dramma consumistico.

      • Eh, ma lo stesso non le ho trovate semplici. Forse all’apparenza. Però ad esempio la questione legata alle “cameriere”, ecco, mi sembra molto filosofica, oltre che tragica. Non banale, insomma. 😉

      • Intendo semplici non semplicistiche… 😉

  • Dal trailer non riuscivo a farmi un opinione. Ma devo ammettere che la tua recensione mi ha parecchio incuriosito…

    • Probabilmente il trailer risulta ingannevole. Io l’ho visto senza anticipazioni, neppure il trailer. E l’ho adorato. 😉

  • Prima Lucy, ora tu.
    E io già lo stavo già attendendo da mesi al varco.

    Lo devo assolutamente vedere. *O*

    Ciao,
    Gianluca

    • Vedilo, vedilo. 😉

      • Visto. Molto, molto bello. A caldo non posso dire di più. Ci rifletterò per bene. 🙂

  • Che poi, scusa se aggiungo: ma una storia complicatissima senza nemmeno uno spiegone…Applausi

    • No, aggiungi pure quanto vuoi. Per questo è fantastico. E per questo i deficienti lo trolleranno.

  • E io che devo dirti se non che ti lovvo come se non ci fosse un domani?