La Stanza Bianca

[Chiodi Rossi]: Labyrinth e Thor

Doppia segnalazione, per smaltire un po’ di arretrati.
How unprofessional! Shame on me!
Ecco, esperite le pratiche, passiamo subito ai pezzi forti: Labyrinth, che si può riassumere con: Jim Henson che finalmente riesce a fare il film che voleva.
E, il peggiore dei peggiori, sì, peggiore anche di Ator l’invincibile che chiede il permesso a papà di sposare sua sor… vabbé, lasciamo stare – il peggio del peggio è Thor il Conquistatore.

Labyrinth deriva dalla medesima ispirazione che Jim Henson aveva seguito per Dark Crystal, ma può contare su finanziamenti maggiori, qui infatti i personaggi artificiali del film raggiungono l’eccellenza sia nei movimenti che nell’animazione, e sulla presenza umana, del tutto eradicata nel primo tentativo. E, sebbene molti fan di Henson continuino a preferire Dark Crystal per la sua purezza di intenti e di visione, è indubbio che Labyrinth centri l’obiettivo: quello di intrattenere.
Alla guida abbiamo una giovanissima Jennifer Connelly, reduce da Phenomena, girato l’anno precedente, e – ovviamente – David Bowie.

Labyrinth è invecchiato benissimo ed è tuttora capace di innescare discussioni interessanti.

Thor il Conquistatore, prodotto dalla Abruzzo Cinematografica e girato nel Parco Nazionale, è la quintessenza del fantasy di rapina degli Anni Ottanta. Concepito e realizzato come pastone sui generis, col solo scopo di spillare soldi facili a un pubblico percepito e considerato come una massa di zombie, che si supponeva avrebbero riempito i cinema alla sola vista del manifesto col classico barbaro muscoloso e discinto che brandeggia una spada.
Imbarazzante, sotto ogni punto di vista, soprattutto per i contenuti misogini inaccettabili già all’epoca della sua realizzazione.

Prima di salutarci, vi ricordo che potete ascoltare Chiodi Rossi, il podcast sul meglio della vita – e sul fantasy – sulle maggiori piattaforme di streaming digitale:

Buon ascolto!

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