Cominciamo con la parte dovuta:
– James DeMonaco cura regia e sceneggiatura
– Ethan Hawke, Lena Headey (♥) e Rhys Wakefield (l’antagonista), gli interpreti.
La Purga (quella che il Malvagio Consiglio dei Titoli Italiani ha perentoriamente corretto con la fantomatica Notte del Giudizio per evitare… boh? Richiami scomodi a funzioni escatologiche? O forse a periodi storici che… lasciamo perdere) è un intervallo di dodici ore, notturne, durante il quale i crimini non vengono perseguiti.
La Purga si svolge una volta l’anno, tutti gli anni. C’è gente che vive tutto l’anno in funzione di quest’unica notte, per uccidere, o almeno tentare di farlo, il proprio capo-ufficio, per vendicarsi di qualche torto, o semplicemente per sfogarsi.
In questa dimensione distopica, altro dato acquisito è che la Purga funziona. Da quando è stata istituita, gli Stati Uniti (sempre loro) hanno conosciuto un abbattimento quasi assoluto del numero dei crimini (e dei criminali).
Quindi l’idea è: 364 giorni e mezzo di tranquillità contro una sola notte di follia.
Ci si può anche stare, visto che si ha un anno di tempo per decidere come prepararsi ad affrontarla.
Ethan Hawke, ad esempio, si è arricchito schifosamente vendendo un sistema di sicurezza che fa calare lastre d’acciaio su porte e finestre. Si barrica in casa e aspetta con la famigliola che passi la notte, nel frattempo scegliendo, sul tablet, quale modello di yacht comprare.
La bella vita.
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[c’è qualche piccolo spoiler]
Peccato che venda un sistema di sicurezza comprato da tutti, ma assolutamente inutile, visto che bastano un paio di cavi e un camion in retromarcia per sradicare il pannello dalla porta.
Ignorando bellamente le ripetute idiozie commesse dai protagonisti, che sono quattro, Ethan, Lena e figli, maschio e femmina, già pensando ai preparativi fatti la sera prima, talk-show sulla Purga, telegiornali, speciali etc… e vedendo il sistema di sicurezza mi sono domandato:
ma se qualunque crimine non è perseguibie per un’intera notte, ai danni di chiunque venga commesso, se avessi intenzione di stanare qualcuno dal suo appartamento un metodo semplice e sicuro ci sarebbe, anzi, ce ne sarebbero decine.
(warning: don’t try this at home)
– tagli le condutture del gas e fai saltare tutto;
– sfondi il muro con un camion;
– disattivi l’impianto elettrico e crei un reset di sistema;
– avveleni l’acqua nelle condutture
– entri dal tetto, sfondando le tegole
– dai fuoco alla casa
– fai un foro nel muro e immetti monossido di carbonio (magari dallo scappamento dell’automobile)
E questo (e tanto altro) solo per riuscire a entrare in casa di Ethan e Lena. Figurarsi poi cosa potrebbero fare quelli desiderosi di stragi veri e proprie. Con un po’ di inventiva e poche risorse, visto che durante la notte le forze dell’ordine e persino il Pronto Soccorso cessano ogni intervento, un gruppo organizzato potrebbe far saltare in aria interi quartieri.
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Insomma, questo per dire che l’idea della notte di impunità è sì affascinante, ma che si presta a ogni genere di debolezza.
Non passerebbe molto tempo, infatti, prima di passare dallo sfogo casuale alla carneficina organizzata e pianificata nei minimi dettagli.
In sostanza l’impianto della sospensione dell’incredulità su cui la storia pretende di essere costruita crolla dopo un ragionamento di cinque minuti.
Non aiuta nemmeno la stupidità dei figli dei protagonisti, primo perché rivelano un altro difetto (non da poco) nel sistema di sicurezza più venduto d’America (sempre quello di Ethan Hawke), ovvero che chiunque, a Purga iniziata, inserendo uno stupidissimo codice di sei cifre può sbloccare tutto, non c’è nemmeno una sicurezza aggiuntiva al sistema di sicurezza… secondo perché le loro obiezioni, che poi sono il motore della storia, sono figlie di un moralismo sciatto, stantio, che per quanto politicamente corretto non trova spazio nel tessuto distopico dell’ambientazione.
A valori sociali nuovi (che siano aberranti o meno non importa) corrisponde nuova sensibilità.
Ragion per cui se in questa società la Purga è bene accetta non si capisce da dove il ragazzino faccia discendere i suoi rimorsi di coscienza. Avete presente la gioventù hitleriana? Ragazzi sinceramente convinti di essere nel giusto perché educati a quei (dis)valori fin da piccoli? Ecco, stessa cosa dovrebbe avvenire qui.
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Gli assalitori sono alquanto stereotipati: i tipici rampolli “perbene” che danno la caccia al senzatetto, ormai così lontani dall’empatia dall’essere divenuti tanti piccoli Patrick Bateman (American Psycho), mimando addirittura l’espressione tipica di Christian Bale nei panni del noto psicopatico.
Nota positiva per gli stunts, le cui cadute sono davvero ben fatte, cinetiche, disastrose. Spero che nessuno si sia fatto male davvero, girando certe scene, tra cui quella del biliardo.
Infine, The Purge paga pegno anche nei confronti dei tantissimi, troppi, deus ex-machina, che quasi sottraggono il libero arbitrio all’agire dei personaggi.
Finale con ulteriore e insopportabile rigurgito moralista da parte di Lena Headey che non risolve nulla, vieta il compimento della catarsi e trattiene tutte le emozioni represse, a cominciare da quelle dello spettatore. Quel che è peggio, l’ambientazione non ne esce in alcun modo scalfita.
In sostanza, le cose stanno così, per una notte si uccide o si viene uccisi. Questa notte, per Lena, Ethan e i loro figli è stata semplicemente sfortunata.
È solo la maledetta sfortuna, che ci volete fare?
Ma no, dai…
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