Underground

Le astronavi viventi – Chris Foss

Chiudiamo la settimana parlando di Chris Foss, 71 anni, laureato a Cambridge.
Negli anni Settanta è stato uno dei “guerrieri” di Alejandro Jodorowsky, arruolato per la realizzazione della concept art del suo Dune.
Le cose che mi hanno colpito di questo educato signore inglese, oltre l’accento squisitamente british, sono due.
La prima è che nel documentario Jodorowsky’s Dune dichiara, bevendo un goccio di vino bianco, di non aver mai letto il romanzo di Frank Herbert.
Tutto il suo immaginario riversato poi in quelle splendide tavole l’ha ricavato dai racconti di Jodorowsky.

Immagine realizzata da Syldem (Sylvain Demierre) in omaggio a Chris Foss

La seconda è che, a suo dire, ogni cosa da lui disegnata si può costruire nella realtà. Parlando di set cinematografici, il palazzo dell’imperatore di Dune avrebbe potuto costruirlo in fibra di vetro, con l’acqua che scorreva da mille fontane, sarebbe stato magnifico.

Ma ho mentito, in realtà sono tre. La terza è questa magnifica tavola:

Un vascello ferito a morte, da cui fuoriesce il Melange. È bene soffermarsi sui dettagli, si possono scoprire astronauti in tuta legati da corde fluttuare nello spazio sulla prua della nave. E, in secondo luogo, l’idea del mantello.
Il vascello spaziale doveva portare i colori di un asteroide nello spazio profondo. Mimetico, indistinguibile da una roccia, almeno fino a che non si fosse mosso, compiendo qualche azzardata manovra diversiva, per seminare pirati di spezia.

Nelle tavole di Foss la figura umana è implicita ma quasi del tutto assente, privilegiando, in luogo di quella, i panorami enormi e la tecnologia delle navi spaziali.
All’epoca, l’epoca di Dune, Foss si era fatto una discreta fama come disegnatore di copertine. Oggi, chiunque sano di mente vorrebbe come copertina di un suo libro un lavoro di Chris Foss.

L’assenza dell’uomo è surclassata dalla perfezione strutturale dei vascelli spaziali. Così magnifici che, come dice Jodorowsky, sembrano possedere un’anima.
Lungi dall’essere mere strutture meccaniche, sono come esseri viventi, feriti a morte, impegnati in combattimento, in fughe rocambolesche, o semplicemente stagliati in una parata sublime, tronfi dei loro colori e delle loro forme allungate e sinuose.

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Link utile:
il sito dell’artista

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec