Di Firefly se ne parla spesso, la si ama, la si ricorda come una delle più grandi ingiustizie commesse da un network ai danni di un autore, Joss Whedon, si spera sempre di vederla ricominciare. La ricordavo giusto ieri, come esempio di fantascienza avventurosa, un telefilm con una resa qualitativa superiore, che già dal pilota mostra astronavi e sequenze spaziali degne di rivaleggiare con BSG. Nel cast, una delle mie ossessioni, il prodigio Summer Glau, che al tempo paragonai a Jack Nicholson, tanto è brava a calarsi nei personaggi mentalmente disturbati.
Per cui, veniamo al punto, l’idea è questa: dedicherò un articolo a ogni episodio della serie, partendo dal pilota (questo), per un totale di quindici articoli (uno a settimana, a questo punto), quello di chiusura dedicato al film, Serenity, che fu realizzato grazie soprattutto alla volontà e alla spinta dei fan che volevano per la serie una degna conclusione. Serie e film che attirano e coinvolgono sempre, come la prima volta, che appassionano, ma che lasciano l’amaro in bocca, perché sappiamo tutti com’è andata.
L’universo creato da Joss Whedon si basa sull’intuizione che Stati Uniti e Cina abbiano costituito l’ultima alleanza tra superpotenze terrestri, in grado di spostare gli equilibri di potere in senso assoluto e di dominare il mondo e poi lo spazio. Perché la razza umana s’è espansa, abbandonando gli stretti confini del proprio sistema solare e colonizzando una trentina di altri mondi. Questi e in più diverse lune periferiche, territori di confine abitati da pochi avventurieri speranzosi, con cavalli e poche attrezzature, di rifarsi un’esistenza.
Ne deriva uno spettacolare e suggestivo affresco, contaminato dalla cultura occidentale e da quella orientale, ideogrammi e ombrelli di carta, kimono intessuti d’oro e decorazioni indio-asiatiche, convivono con la musica, la moda e l’architettura futuristica, ma di netto stampo europeo-americano. In una parola, bellissimo.
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[contiene qualche piccola anticipazione, peccati veniali ^^]
Il pilota dura i canonici novanta minuti. Assistiamo a un flashback del personaggio principale, il Capitano Malcolm “Mal” Reynolds (Nathan Fillion) che, insieme a Zoe Washburn, è all’epoca un sergente della Resistenza contro l’Alleanza Sino-americana, che sta vincendo la guerra per la supremazia e schiacciando tutti i mondi indipendenti. Mal è un reduce, quindi, che s’è dato a una vita di viaggi e contrabbando sulla Serenity, una vecchia nave spaziale a forma di lucciola, classe Firefly.
Con lui sulla nave, il meccanico di bordo, Kaylee Frye (Jewel Staite), dotata di naturale “affinità” con la meccanica, Hoban “Wash” Washburn, il pilota, marito di Zoe, Inara Serra, una prostituta d’alto bordo, detta “l’Ambasciatrice”, “perché su alcuni mondi non ci fanno neppure atterrare, se non c’è una prostituta a bordo. Quindi, in un certo senso, lei è la nostra ambasciatrice”, Jayne Cobb (Adam Baldwin), un mercenario, il Pastore Book (Ron Glass) e infine, due passeggeri che s’imbarcano all’ultimo momento, per dare rispettabilità alla nave e per far funzionare la copertura, la Serenity è, ufficialmente, una nave per il trasporto dei passeggeri: i fratelli Simon (Sean Maher) e River Tam (Summer Glau).
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Il pilota ci mostra quindi, fin dalle prime immagini di battaglia, una CGI d’eccezione. Lo sguardo di Mal sulla disfatta della Resistenza sommersa, letteralmente, da una pioggia di fuoco generata da decine di gigantesche astronavi dell’Alleanza ti resta dentro, e contribuisce a far amare il personaggio, nonostante la carica stereotipica, il reduce. Ma attenzione, perché Mal è sì un reduce, ma lontano dai luoghi comuni a questa figura associati. È un cinico, a tratti, un caotico buono, oserei dire, dal senso dell’umorismo imperscrutabile, a volte, pronto a menare le mani, in breve, lo adorerete, specialmente grazie ai sapienti stacchi che un momento prima fanno dire a Inara: “Pochi uomini ce l’hanno [il mistero]” e, l’attimo dopo, Mal tirar dentro il water retrattile della propria cabina, e abbottonarsi la patta.
Ecco, dettagli all’apparenza insignificanti come questo, fanno notare subito il gusto con cui Firefly è stato girato, e la cura messa nel tratteggiare i personaggi, mai in secondo piano, nessuno dei nove citati, e sempre parte integrante della storia.
Come ogni pilota, anche questo serve a dare la prima impressione dell’universo che andremo a conoscere e a presentare tutti i personaggi. E l’ambientazione, oltre al fascino suddetto, ci narra anche dei Reavers, esseri umani, un tempo coloni che si sono spinti ai limiti estremi dello spazio conosciuto e ne hanno fatto ritorno tramutati in esseri selvaggi, dediti, a bordo delle loro astronavi, allo stupro e al saccheggio, e ad altri giochetti simpatici, quali squartamenti e decorazioni fatte con la pelle.
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Oltre il Capitano, secondo leit motiv è la storia di River Tam, ragazza iperdotata, geniale, cui l’Alleanza ha fatto qualcosa, esperimenti, che è riuscita a fuggire grazie a manovre diplomatiche del fratello dottore e alla quale ora l’alleanza dà la caccia. Nelle poche inquadrature a lei dedicate, già notiamo quanto sia brava Summer Glau a caratterizzarla, è spaventata, confusa, in uno stato non dissimile dalla schizofrenia: guardatela recitare e poi mi dite.
Sempre in questo episodio abbiamo modo di ammirare due punti di forza dell’intera serie, le sequenze spaziali, con l’animazione in CGI della Serenity, davvero ben realizzate, e il vero colpo di genio, che all’inizio sembra un limite, ma che è in realtà uno dei motivi per cui questo è un prodotto diverso, pensato, oltre che messo in scena: la Serenity non è dotata di armamenti. Può solo fuggire di fronte a qualunque nave nemica decida di attaccarla. Scelta precisa di Joss Whedon che voleva dare spessore al tema del viaggio e della fuga, e di conseguenza della rinascita. Tutti i protagonisti cercano, in un modo o nell’altro, di dare nuova linfa alle rispettive esistenze.
Una scelta di questo tipo allontana quelli speranzosi di battaglie campali stile BSG, ma fa amare la serie. E vi garantisco che gli inseguimenti, le manovre evasive compiute da Wash, incrociare gli enormi vascelli dei reavers, be’, hanno un grande fascino.
Qui di seguito, una piccola galleria dei protagonisti e qui, per gradire, un po’ di musica. Noi ci becchiamo alla prossima puntata.
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