Neill Blomkamp atteso al varco dopo District 9. Come per il precedente, cura oltre la regia anche la sceneggiatura. E ci aggiungerei, si vede.
Se non fosse che il Distretto 9 era un’intelligente e amara satira sull’apartheid sudafricano, mentre Elysium di amaro e intelligente non ha nulla: è il tipico prodotto massificato, facile da capire, immediato, con personaggi bidimensionali che, sebbene in punto di morte, ti strappano lo sbadiglio. Sentito, ma sempre sbadiglio.
Per cui non so, magari questa non è la recensione che vi aspettavate, ma gli sbadigli e il sonno ci sono stati, durante la visione, ed è una cosa che non posso ignorare.
Nulla contro il reparto tecnico, Elysium è solidissimo, tranne quando Blomkamp si concede il lusso di inserire la slowmotion durante le scene d’azione, che è il metodo migliore per ammazzare l’azione.
D’altronde, m’è parso che i combattimenti fossero già sufficientemente chiari, quindi proprio non comprendo le ragioni di tale scelta (anti)estetica.
Elysium mi ha ricordato, nell’ordine:
Halo (il primo capitolo, quello dell’anello, neanche a dirlo)
Half-Life (per una tuta rinforzante e per il degrado sociale e delle infrastrutture, e per la polizia cattiverrima)
Oblivion (per la pulizia, al limite della sterilizzazione, che regna invece sull’Elysium)
Anyway, la storia è: umani ricchi e cattivi che vivono sull’Elysium, tra una festa e una piscina, contro poveracci e delinquenti che vivono invece sulla terra devastata, tra violenza e stenti.
***
E il problema del film è che l’Elysium del titolo ci viene mostrato poco e niente, a parte qualche palma, praticelli da golf club e qualche bonazza in costume da bagno. Non si spiega come fa, la struttura, a essere dotata di atmosfera, per dirne una, e non si capisce perché non sia essa stessa dotata di razzi per intercettare le navette abusive, dal momento che Jodie Foster, che fa la frigida amministratrice del paradiso orbitante, è costretta a attivare un agente mercenario sulla terra che…
abbatte le navette fuori dell’orbita terrestre con un lanciarazzi a spalla!
Cosa!?
Vabbé, tanto è fantascienza. Ma anche no. Comunque la storia del lanciarazzi che spara razzi interplanetari mi pare troppo grossa. Ma non fissiamoci.
Fissiamoci invece su come il personaggio di Matt Damon, Max (complimenti per la fantasia), sia doppiamente costretto a fare quello che fa in questo film. Quindi non predestinazione, non ragione di vita, ma costrizione. In pratica un tizio che fa le cose controvoglia, perché:
[SPOILERAZZI INTERGALATTICI]
…
…
…
a) muore entro cinque giorni, perché contaminato dalle radiazioni nella fabbrica dove il caporeparto cattivo gli ha fatto fare un lavoro pericoloso e non c’era un sindacalista a proteggerlo.
b) muore perché… si sacrifica per la sua amichetta d’infanzia, ora con figlia ammalata a seguito. Amarcord modello Candy Candy.
***
Tutti vogliono andare sull’Elysium perché i ricchi kattivi tengono per sè dei comodi lettini in grado di curare da qualunque malattia. Anzi, persino di resuscitare, a quanto sembra, visto che a un certo punto viene inserito in uno di questi cosi un tizio col viso spappolato da una granata.
Ricchi kattivi e anche scemi, perché ammettendo che la necessità primaria sia tenere a bada la popolazione terrestre… non si capisce per quale motivo non inviare una tantum un centinaio di navette-ambulanze per curare istantaneamente, e periodicamente, tutta la gente bisognosa.
Servirebbe a tenere tutti tranquilli.
Ma no, perché per l’appunto sono ricchi, kattivi e scemi. E perché altrimenti non si sarebbe potuto fare il film.
Quindi la popolazione terrestre, incazzata nera, sia per i soprusi continui da parte dell’autorità, sia perché c’è in orbita un secondo satellite pieno di coglioni ricchissimi da far schifo, si organizza, con gli scafisti stellari, per far emigrare ondate di profughi sull’Elysium. Profughi che, appena atterrano, vengono mazzuolati, impacchettati e rispediti al mittente, quando non vengono abbattuti dai lanciarazzi interplanetari, a spalla ricordiamo, roba che col rinculo i mercenari fanno il giro della terra sette volte (sì, ok, lo so che sono razzi…).
Queste sono le carte che Blomkamp ci serve. Non è una buona mano.
Però tocca far lavorare Matt Damon (che mi sta simpaticissimo, ricordiamolo). E allora… niente, visto che è due volte costretto, deve andare per forza lassù, dopo essersi fatto impiantare una specie di tuta cyberpunk, coi bulloni fissati alle ossa e tanto di collegamenti neurali, che gli aumenta la forza fisica tipo Hulk.
***
Ma non ci facciamo mancare niente, perché lassù ci devono andare anche l’amica d’infanzia di Max con la figlia malata, per utilizzare di straforo i lettini curanti, e il mercenario cattivo dal dubbio humour, quello del lanciarazzi, al soldo di Jodie Foster, il quale non può evitare, in vista dello scontro finale con Max, di farsi impiantare pure lui un esoscheletro cyberpunk. Così diventa forte forte anche lui, e i due se le possono suonare di santa ragione.
Ma c’è ancora tempo per il sacrificio finale per il bene della Terra, con finale ecologico: le ambulanze che partono per guarire qualcosa come il 97% della popolazione.
Questo è Elysium, più o meno. Roba che District 9 pareva un capolavoro. E così è parso a molti. Al contrario di questo.
Qui abbiamo la storiella edulcorata, ma con l’aspartame, perché i cattivi siano cattivi (scemi), i buoni buoni, e i medi costretti a essere buoni (Max).
Siamo contenti?
No, non siamo contenti.
Alla prossima.
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