Cinema

The Seasoning House [recensione]

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La virtù di The Seasoning House di Paul Hyett è che sorprende.
E non intendo, per forza di cose, nella sua accezione positiva, anche se personalmente l’ho gradito molto.
È, di fatto, imprevedibile, per tutta la sua durata, con piacevoli momenti morbosi, deliranti e/o violenti (questi ultimi affatto piacevoli, ma mai gratuiti o compiaciuti). Stupisce anche perché trattasi di opera prima.
L’ho visto qualche giorno fa, prima di decidermi a scriverne la recensione.
Subito ho pensato, come d’altronde sembra evidente, che il film sia costituito da due parti distinte, più l’epilogo, che supplisce anche alla cornice:

la prima parte scandita dalla violenza brutale
la seconda dalla vendetta
la terza dall’illusione

Come se il regista si fosse cimentato in tre generi distinti e li avesse attaccati col super-attack del montaggio, non badando alla sensazione di straniamento che causa allo spettatore, prima disturbato, poi sollevato e che finisce per esclamare un WTF, dal momento in cui la giovine protagonista finisce per irrompere nella tana del Bianconiglio, come Alice. Solo che qui di conigli non c’è traccia, sostituiti da maialini in tutte le forme.
Ripensandoci, The Seasoning House risulta organico proprio per la sua stessa struttura. Che è quella della fiaba.

Rosie Day stars as Angel in The Seasoning House, directed by Paul Hyett. Copyright: Kaleidoscope Entertainment. All Rights Reserved.

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Non è un rape & revenge come potrebbe sembrare. Ma la classica fiaba.
E non intendo quelle fiabe sugli albi colorati (o magari interattivi sui tablet) che leggete ai vostri figli. Credo si ispiri ai basilari motivi del racconto, quindi alle favole che, forse non tutti sanno, non lesinavano violenze assortite, fin nelle illustrazioni. Illustrazioni che non erano messe lì da autori e/o disegnatori maniaci desiderosi di traumatizzare i giovani lettori, ma per completezza.
Il racconto, o la narrazione in generale, propria dell’essere umano che tramanda storie per capire se stesso e per non dimenticare ciò che è stato, per essere completa e proficua, non può trascurare determinati aspetti della stessa natura dell’uomo.
In parole povere, non può esserci il bene, senza il male. Il Male, quello vero, che fa paura.
Ed ecco che il lupo abusava di Cappuccetto Rosso. Perché era bestia in un senso completo del termine, e doveva terrorizzare e mettere in guardia.
The Seasoning House è quindi una fiaba, in cui la protagonista (Rosie Day) è gracile, minuscola, gentile, innocente proprio a causa dell’handicap (la sordità) che la esclude dal mondo, viene rapita dagli orchi insieme alle compagne di sventura e da quegli stessi orchi si libera attraverso un percorso tortuoso, fatto di labirinti veri (le intercapedini della casa in cui lei sola, minuta, riesce a muoversi), e figurati, le catene emotive che la spingono a provare fiducia per uno dei suoi carcerieri.

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Certo, siamo nei Balcani, e la casa degli orchi è un bordello tenuto da militari spietati.
E la violenza, il Male a cui mi riferivo poc’anzi, è da far torcere le budella. Ma lo abbiamo appena detto, inutile fingere che il male non esista. Esiste, ed è terribile, e giova mostrarlo in tutta la sua ferocia. Perché dovrebbe, in teoria, scuotere lo spettatore, sconvolgerlo. E sempre in teoria ci riesce.
E quando il momento della liberazione colpisce è incredibile, perché guardiamo a una ragazzetta minuta che abbatte a colpi di coltello un soldato che è il triplo di lei, ma ci piace, perché il ritmo e la bravura del narratore ci hanno condotto fin lì, vogliamo uscire da quell’inferno di maltrattamenti imposti a giovani donne insieme alla protagonista che, pure schiava, è in una situazione “migliore” rispetto alle altre, e avvantaggiata da quello stesso handicap che la taglia dal mondo esterno.
E siamo a un altro motivo tipico della fiaba, la debolezza dell’eroe che diviene la sua forza. La sordità permette a Angel (nome del personaggio) di restare concentrata solo sull’azione, trattenendo l’emotività, e così avere la meglio sugli orchi suoi avversari.
Certo, poco credibile che la piccola riesca a uccidere un drappello di soldati slavi, ma non siamo nella realtà, ricordo, bensì in una fiaba. E nelle fiabe il cacciatore apre la pancia del lupo e estrae Cappuccetto Rosso e la Nonna, ancora intere.

Strana maglietta...
Strana maglietta…

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Non solo sorda, ma anche minuscola, abbiamo detto. Anche la seconda dote/difetto aiuterà Angel a battere i suoi carcerieri, senza forza fisica, stavolta, ma semplicemente percorrendo quei tunnel e quegli spazi angusti che lei è solita utilizzare.
Anche i riferimenti geografici sono minimi, in The Seasoning House. La casa del titolo si trova ai margini di un abitato nebbioso, un edificio fatiscente in mezzo a un bosco. Si è nei Balcani, ma senza specificare la regione, solo la ferocia che le guerre sporche degli ultmi decenni immediatamente suscitano nello spettatore.
E il mondo fuori della casa è allusivo e nebbioso, e indefinito, sia nei ricordi di Angel, che nei luoghi che lei raggiunge durante il tragitto, fino alla casa dei maialini, in cui si sprofonda nell’allucinatorio.
Non so se sia “Il miglior film del 2012 senza discussioni” com’è stato definito da certa critica straniera, ma di sicuro è un bel film. Insolito, cattivo, divertente (sì, riesce a divertire, persino). Da guardare.

Indice delle recensioni QUI

(Rece di Lucy QUI)

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 11 anni ago

    una rilettura altamente suggestiva e avendo la visione fresca credo che ti devo dare pienamente ragione…è proprio una fiaba! ma di cattiveria unica. Gran bel film!

      • 11 anni ago

      Grazie mille. Ho appena finito di leggere la tua, devo dire che la sporcizia dell’ambiente è un altro punto di forza. 😉

    • 11 anni ago

    In coda di visione. Ti dirò…

      • 11 anni ago

      Argh! 😀