Qualche sera fa sono uscito e ho conosciuto gente nuova. Ed รจ successo.
Se come me avete il pallino della scrittura, anzi, peggio ancora, avete la presunzione che i vostri scritti piacciano e quindi li date in pasto ai lettori, e per di piรน, avete l’incoscienza di rispondere “scrivo” alla fatidica domanda “E tu cosa fai nella vita?”, allora avete presenti le reazioni automatiche che sorgono nell’interlocutore, appena udita la parola scrittura.
Un perfetto sistema azione-reazione che rende questo mestiere, la scrittura, una ridicola macchietta. E non la cosa stupenderrima che noi tutti vagheggiamo dal momento in cui, aperto il primo libro, sussurriamo a noi stessi: “un giorno ne farรฒ uno uguale”.
Ecco, credo si cominci cosรฌ, aprendo un libro e avendo la faccia tosta di pensare “cazzo, se c’รจ riuscito questo, come si chiama, Dostoevskji, allora ce la posso fare anch’io.”
Sรฌ, certo…
Perchรฉ dai, uno non รจ che inizia a scrivere perchรฉ รจ bello, o per la sacra passione/missione, o perchรฉ c’รจ il demone interno che vi tormenta le viscere.
Un tizio รจ entrato in una grotta, millenni fa, e ha pensato che in fondo tracciare segni su una parete liscia, per far sapere agli altri suoi simili che da queste parti, cazzo, si cacciano cervi che cucinati alla brace sono la morte loro, poteva essere una bella idea. E sรฌ, perchรฉ i segni sulla roccia, colorati, erano pure belli da vedere, alla luce della torcia. Quindi si soddisfaceva la pancia e l’occhio. Mica male per un segno su una roccia che, a tutti gli effetti, รจ niente, perchรฉ siamo noi a attribuire a esso un significato.
Quindi, secondo me, l’esigenza primaria che ci ha portato a scrivere รจ: la lista della spesa.
Non sottovalutatela, quando la stilate, ogni mattina, pensando al cartone di latte o all’insalata che vi serve per la vostra cena macrobiotica (che non sapete manco di preciso cosa sia, la cena macrobiotica, ma forse ha poche calorie, quindi รจ moralmente accettabile).
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Perรฒ, c’รจ sempre il vostro interlocutore lรฌ, che vi guarda e si domanda che รจ, questo segreto massonico che dite di portare avanti seriamente, tanto da volerne fare un mestiere?
Nella fattispecie, chiamiamo il nostro interlocutore Antonella (nome fittizio, che adopero per proteggere gli innocenti).
“E tu, che fai nella vita?” chiede Antonella, dopo avermi stretto la mano.
“Scrivo” rispondo.
Perchรฉ sรฌ, certe volte sono cosรฌ sciocco da rispondere ancora cosรฌ. Perchรฉ sotto sotto, l’idea di campare facendo ciรฒ che mi piace di piรน, ovvero imporre agli altri i miei scritti, mi solletica ancora.
E ancora sรฌ: siamo in Italia, il paese del “non รจ possibile vivere di scrittura”. Ma… cerchiamo di dimenticarcene per un attimo.
“Cosa, romanzi?”
“Ehm… sรฌ. Preferisco chiamarle storie.”
Antonella scatta subito con la domanda che odio piรน di tutte le altre, ma che la identifica chiaramente, o meglio, identifica quale sia la sua idea di scrittura, ovvero un logoro clichรจ: “Ah. E di che genere?”
Perchรฉ la scrittura รจ tale solo se identificata in un genere. A quel punto รจ un bel salto, decidere se assecondarla e mentire, “romanzi d’amore, o drammatici, o young adult (che fa fighissimo)”, oppure se aiutarla a stendere il velo pietoso con un secco: “fantascienza”.
Alla parola “fantascienza” lei storce la bocca e beve un goccetto del suo drink. Segue il silenzio imbarazzato… e poi si cambia discorso.
Che poi non รจ manco vero che scrivo fantascienza, ma all’interlocutore serve una sola parola, non un discorso sul perchรฉ non รจ opportuno ridurre la Scrittura a generi. Vabbรฉ…
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E di solito qui finiscono le mie avventurose conquiste, quando sono cosรฌ pazzo da dire che “scrivo”.
Perรฒ, perรฒ, c’รจ sempre l’altra faccia della medaglia. Perchรฉ una sera incontri Rebecca (altro nome di fantasia) che alla parola “Scrivo!” risponde “Anch’io!”.
Al che, sono fottuto due volte.
Perchรฉ Rebecca รจ il clichรฉ opposto, quella che scrive per PASSIONE, perchรฉ c’รจ un sentimento dentro di lei che la porta a vergare parole sulla sudata carta, quella che esprime i sentimenti attraverso le parole, che annusa i libri e li coccola e solo dopo li legge, quella che: la scrittura deve comunicare, far crescere, instaurare un rapporto fecondo di interscambio con il lettore โข, quella del “Come hai iniziato a scrivere?” e dell’ancor piรน famigerato “Perchรฉ scrivi?”, che si รจ preparata una storiella ricca di dettagli, perchรฉ piรน dettagli ci sono e piรน credibile รจ la storiella, del come ha iniziato.
Sul perchรฉ sorvoliamo, il perchรฉ รจ sempre un qualcosa che sta dentro e che vuole uscire: un demone, un fanciullino, l’occhio di Ra, l’amico immaginario, la zia Pina, la peperonata col caffรจllatte.
Ma il motivo per cui si รจ iniziato รจ importante, perchรฉ quella sera, che fuori pioveva, ma non un acquazzone, una pioggerellina delicata accompagnata dal freddo, che appannava i vetri della stanza, illuminati di brace da un mozzicone di candela, perchรฉ era andata via la luce; quella sera vidi il dorso de L’Ombra dello Scorpione e dissi a me stesso, osservando una gocciolina scivolare sul vetro e tagliare in due l’alone, sarรฒ uno SCRITTORE!
Cioรจ, nient’altro che: la storia del cesso.
โUn poliziotto infiltrato devโessere come Marlon Brando. Per fare questo lavoro devi essere un grande attore. Devi essere naturale, devi essere naturale come pochi. Devi essere un grande attore perchรฉ gli attori mediocri fanno una brutta fine in questo lavoro.โ
โLe cose importanti da ricordare sono i dettagli, i dettagli rendono la storia credibile. Questa particolare storia si svolge in un cesso pubblico, perciรฒ devi conoscere tutto di quel cesso pubblico. Devi sapere se cโerano gli asciugamani di carta oppure il getto di aria calda, devi sapere se i pisciatoi avevano le porte oppure no, devi sapere se cโera il sapone liquido o quella schifosissima polvere rosa che si usava al liceo, ricordi? Devi sapere se cโera o no lโacqua calda, se cโera puzza, se qualche pezzo di stronzo schifoso bastardo figlio di puttana aveva schizzato di diarrea una delle tazze. Devi sapere tutto quello che riguarda quel cesso, capito? (da “Le Iene” di Q. Tarantino)
Lo scrittore รจ come un poliziotto infiltrato. E c’รจ gente, tipo Rebecca, che se ne va in giro a raccontare questa storia suggestiva, perchรฉ la prendano sul serio. E magari ci aggiunge anche qualche nota su come scrivevano i grandi: “Hemingway scriveva in piedi!”
E sapete che c’รจ? Che FUNZIONA! Gli astanti sono catturati dall’aneddoto, e guardano Rebecca con aria trasognata.
Niente a che vedere con la mia: “Cazzo, un giorno mi sono detto: lo so fare anch’io.”
Che poi รจ vero, รจ andata pressappoco cosรฌ, una sera mi misi in testa di saperlo fare. E avevo diciannove anni. E non avevo mai scritto prima (tranne forse una cazzatina a sedici anni), e non avevo idea di demoni e peperonate, di rugiada sui vetri, di candele etc… Anzi, ricordo che era il primo anno di universitร e le cose stavano andando a puttane, e che faceva un freddo tale che battevo i denti sotto il piumone e tre coperte. E che il freddo e il fatto che la mia vita stesse andando maluccio non ha influito sulla mia decisione di scrivere. Era solo l’ambiente che mi circondava in quel momento.
***
Perchรฉ secondo me quelli che pensano ai motivi del come e perchรฉ hanno cominciato e si preparano la “storia del cesso”, sono quelli che non scrivono. Che il libro rimane nel cassetto perchรฉ ha bisogno della limatura eterna. Che non hanno mai tempo. E vivono aggrappati al sogno che sfuma sempre piรน. E non hanno nemmeno il brivido del rischio, come i poliziotti infiltrati, ma possiedono un Mac da tremila euro per sfogare la loro creativitร , che รจ sempre in potenza e mai atto.
Rebecca, per la cronaca, sta lavorando a una trilogia fentasi.
“E… dove posso leggerla?”
“Eh, ci sto lavorando, tra tre-quattro-otto settimane dovrebbe essere pronta…”
Sรฌ, certo, nel DuemilaCredici.
Ok…
Perรฒ, ehi, a raccontare la storiella รจ un drago. Sembra quasi di essere lรฌ con lei, a sentire il tepore della fiammella che si disperde sul vetro freddo.
Poi, per caritร , se si scrive per sfogare tutte queste esigenze, a che servono i soldi?
E infatti Rebecca non vuole sentir parlare di soldi.
“Ma i soldi servono a pagare le bollette!” obietto io.
“Ma cosรฌ sottrai dignitร alla scrittura!”
Eh giร , questo essere supremo che ci inganna e ci lusinga con le sporche banconote.
Io perรฒ comincerรฒ a sentirmi davvero soddisfatto quando, rientrando a casa, schiaccerรฒ l’interruttore della luce, sapendo che quella luce arriva grazie alla mia scrittura.
Sรฌ, mi accontento di poco.
Quindi, visto che molti di voi hanno il mio stesso pallino, io dico: lasciate perdere la storia del cesso, e il fatto che Hemingway scrivesse in piedi o in un bar incasinatissimo, lasciate perdere queste stronzate. Lui era Hemingway e poteva dire tutte le puttanate che voleva, il mondo gli vorrร bene comunque.
Voi siete voi, e il mondo vi odia, perchรฉ non vi conosce.
Siete solo voi e le lettere: mettetele in ordine. L’ordine che vi piace di piรน, che ha ritmo e che abbia un senso recondito che solletica l’intuito. Trasformate le parole in musica, sperando che suoni anche per gli altri.
Ma soprattutto scrivete. E basta.
Ci penseranno poi i critici a inventarsi motivo e scopo del vostro scritto. ร il loro mestiere. Vengono pagati apposta.
Buon lunedรฌ.