All’età di ottantotto anni, Christopher Lee scrisse e incise un album di power metal sinfonico sulla vita di Carlo Magno.
Figlio di una contessa italiana discendente da Federico Barbarossa e di un colonnello pluridecorato dei Fucilieri Reali britannici lontanamente imparentato con il generale Robert E. Lee (il comandante dei Confederati), Christopher Lee, classe 1922, aveva studiato Letteratura classica al Wellington College, dove aveva anche tirato di scherma, giocato a rugby e a hockey.
Questa esperienza gli permise di trovare un lavoro come impiegato dalle nove alle cinque, per la vertiginosa paga di quattro sterline al mese.
Nel 1939, tuttavia, si licenziò per trasferirsi in Finlandia, per arruolarsi nell’esercito finlandese e combattere contro le truppe d’invasione sovietiche.
Rientrò in Inghilterra nel 1940, dove entrò a far parte dei servizi segreti, con mansioni di addetto ai cifrari e interrogatore.
Venne prima affiancato agli uomini del LRDP, i commandos che operavano nel deserto del Nordafrica.
Successivamente venne assegnato a quello che Churchill chiamava allegramente Ministry of Ungentlemanly Warfare (putroppo intraducibile), vale a dire lo Special Operations Executive – la gente che Alastair McLean immortalò in romanzi come I Cannoni di Navarone.
Per il suo lavoro dietro le linee nemiche, Lee venne decorato dai governi di Gran Bretagna, Polonia, Cecoslovacchia e Jugoslavia.
A guerra finita, Lee intraprese la carriera artistica, e comparve in alcuni episodi della serie televisiva Kaleidoscope (1947-48) e dopo lunghi anni di gavetta ottenne nel 1957 la parte del mostro in Frankenstein in un film della Hammer, una minuscola casa produttrice britannica specializzata – fino a quel momento – in intrattenimento per famiglie, thriller, commedie.
La parte gli fruttò 1300 sterline.
L’anno successivo, la Hammer avvicinò Lee per proporgli la parte in un nuovo adattamento cinematografico di un vecchio romanzo, già più volte portato sullo schermo: Dracula.
Non staremo a dilungarci sull’impatto che Lee nei panni di Dracula ha avuto sulla cultura del ventesimo secolo.
Possiamo renderci conto, forse, di quanto il Dracula di Lee sia stato ingombrante, pensando a tutti i ruoli colossali che Lee ha interpretato, e dei quali nessuno pare ricordarsi:
Fu Manchu (in cinque film)
Il conte di Rochefort ne I tre moschettieri (due volte)
La Mummia
Il Mostro di Frankenstein
Il Padre di Willi Wonka (questa non ve la ricordavate, vero?)
La Morte
Rasputin
L’Imperatore della Cina
Lucifero
Ramsete Secondo
Tiresia il profeta di Tebe
Ah, sì, è anche stato Saruman ne Il Signore degli Anelli, e Tyranus in Guerre Stellari.
Ma questo è nulla – Christopher Lee è stato sia Sherlock Holmes che Mycroft Holmes (non nello stesso film, naturalmente) ed è stato Scaramanga, l’Uomo dalla Pistola d’Oro nell’omonimo film di James Bond – ma questo fu chiaramente un caso di nepotismo: Ian Fleming era suo cugino, e i due avevano lavorato assieme nei servizi segreti durante la guerra.
Christopher Lee ha partecipato in totale a 281 film nella sua carriera (più 193 crediti come “se stesso” in documentari e programmi televisivi), ed è stato sia il boia che decapitò Carlo I d’Inghilterra che il boia che decapitò Luigi XVI di Francia (abbastanza comprensibile, per il discendente di un segretario papale che rifiutò di giurare fedeltà a Napoleone).
Christopher Lee è stato Flay in Ghormenghast, e nessuno di voi sa cosa voglia dire.
E sì, ha anche interpretato un film intitolato “Eugenie… the Story of Her Journey Into Perversion“, di Jesus Franco.
E anche “The Torture Chamber of Dr. Sadism“.
Lee – che parlava fluentemente e senza accenti sei lingue – è stato anche membro di tre associazioni di stunt men, visto che aveva l’abitudine di fare da solo tutte le sue scene d’azione, a cominciare dai duelli – visto che era stato campione di scherma. Duellando con Erroll Flynn si ferì ad una mano, e filmando Dracula cascò in una tomba aperta, causandosi alcune escoriazioni e distorsioni.
Christopher Lee, schermidore, spia, uomo di mondo, attore di gran classe capace di nobilitare anche pellicole di terza categoria, musicista metal, se ne è andato ieri all’età di 93 anni.
Ma vive nella leggenda.
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Quest’articolo è stato scritto per Book and Negative da Davide Mana