Eli Roth ha quarantatré anni, ma a guardare la sua faccia da sberle gli si darebbe ancora del giovanotto. Dopo aver visto il suo grazioso The Green Inferno, ho pensato che in qualche modo si stesse barcamenando per diventare “grande”. Cioè adulto. Un uomo, insomma, che dirige i suoi film con maestria, non solo gigioneggiando tronfio, addobbato da incantevoli donzelle, col beneplacito di zio Quentin. Ora, Lorenza Izzo è la sua fidanzata, sono una coppia e fanno i film insieme. Più bella cosa non c’è, gracchiava un tizio. E infatti, parrebbe che Eli sia cresciuto e maturato, mantenendo quella che io chiamo freevolezza, caratteristica che ti permette la libertà del gaudio sollazzo. Essere freevoli è una cosa seria e sembra che Eli l’abbia capito, regalandoci Knock Knock.
La pellicola l’ha scritta, diretta e prodotta lui stesso, insieme a una banda di amici cileni: Nicolás López e Guillermo Amoedo, tra gli altri. Chiama il redivivo Keanu Reeves, la fidanzata Lorenza e la mette in coppia con un’altra splendida fanciulla, Ana de Armas. E poi che fanno, tutti insieme? Mettono in scena una commedia nera (ma quale horror o thriller), molto più intelligente di quello che mi aspettassi.
Il trailer mi aveva divertito: un duo di pazzoidi fighette che pestano duro Keanu Reeves. Muoio dalle risate. Ero pronta alla cagatina totalmente disimpegnata, facilmente dimenticabile. Invece Knock Knock è una bomba che ti esplode tra i fonzies, disturbando il gattone che credeva, pure lui, in una serata serenella. L’introduzione nella magnifica casa i cui Evan Webber (Keanu Reeves) vive insieme alla moglie e i due figli è da manuale. È la festa del papà. Moglie e figli partono per il fine settimana, lei deve inaugurare la mostra delle sue opere. Lui deve lavorare per forza, è un architetto, quindi rimane a casa da solo. Sono una bella famiglia, allegra. Si evince da uno scambio di battute che l’intimità della coppia scarseggia, ma si sa: è un periodo incasinato, un sacco di progetti da portare a termine. Non sembrano in crisi, sembrano comunque felici e papà Evan gioca a fare il mostro coi suoi bambini e fa ridere, il vocione cavernicolo di Keanu Reeves. Perché spreco fiato con questa introduzione? Perché ha i tempi giusti, non allunga il brodo in spiegoni familiari, è perfetta nella sua messa in scena e la macchina da presa viaggia nelle stanze richiamando la gioia di questa famiglia vivace, e nei corridoi, dove sono appese le foto che non lasciano spazio a dubbi. Saluti e baci, Evan resta da solo in casa. E che casa, è bene ribadirlo. L’estetica è un valore aggiunto nella storia, l’arte richiama Gaudì (la moglie di Evan è di Barcellona), colori sgargianti e forme sinuose. E siccome Evan, prima di fare il super architetto, si esibiva come dj, abbiamo anche la musica ad accompagnarci in questa storia, che serve a descrivere un uomo pieno di passioni. Toc Toc. Bussano alla porta due ragazze bellissime e fradice. Fanno tenerezza, ovvio, anche un po’ gola. Che c’è di male?
Evan si comporta da gentiluomo, un po’ impacciato e imbarazzato. Forse nella sua testa crede sia una candid camera. In effetti, le due hanno in mente uno scherzone ben preciso e Evan ci casca, suo malgrado. Nella timidezza di chi vuole essere gentile, ma anche lasciato in pace, il limite da sorpassare è sottile. Può scapparci la stronzata, ovvero andare a letto con le due ragazze. Ma non era una famiglia felice? Sì, ho detto anche che papà Evan non fa sesso con la moglie da un pezzo. Ho detto anche che è un uomo pieno di passioni. Aggiungo anche che è un essere umano e poco ci frega delle psicopippe moralistiche da social (il finale, in tal senso, è da applausi). Dicevo, Evan commette un errore enorme, quello di far accomodare le due ragazze inzuppate di pioggia nella sua dimora. Avrebbe dovuto fare come me, non aprire mai a nessuno, nemmeno ai tuoi vicini. Essere una brutta persona, ecco. E naturalmente, non fare sesso selvaggio. Le due bellezze, Genesis (Lorenza Izzo) e Bel (Ana de Armas) non glielo perdoneranno. Il piano malvagio che mettono in atto è una gigantesca presa in giro, una specie di test, che se non superi, sei fottuto. Evan, dopo aver dato sfogo alle sue pulsioni sessuali, vivrà un incubo dal quale ne uscirà distrutto. Come la sua casa e ciò che la abbellisce.
La Izzo e la de Armas sono strepitose nella loro logica follia, due facce da angeli capaci di espressioni diaboliche. E Keanu Reeves è adorabile. Per lui e per il suo sfigatissimo personaggio, tanta tenerezza e amore.
Knock Knock è una commedia nera, Roth mischia sapientemente l’ironia con la cattiveria, a volte grottesca (l’arrivo dell’amico Louis e ciò che gli accade), a volte più subdola e disturbante. Dialoghi, battute, intreccio: tutto fila liscio. Insomma, Eli Roth è diventato grande. Si diverte, si vede, come un matto e, questa volta, con grande consapevolezza.
Ve l’ho detto: essere freevoli è una cosa seria. Diccelo un po’, Eli.