The Hands Resist Him è il punto di congiunzione, un quadro che raffigura una bambola, orribile, che ha funzione di guida lungo il percorso dell’esistenza… certo, certo. Noi fingiamo di credere a questa spiegazione dell’autore, Bill Stoneham, e ignoriamo il fatto che la bambola, nella sua funzione caricaturale dell’aspetto umano, sia una delle invenzioni più terribili e perturbanti, quasi quanto il clown.
Le bambole costruite, come ogni fiaba nera che si rispetti, da sinistri artigiani per sfogare frustrazioni recondite. Tali bisogni, sedimentano nei dettagli, gli occhi soprattutto, sede dell’anima. In teoria ogni creatura dotata di occhi dovrebbe possedere un’anima, anche per riuscire a vedere la luce di Dio. Il dettaglio che, nel caso particolare delle bambole, sembra non corrispondere è proprio la funzione degli occhi. Perché dotare di occhi, qualcosa che non potrà mai godere appieno della vita? Quanto potrebbe incazzarsi una creatura siffatta? Ed ecco, le bambole maledette.
Poi c’è la seconda versione, i bambini. Tristi, solitari, ammalati, che caricano il loro amico immaginario, che sia un orsacchiotto o un bambolotto, di tale affetto morboso che, quando trapassano, vanno a infestare proprio l’oggetto del loro amore terreno, regalando incubi a tutte le famiglie che accoglieranno in casa il mostriciattolo. Tali bambole scherzano e fanno i dispetti, magari credono di far divertire, invece terrorizzano a morte.
E poi, c’è il terzo caso, che il materiale a partire dal quale la bambola è stata costruita fosse già maledetto. E in ciò, vi invito a una rilettura della fiaba di Pinocchio. Il pezzo di legno da cui Geppetto costruirà il suo burattino parla, tant’è che Mastro Ciliega, terrorizzato, lo affibbia al nostro Geppetto. Insomma, quanto vi terrorizzerebbe un ciocco di legno parlante?
Ecco, avete la risposta.
Quella che segue è una breve carrellata delle bambole maledette più famose che, nel corso degli anni, si sono costruite una solida reputazione, complice anche le leggende legate alla loro origine.
Ci addentriamo, ancora una volta, nella Uncanny Valley, la Zona Perturbante.
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Harold
Secondo chi l’ha venduto su eBay (sì, su eBay si vendono bambole maledette, per chi ha la passione), è una bambola degli anni ’30 del Novecento. Poco o nulla si sa di chi l’ha costruita e di quali siano stati i passaggi che l’abbiano condotta fino a noi. Le testimonianze sono sparpagliate, ma tutte concordano su due aspetti: la bambola si muove e parla. E naturalmente, non stiamo parlando di un bambolotto a pile.
Buffo, mi domando se non sia stato proprio a causa di questa bambola, se il mercato dei giocattoli s’è orientato verso la creazione dei bambolotti parlanti e semoventi. Una specie di macabra ispirazione.
Si dice che, fino a qualche tempo fa esistesse online un filmato che testimoniava gli strani vezzi di Harold, lo si poteva vedere muoversi, ora è stato rimosso.
Annabelle
Se la storia di Harold è sfuggente, persa nel tempo, quella di Annabelle invece è ben documentata. Si tratta, sempre che si voglia prestar fede all’accaduto, di uno dei casi di possessione spiritica meglio documentati e più pericolosi degli anni ’70. Caso a cui lavorarono una coppia di investigatori dell’occulto, Ed e Lorraine Warren, che arrivarono a sigillare la bambola in una teca, che ancora oggi la ospita (foto all’inizio dell’articolo). Annabelle può essere incontrata in Connecticut, nel Museo dell’Occulto messo su dai Warren.
Fu un regalo di una madre a sua figlia studentessa universitaria. Quest’ultima condivideva l’appartamento con un’amica.
Sembra che, ogni volta che le due ragazze rientravano in casa, Annabelle si facesse trovare in un luogo diverso rispetto a dove era stata sistemata, sistemata in modo “strano”, seduta contro il muro, o contro una sedia, con le braccia incrociate, o le gambe. Le ragazze trovarono in casa pezzettini di carta straccia, consumata, dov’erano leggibili frasi del tipo help us o help Lou.
Durante la notte si potevano udire rumori di oggetti spostati e cassetti aperti e, ogni qual volta una delle due si recava a controllare, Annabelle veniva ritrovata per terra, nella stanza, come se qualcuno l’avesse gettata.
Quando le due si rivolsero a una medium, costei rivelò che nella bambola risiedeva lo spirito di una bambina di sette anni, morta nella zona, chiamata Annabelle. Da qui il nome della bambola.
I fenomeni continuarono fino a quando un amico delle ragazze, di nome Lou, recatosi a visitarle, non fu ritrovato ferito, privo di sensi, in una delle stanze della casa. Annabelle era nella stessa stanza.
A quel punto, i Warren, che sostengono di aver assistito a un fenomeno di levitazione della bambola, la rinchiusero nella teca in cui risiede ancora oggi.
Pupa
È del 1920. Ha origini italiane. Il suo costruttore era un artigiano di Trieste e la modellò sull’aspetto di una bambina realmente esistita. È sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale e ha attraversato l’Atlantico giungendo fin negli Stati Uniti, dove tuttora risiede. La documentazione più recente che la vede come protagonista risale al 2005, in occasione dell’ultimo trasloco di Pupa in una nuova famiglia.
Come Annabelle, anche Pupa risiede in una teca di vetro, e ama farsi ritrovare in posizioni diverse rispetto a quelle in cui è stata lasciata, sposta e fa cadere i piccoli oggetti che si trovano accanto alla teca e ha la bellissima abitudine, qualora qualcuno le passi accanto, di far udire distinto il rumore tipico di dita che bussano su un vetro… si dice che, in tali circostanze, quando la persona attirata dal bussare si volti, Pupa si faccia trovare con le gambe incrociate o con una manina alzata.
Mandy
Costruita, forse sarebbe meglio dire creata nel 1900 circa. Mandy era di proprietà di una donna che la regalò al Quesnel Museum nel 1991. Le motivazioni addotte furono la mancanza di sonno. La donna, che viveva sola, veniva svegliata ogni notte dal pianto di un bambino.
In corrispondenza dell’arrivo di Mandy al Museo, quasi tutti gli impiegati dello stesso hanno riportato il verificarsi di fenomeni particolari, piccoli oggetti, come penne e accendini, andati perduti o ritrovati in posti insoliti, piatti di cibo trovati rovesciati, il contenuto sparpagliato in giro, interferenze nell’apparecchiatura elettronica e, in generale, un senso di disagio in coloro che la osservano perché si sentono a loro volta osservati dalla piccola bambola. Non solo, numerosissime sono le testimonianze che vogliono Mandy seguire con lo sguardo coloro che la osservano nella sua teca, al museo.
Robert
Si dice sia la bambola maledetta più famosa di sempre. Appartenne al pittore Robert Eugene Otto, che la ricevette in dono dalla sua tata di colore, originaria delle Bahamas, bambola dalla quale non si separò mai, fino alla morte.
La leggenda vuole che la tata, pur amando il piccolo Robert, odiasse la di lui famiglia e che praticasse, ovviamente, antiche pratiche religiose associabili in qualche modo al Voodoo. Ma in realtà non ci sono prove documentate, a riguardo. L’unica cosa certa è che la bambola era una replica del bambino, vestita come lui e che lui stesso chiamò Robert.
Poco tempo dopo l’ingresso del secondo Robert in casa, cominciarono a verificarsi piccole sparizioni di oggetti e vennero uditi rumori notturni tipici di qualcuno che si sposta in giro per casa. Ogni qual volta i genitori sospettavano il vero Robert di aver compiuto dispetti, lui era solito affermare che, al contrario, era colpa di Robert, la bambola.
La superstizione intorno alla bambola crebbe, soprattutto nei domestici degli Otto che evitavano di trovarsi soli nella stessa stanza con Robert e cominciarono a lasciare accanto a lui delle mentine, per le quali sembra avesse una predilezione, per evitare che durante la notte, andasse in giro a cercarle, motivo questo, del suo vagabondare.
Robert adesso risiede al East Martello Museum in Key West, Florida, donato dall’ultima proprietaria, dopo che una notte si svegliò per un principio di soffocamento, trovando Robert seduto sulla propria faccia.
Per altre Bambole Maledette, visitate questo LINK, fonte, ovviamente, di questo articolo.