Siccome Hell mi ha promossa a presenza fissa del blog finché durerà Fear the Walking Dead, oggi parlerò dell’episodio 2, So Close, Yet so Far, scritto da Marco Ramirez e diretto sempre da Adam Davidson.
L’episodio in questione, in quanto leggermente più dinamico, è un po’ meno peggio del pilot, ma ciò non significa che Fear the Walking Dead non si riconfermi una serie derivativa, inutile e prevedibile puntata dopo puntata nonché un terribile plagio della TV Svizzera di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Come già avevo predetto nello scorso post, la figlia Alicia rifiuta infattamente di credere che il suo fidanzato stia schiattando, il padre Travis è partito a recuperare ex moglie e figlio demente abbandonando la nuova famiglia, mentre il plot dell’intero episodio ruota sui problemi derivanti dalle ovvie crisi d’astinenza di Nick “Rezzonico” Clark. Ecché, so’ MMaCa? Sono la zingara che fa le carte e con le carte prevede la sorte? No, sono gli sceneggiatori che non si sforzano di sorprendere un minimo chi guarda horror da 30 anni e ciò vi fa capire come il target della serie rimanga sempre il mio adorabile zio sessantenne a cui piace solo deuolchinded e per il resto di cinema d’orrore non sa giustamente una ceppa. Ma andiamo nello specifico.
L’episodio si apre con Alicia che corre dal fidanzato a chiedergli ragione per averla fatta aspettare per ore a Venice Beach dopo averle promesso una giornata d’aMMore folle. “Ti conviene essere morto” gli aveva scritto lei via SMS con quella patacca di smartphone che non mollerebbe nemmeno se diventasse all’improvviso incandescente; e infatti il fidanzato, pur non essendo ancora morto, non sta benissimo, visto che qualcuno gli ha quasi staccato un pezzo di spalla con un morso. Siccome quello di FTWD è un universo parallelo in cui non esistono film, letteratura o leggende sugli zombi, la fanciulla innamorata si prodiga a curarlo finché non arrivano i genitori e il fratello Rezzonico che, memori della fine che ha fatto il Pusher di quest’ultimo, la invitano ad andarsene e lasciare che se ne occupi qualcun altro, onde evitare di venire contagiata. “Tanto se lui è malato lo sono anche io!” si inviperisce la ragazza, facendo intuire con incredibile tatto alla madre di essersi fatta trapanare dal big bamboo del baldo giovane in tutti gli orifizi possibili ed immaginabili. Dieci minuti di interminabili dialoghi dopo, Big Bamboo rassicura la fidanzata e la famiglia se ne va lasciandolo solo; l’ispanico patrigno di lei, prima di lasciare la stanza, fissa il ragazzo come un meridionale che vota Salvini e telepaticamente gli comunica “Ci rubate le donne e il lavoro! Ruspa sui ZomPi neCri!”, lasciandolo così al suo triste destino.
Arrivati a casa, papà abbandona la famiglia nuova per tornare da quella vecchia mentre, a casa, Rezzonico scatta appunto il momento TV Svizzera: drogatino sta male, vomita come se non ci fosse un domani, “potrebbe rimanere offeso” e la cattivissima sorella GervasonA lo odia: mamma Hubert, non sapendo dove prendere le medicine per calmarlo, decide di andarle a cercare a scuola tra gli oggetti confiscati. Lì trova CiccioBrufolo, il teorico complottista della puntata precedente che, neanche a dirlo, comincia ad ammorbarla con il suo “avevo ragione io, The Truth is Out There, Trust No One, moriremo tutti” e soprattutto trova il primo e quasi unico zombie della puntata, il preside Obama. Ora, Obama non credo fosse MAI uscito da scuola durante la crisi quindi non mi spiego come abbiano fatto a morderlo e infettarlo ma, se anche fosse, perché è tornato lì dopo essere stato morso? Perché NESSUNO in quella maledetta Los Angeles va in ospedale dopo essersi visto strappare via una libbra di carne dai denti di un essere umano putrefatto e ciondolante?!! Ma non hanno paura delle infezioni? Vabbuò. Com’è, come non è, Obama non riesce a liberarci né di mamma né di CiccioBrufolo, che tornano sani e salvi ognuno a casa propria dopo averlo ucciso per pura fortuna urlando “Ohé! Non si ciondola come un morto vivente nei corridoi!!!”
Last but not least, la sottotrama di papà l’Ispanico spalanca tutta un’altra serie di problematiche e possibili sviluppi, non solo narrativi. Sì perché il figlio vero è uno di quei poveri stronzi sempre con la telecamera in mano (quindi m’immagino presto una puntata in stile found footage) e, ancor peggio, pronti ad impegnarsi a suon di slogan e proteste per qualsiasi cretinata; non a caso, Ispanico e la vera moglie lo trovano in mezzo ai riottosi losangelini, assetati di sangue di sbirro dopo aver visto la polizia uccidere un clochard (che poi il clochard si fosse rialzato 15 volte dopo essersi preso in corpo 27 kg di piombo è ininfluente, si sa che ACAB). Dopo aver portato via il figlio a furia di scappellotti, la famiglia si rifugia nella bottega di un barbiere sudamericano, quindi incazzoso ed ignorante, quindi dotato di moglie buona e religiosissima, quindi dotato di figlia intelligente ed integrata (finiranno mai questi stereotipi?) perché all’esterno la protesta contro la polizia si è trasformata nella solita operazione di sciacallaggio e devastazione. L’America di TWD e FTWD non è stata soggiogata dagli zombi perché questi ultimi erano in vantaggio numerico ma perché laGGente ha preferito darsi ad atti di violenza insensata al primo segnale che qualcosa non andava. Ma i protagonisti no, sono tutti gente proba!!! Essi lotteranno per preservare l’umanità fosse l’ultima cosa che f… ehi, aspetta! Cosa fa Mamma Hubert? Chiude la porta in faccia alla vicina percossa e mangiata dal marito?!! Non sentite suonare un telefono? Rispondete pure: una voce registrata vi dirà che non tutti riusciranno a rimanere umani davanti alla fine del mondo come lo conosciamo perché ciò che conta ora è la sopravvivenza!!!
See you next week… ENJOY!
(Questo articolo è stato gentilmente offerto da Erica del Bollalmanacco)