Liberum Arbitrium è un episodio interessante, soprattutto per il dialogo tra Leonardo e Riario sulla natura di quest’ultimo e altre cose per le quali dovrete leggere il resto, facendo attenzione agli SPOILERS come al solito.
Vi ricordate Assassins Creed Riario? Ecco, è lui e non è lui. Questo perché il nostro Conte ha una doppia personalità che nel dialogo con Leonardo viene riassunta ne il Santo e il Peccatore. Ma non disperate! Per Girolamo Jekyll e Riario Hyde, Da Vinci inventa la psichiatria e il trattamento farmacologico delle psicosi, che sembra dare buoni frutti finché non arrivano le guardie venete a liberarlo e Hyde le fa fuori per fuggire seminando allegra distruzione.
Eccolo lì infatti a tenere Laura Cereta per il collo mentre Leonardo lo fa ragionare con una bella seduta freudiana sulla mamma. Ho riassunto il tutto brevemente ma se avete visto l’episodio (me lo auguro, altrimenti cosa leggereste questo articolo a fare?) non vi sarete persi lo scambio tra Leo e Girolamo, ben giocato nell’approfondire il personaggio del Conte che era già il mio (nostro?) preferito. Viene a galla di tutto, come la vera identità dell’assassino del Vaticano, ora rinominato il Mostro d’Italia, il tormento interiore di Riario e la rivelazione sulla sua intuibile ma non ancora diagnosticata (finora) infermità mentale. Continua a essere il più figo, non c’è niente da fare. Per quanto mi riguarda, mette in ombra il protagonista (una non difficile impresa, ma approfondiremo questo punto a fine articolo).
Terrorizzata dal Mostro d’Italia e col Papa in casa, Firenze reagisce maluccio allo stress con tumulti e proteste, a cui si unisce anche la guardia notturna decapitata della sua guida, il Capitano Dragonetti crocifisso a testa in giù nella puntata scorsa da quello che sappiamo ora essere Riario Hyde.
La presentazione del cannone di Da Vinci però fa una buona impressione su tutti – romani, veneti e forse anche fiorentini – visto che per difendere la città, Vanessa sembra ora dover fare dietrofront sull’ipotesi della Crociata e allearsi a Sisto, altrimenti resterebbe sola di fronte ai turchi.
Lucrezia intanto riesce a salvare l’ultima suora, che (come succede ogni volta che frughi per casa o nella borsa) è proprio quella che il loro aguzzino stava cercando, la sola in grado di leggere il Libro delle Lamine.
La ragazza ha anche le visioni in cui parla con la madre (che non si sa chi sia ma gatta ci cova). la quale le dice che deve andare da Leonardo Da Vinci.
“Che combinazione”, fa Lucrezia, “pensa che io lo conosco bene!”
Purtroppo arriva il Vero Papa (quello di backup) ma Lucrezia riesce a farla scappare in vestaglia e a piedi nudi per i campi, dicendole di andare a Firenze.
Facile per una uscita di convento da poco e con un’attitudine alla sopravvivenza che possiamo solo immaginare, ma Suor Prescelta (ormai l’abbiamo capito, dai) riesce a darsi alla macchia.
Come e se raggiungerà Leo con la pagina del libro, lo scopriremo prossimamente. Lucrezia invece è nelle mani di papà e dei turchi, quei gran Figli di Mi– Mitra che vorrebbero portare distruzione. Un po’ come il Labirinto ma circa. Cioè no. Insomma, non proprio uguale uguale. Una cosa diversa. Cioè… sfumature, no?
Prima di chiudere, torniamo un attimo a quel punto che indicavo all’inizio. Riario è meglio di Leonardo, non ci piove. Perché? Non ho una risposta definitiva ma butterò giù qualche mia riflessione, con le quali potreste essere d’accordo o anche in disaccordo, chissà. Innanzitutto, è una costante che ho notato in diverse serie, quindi non riguarda solo DVsD. Uno dei comprimari o dei personaggi secondari tende quasi sempre a evolversi nel gusto dello spettatore e degli autori, a fare quel salto in più che supera il protagonista. Io credo che dipenda da alcuni fattori.
- Non essendo vincolato al ruolo dell’eroe e alla responsabilità morale o narrativa che ne derivano, può evolversi più liberamente risultando anche più piacevole da scrivere, recitare e seguire di chi è ai ceppi dell’occhio di bue.
- I personaggi in ombra, quelli né buoni né cattivi, i fuori casta, gli antieroi eccetera sono più interessanti per definizione. Hanno quello che l’eroe senza macchia non avrà mai, o che se lo ha viene spesso sciupato dalla sovraesposizione e dal codice di condotta dell’eroe (o dalle direttive della produzione), ossia una sua tridimensionalità superiore.
- È la scheggia impazzita. La sua missione è in antitesi a quella del protagonista, oppure – se è la stessa – l’affronta diversamente, con metodi non ortodossi e discutibili, ma proprio per questo più interessanti per il pubblico.
- Varie ed eventuali che ora non mi sovvengono e che potete aggiungere voi stessi nei commenti, se la pensate come me o diversamente.
Detto questo, mi è piaciuto l’episodio e spero che abbiate gradito l’articolo. Ci leggiamo la settimana prossima. Aloha.