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Cavour Cacciatore di Vampiri – Prologo

Due parole introduttive. Cos’è Cavour Cacciatore di Vampiri? Per cominciare, è un’idea che mi ronzava in testa già da un po’, sulla scia di Abraham Lincoln Vampire Hunter, di Seth Grahame-Smith.
È, o vuole essere, una blog novel, scritta per il blog, sul blog, e con un numero massimo di parole fissato in mille per singolo post. L’idea s’è espansa ed è fiorita nel Risorgimento di Tenebra, in quel di Moon Base, il mio gruppo su faccialibro.
L’intento è narrare una storia del Risorgimento alternativa, contaminata dall’horror sovrannaturale. Tutti possono partecipare, purché si faccia riferimento, nei post che andrete a scrivere, al nome del Progetto (RdT) e al gruppo Moon Base. Il resto lo fa la licenza Creative Commons.
E, infine, vuole essere un regalo di compleanno, spero apprezzato, per il mio amico Alessandro.
È un post d’esordio e quindi, come tutti gli esordi, porta con sé un’impronta grezza che si andrà a rifinire col tempo. Ricordate che mi sono imposto un limite di mille parole e che questo influisce su tutto, scelte lessicali in primis. Infine, la documentazione storica c’è stata, anche se, essendo il Risorgimento di Tenebra un’ucronia, ho deciso di introdurre qualche variante. E mi sono preso la libertà di modificare i set naturali, a seconda dell’esigenza. Scusatemi. La narrazione è in prima persona, in forma diaristica.
Bene, credo sia tutto. Leggete e fatemi sapere se vi piace.

***

12 Ottobre 1862

Nina mi chiese quando si sarebbe fatta l’Italia. E che forma avrebbe avuto, dopo. Sorrise.
La spiaggia era desolata e umida, tanti cocci smorti. Banchi di alghe essiccate, simili a paglia incrostata di sale. Una risacca leggera. Sole basso, pallido e malato. Passeggiavamo.
Le risposi con una risata. L’Italia ha già una forma precisa, dissi. L’ha sempre avuta. Il problema sono gli italiani.
A quel tempo ci credevo davvero. Ora non importa più.
Il Sant’Uffizio ha sempre avuto ragione. Il demonio esiste. Da sempre. Da prima dell’uomo.
Giuseppe mi scrive ancora, dice che i tempi sono maturi, dobbiamo porre la penisola sotto una sola guida. Le sue missive mi tengono allegro, le trovo buffe.
L’Italia, cara Nina, oggi è soltanto tenebra. E le tenebre non hanno forma.
La guerra divampa. E non c’è stata mai concessa una tregua.
Fuori, è notte.

***

25 Novembre 1844

Germaine finisce di lavarsi tra le gambe. Lo fa in fretta, in piedi, a cavallo della bacinella d’ottone, prendendo l’acqua con la mano e portandola dove serve. È un’abitudine che s’è trascinata dietro da Parigi.
S’asciuga con uno straccio di cotone e mi guarda. Solleva l’angolo sinistro della bocca, l’aria sorniona.
Indossa il girocollo di seta azzurro con la croce d’argento, che le ho regalato. Non se ne separa mai. Fisico morbido, addome segnato dalla cicatrice che lo taglia di sghembo.
Dice che il collo le duole. Fa pressione col palmo della mano destra e una smorfia con le labbra. Getta lo straccio sulla spalliera della poltrona di velluto rosso. Dopo s’avvicina al tavolino di noce e armeggia versandosi un bicchiere di cognac, color ambra, al riverbero del fuoco nel camino. Lo beve in un sorso solo, accostando il bordo di vetro alla bocca, sollevando il gomito veloce e chinando la testa all’indietro. Corruga le labbra e strizza gli occhi. «È forte. Mi piace.» Poi rutta.
Ridacchia.
Pulisco gli occhiali con un fazzoletto. Lo metto nel taschino della giacca, le lenti sul naso. Il borsone di pelle è sul tavolino scuro, accanto al vassoio col cognac e i bicchieri. In linea col mio ritratto, più su sul muro, oltre il bordo del caminetto. Il pittore m’ha detto che così, al caldo, si rovinerà. La vernice metterà le crepe e si staccherà a poco a poco. Non importa.
Sul ripiano, ancora lettere. Ancora patrioti. E il messaggio del parroco. Afferro le carte e le butto nel fuoco. Le guardo annerirsi e poi bucarsi, in squarci bordati di brace. I pezzi di ceralacca si sciolgono.
Germaine mi getta le braccia al collo, i grossi seni premuti sulla spalla. Mi dà un bacetto sulla guancia, sopra la barba.
«Non stare via a lungo.» fa, passandomi una mano tra i capelli. «Sei brutto.» sghignazza.
Mi volto, le afferro la mano e gliela bacio. Poi prendo il borsone e m’avvio.
Do un’occhiata dalla finestra. Il cielo nero si sta macchiando di luce proprio sopra le chiome degli alberi della tenuta. I vetri sono appannati.
Pietro è giù in cortile, coi cavalli sellati.

L’odore di Germaine ancora addosso. Sulla bocca, sulle mani. L’alba è gelida e nebbiosa.
Mi aspettano in quattro, davanti alla chiesetta di Francesco Gallo. Piccola e marrone, col campanile quadrato.
Il parroco e due chierichetti tremanti. Insieme a Michele, armato di moschetto. Lavorava nelle risaie. Ora fa il cacciatore.
L’hanno vista i ragazzi, entrare in chiesa un’ora addietro, lenta e leggera. Bianca come un sudario, l’ha descritta il prete. S’era appena nutrita, sostengono.

«Se viene dall’Inferno, Signore, come fa a stare qui?» domanda Michele, mentre avanziamo tra le panche. Buio, l’aria percorsa da residui di cera bruciata e incenso.
Pietro controlla la navata, guardando a destra e a sinistra.
«Se viene dall’Inferno, allora non è troppo distante da chi l’ha creata, giusto? È tornata a casa.» affermo.
Il cacciatore mi fissa, sgranando gli occhi.
«Ora fa’ silenzio.»
Pietro mi tocca la spalla. Con l’altra mano indica dabbasso. La cripta. Tre goccioline di sangue rotonde e perfette, sul primo gradino bianco di marmo. Accende due torce. Ne passa una a Michele.
Poso la borsa. Estraggo coltello e accetta.

La ragazza è un fagotto bianco prostrato davanti all’altare, illuminato a stento dalle torce. È immobile e silenziosa. Le braccia stese a croce, i palmi in alto. I piedi luridi. Altro sangue, una scia sottile conduce fin sotto al corpo.
Michele ansima. Con la mano tremante prende dalla tasca del giaccone una boccetta di vetro piena d’acqua. Una placca d’argento con su incisa la croce, innestata su un fianco. Con l’altra estrae il coltellaccio.
Gli faccio cenno di no.
Avanzo piano, fino a lei. Pietro scatta di fianco a me, mi supera, le afferra le gambe con entrambe le braccia, le solleva, mettendosi al contempo su di lei, piantandole un ginocchio nella schiena.
Prendo un piede, poi l’altro. Recido entrambi i tendini d’Achille. Uno si sfilaccia mentre si ritrae nella carne. Niente sangue. Fuoriesce soltanto dal ventre, la tunica di lana grezza impregnata. Dicono fosse morta di parto.
In quel momento la creatura urla, con voce cavernosa e duplice, dibattendosi, facendo sussultare Pietro, che è il doppio di lei.
Fa leva sulle braccia, poi ricade.
Mi sposto mettendomi a fianco. Le infilo il coltello nella schiena, all’altezza del cuore, con un ampio movimento del braccio, fino all’elsa. La punta della lama esce dall’altro lato, cozzando contro la pietra. Ha un sussulto, emette un sibilo gutturale e resta immobile.
Pietro la mantiene ancora. E mentre Michele si piscia addosso, con un alone scuro che si allarga sul lato sinistro dei calzoni, le taglio le mani con l’accetta. Infine, la testa.
Rumori sulla rampa di scale. Il parroco è steso per terra. Svenuto.
Dalla ferita sul petto della creatura cola un liquido denso e scuro. Sangue morto. Come quello dei cadaveri.
«Voleva solo tornare a casa.» dico.

la foto della Chiesa di Leri è di Marco Plassio.

Indice generale QUI

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 13 anni ago

    […] Prologo […]

    • 13 anni ago

    Il doppio post era inteso come “potevo fare un solo commento, il primo, ma poi, con tutta la calma del mondo, mi vengono in mente altre settanta cose, sai, la demenza precoce che rallenta i neuroni…” 😛
    Quello che più mi ha fatto pensare al pontianak non era tanto l’abito bianco (ho pensato a un sudario), quanto proprio il fatto che fosse morta di parto 🙂
    Quanto al resto, lo sai che tocca resistere al mio cagacazzismo ^_^’

      • 13 anni ago

      Puoi spammare quanto ti pare, lo sai benissimo. Tu ne hai facoltà. 🙂

    • 13 anni ago

    Aaaahh! Allora a quello ci ho fatto il callo. 😀
    Comunque, sei indispensabile, come sempre.

    Tieni conto anche di una cosa, che non dovrei dire ma la dico, l’ho scritto volando, ‘sto capitolo. E l’ho riletto solo un paio di volte.

    😉

      • 13 anni ago

      Aggiungo una nota molto personale su tutta la questione. Mi interessa che la storia piaccia, le osservazioni sui tecnicismi ci stanno, ma trattasi in definitiva di scelte soggettive, come ad esempio, utilizzare un verbo in luogo di un altro. A me quel “mantiene ancora” non mi dice nulla. È un verbo come tanti altri, per dirne una. 😀
      Il punto è che per me una storia si regge sul fatto che piaccia, prima ancora che su come è scritta. E lo dico perché poi mi arrivano mail contenenti solo osservazioni sui refusi e neanche mezza parola sulla qualità o efficacia del racconto.

    • 13 anni ago

    No, non è una questione di contesto storico, ma di parole che mi suonano male, in un insieme di cagacazzismo e fisime molto personale 😉 Per dirne una, il verbo della frase “Pietro la mantiene ancora” suona strano, come se mancasse qualcosa (causa conteggio) o fosse, appunto, una strana e consapevole scelta lessicale. Tutto qui 😛

    • 13 anni ago

    Scusa per il doppio commento ma l’idea mi si è focalizzata solo dopo aver cliccato “submit comment”: ma la somiglianza tra la tizia che Cavour uccide e il concetto base del pontianak è un caso, una scelta consapevole o una suggestione rimasta attaccata alle sinapsi?

      • 13 anni ago

      E il doppio commento ‘ndo sta? 😀
      Comunque, senza spoilerare, direi che è vestita così perché era di basso ceto, quindi indossa solo un sudario. Che poi, è anche la struttura del Pontianac che, come sai, è l’incarnazione spiritica malvagia di una donna morta di parto.
      😉

    • 13 anni ago

    Strano, e mi piace. L’ammazzamento della vampira (?) mi è piaciuto molto, soprattutto il dettaglio dei tendini. Germaine mi lascia perplessa (quel “Sei brutto” in particolare), ma è troppo presto per giudicarla come personaggio.
    Mi è piaciuta molto anche la parte iniziale, la domanda su che forma avrà l’Italia una volta fatta è ottima. 🙂
    Lo stile mi piace, sarà anche simile a quello della fidanzata e del SB ma mi sembra funzioni bene col contesto e con l’idea di un Cavour ammazza-schifi. Qualche scelta lessicale non mi ha fatto impazzire ma un limite di parole non aiuta, credo 😉
    Adesso voglio vedere come vai avanti. ^_^

      • 13 anni ago

      Paura! 😀
      Scelte lessicali avulse dal contesto storico? O che altro?
      Perché in quel caso, temo sia voluto. Ho fatto male a non sottolinearlo in questo post, tanto farò un articolo generale per presentare il progetto, ma una certa tendenza pulp, che vuole ignorare volutamente il contesto ottocentesco ci sarà.
      Grazie del feedback.
      😀

    • 13 anni ago

    Molto, moooolto interessante! 😀

    Diversi piani temporali anche qui?

      • 13 anni ago

      Mmmhh…
      Allora, non credo che saranno incatenati l’uno all’altro, come fu per il SB, potrei usare i diversi piani temporali, però, per introdurre personaggi nuovi o per completare o arricchire la descrizione di quelli che via via si presenteranno.
      Poi, chissà, se il progetto mi prende magari nasce un altro eBook…
      Thanks!
      😉

    • 13 anni ago

    Non, non credo che parteciperò. Non ne sono in grado. 🙂
    Mi limiterò a leggere con estremo piacere. Sperando di vedere anche qualche altro “patriota” in azione…

      • 13 anni ago

      Ah, peccato! 🙁
      Bah, finora siamo in tre ad aver preso parte attiva. Chissà. ^^

    • 13 anni ago

    Spassosissimo!
    92 minuti di applausi per te!
    Il blog book con post limitati a 500/1000 parole è l’ideale, ed è un buon esperimento.

      • 13 anni ago

      Uelà! Thanks! 😀
      La domanda la faccio a te, ma la estendo a tutti, hai intenzione di partecipare?

    • 13 anni ago

    Appena letto. Complimenti ! Sono curioso di leggere il resto !

      • 13 anni ago

      Grazie, Roberto. 😉

    • 13 anni ago

    Complimenti davvero, stai tirandp fuori molta energia e si sente che ti diverti.

      • 13 anni ago

      Ehilà, grazie anche a te! 😉

    • 13 anni ago

    […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

    • 13 anni ago

    Molto bello 😀
    Ci voleva proprio un cacciatore di vampiri nostrano…
    Ora capisco che quando diceva “Libera chiesa in libero stato”, molto probabilmente si riferiva anche al rifornimento di acqua santa e crocifissi 😉

      • 13 anni ago

      Thanks a lot. 😉

    • 13 anni ago

    Caspita! Molto bello, complimenti 🙂
    Essendo reduce dalla recente rilettura di GfH, lo stile lì per lì mi ha spiazzata. E’ stato come tornare a Hell e alla Pandemia. Ma in fondo ci sta. Di Cavour ho sempre avuto l’impressione che fosse uno di poche parole e tanti fatti.
    Questa

    «Non stare via a lungo.» fa, passandomi una mano tra i capelli. «Sei brutto.» sghignazza.

    e questa

    «Se viene dall’Inferno, allora non è troppo distante da chi l’ha creata, giusto? È tornata a casa.» affermo

    sono piaciute molto anche a me 😉

      • 13 anni ago

      Yami!
      Me l’aspettavo che lo stile sarebbe stato argomento di dibattito. Come ho detto, ci ho pensato… e alla fine ho optato per far finta di nulla e scrivere come al solito. Anche perché lo stile ottocentesco non lo so improvvisare. Ci vuole tempo per renderlo credibile e non penso piaccia a tutti. E poi perché ho ritenuto che un discorso il più possibile diretto avrebbe giovato alla lettura.
      Grazie mille. 😀

    • 13 anni ago

    «Non stare via a lungo.» fa, passandomi una mano tra i capelli. «Sei brutto.» sghignazza.

    punti di troppo:-)

      • 13 anni ago

      ahahhaha 😆
      In realtà Cavour era un omaccione! Con due baffetti da sparviero! 😀

    • 13 anni ago

    Ottimo, diavolaccio

      • 13 anni ago

      Grazie a tutti.

      @Fra
      Incerto? 😀

      @Giordano
      Grande! Mi fa piacere ricevere questi feedback dettagliati. Grazie anche per la segnalazione del refuso. 😉

      @Ferru
      😉

    • 13 anni ago

    Ottimo inizio, mi piace molto la parte che ha sottolineato Gianluca sul tornare a casa, e poi questo passaggio: «Recido entrambi i tendini d’achille. Uno si sfilaccia mentre si ritrae nella carne», mi ha fatto venire i brividi! Forse sono troppo sensibile io a certe cose, come quelli che si tappano le orecchie per paura di sentire il gesso che graffia la lavagna, ma quest’immagine mi ha fatto correre la mano alla caviglia e strizzare gli occhi. Sono curioso di leggere il resto.

    P.S. Achille però ti è scappato minuscolo, occhio.

    • 13 anni ago

    Alla faccia che doveva essere incerto:DMi è piaciuto molto questo primo capitolo,veramente ben scritto.Interessante poi la caratterizzazione del conte di Cavour.

    • 13 anni ago

    Ohhhhhh, un regalo! *__*
    Grazie mille di cuore! Che pensiero gentile!

    L’ho letto proprio ora.
    Se dico che mi piace poi ci accuseranno di fare la solita cricca. BENE 🙂
    Mi piace, mi piace.

    Curioso notare come hai adattato il tuo stile – una specie di marchio di fabbrica – al contesto ben diverso da quello pandemico. Poi però saltano fuori alcuni riflessi di Hell (nelle parole, non nei personaggi), e il tutto riporta a quel retrogusto familiare e piacevole, che si mischia con l’ebrezza della novità.

    Attendiamo le altre puntate 🙂

      • 13 anni ago

      Risposta al volo!
      Eh, hai fatto un’osservazione interessante. Ho pensato per giorni allo stile espressivo da adottare, se farlo passare per ottocentesco. Alla fine, mi son detto, ma che me frega? E ho optato per un lessico attuale, ripulito, per quanto possibile dall’impronta gergale. Cavour non dirà parolacce, per intenderci, come faceva Hell.
      E poi, oh, sto scrivendo l’altro eBook, quindi mi serve come esercizio.

      Thanks! Lieto che ti sia piaciuto. 😉

    • 13 anni ago

    Come inizio è davvero una figata! Sono davvero curioso di conoscere il seguito, spero non ci farai attendere eoni 🙂
    Complimenti!

      • 13 anni ago

      Grazie a tutti.

      @Erica
      Be’, era un uomo anche lui. E questa è un’ucronia. Sta tutto lì il segreto. 😀

      @Narratore
      Thanks.
      L’idea è un post a settimana/dieci giorni. Vedrò di riuscire a sostenere il ritmo.

      Ah, sto per uscire. Quindi non potrò rispondere almeno fino alle cinque/le sei. A dopo!

    • 13 anni ago

    Molto interessante e scritto bene, complimenti *__*!!
    Forse però l’immagine di Cavour con la fidanzata mi ha fatto più impressione del vampiro! XD

    • 13 anni ago

    Che dire, è un piacere tornare a leggerti Hell. 🙂 Davvero un piacere. 🙂

    Mi piace come inizio, diretto come il coltello piantato fino all’elsa (Conan approverebbe!). Inizio in medias res, e molto interessante il pezzo “«Se viene dall’Inferno, allora non è troppo distante da chi l’ha creata, giusto? È tornata a casa.» affermo.”

    Attendo con i pop-corn il prossimo episodio. 🙂

    Ciao,
    Gianluca

      • 13 anni ago

      Bah, meno male. Sono emozionato come una debuttante. 😀
      Scherzi a parte, come sempre mi piace pensare e fare le cose in corso d’opera. Vedremo come andrà a finire. E se avete domande o dubbi, chiedete pure. 😉

    • 13 anni ago

    Molto, molto interessante e promettente! Incuriosisce e ti fa venir voglia di capire che diavolo sia successo 😀

      • 13 anni ago

      Grazie, ragazzi. *_*

    • 13 anni ago

    bello! bello!