Cinema

Cappuccetto Rosso Sangue (2011)

Come sapete, mi è stato regalato. Da una persona che, forse, mi odia. Però, dal momento che, a parte rarissimi casi (tipo i film con Nicholas Cage), guardo di tutto, trovo tempo e coraggio per parlarvi anche di questo Cappuccetto Rosso Sangue, con l’aliena Amanda Seyfried. Che mi piace proprio perché tutte le donne la reputano di strano aspetto. Sarà strana, ma è bella.
E ok, non vuole essere un panegirico su Amanda, anche se, a parte lei, resterebbe Gary Oldman che ormai reciterebbe anche in qualche American Pie numero 5000 e una serie di attori bellocci/bambocci, che piacciono tanto alle ragazzine.
Cosa vuole essere questo film? Una rilettura della Fiaba di Cappuccetto Rosso.
Bene. Lungi dall’essere un tentativo ridicolo (la rilettura, non il film), nel metterlo in piedi, ci si assume determinate responsabilità.
È bene chiarire che la favola di Cappuccetto Rosso, Red Riding Hood, nei tempi vetusti, quando la sera era illuminata dal fuoco delle torce e nei boschi europei (l’America non “esisteva” ancora) si annidavano demoni oscuri di ogni genere, era una storia horror, a tinte talmente fosche e crude che, riproposta oggi, sarebbe censurata. Non vi linko nulla, ma sappiate che le incisioni che potevano vedersi sui tomi di pergamena, facevano accapponare la pelle. Il lupo era cattivo, famelico, incarnazione del demonio; connotato quindi anche di lussuria, caratteristica principe, per coloro che danzavano con Satana nelle notti di plenilunio.
Allora, Cappuccetto Rosso è una cosa, il tentativo di rilettura di Catherine Hardwicke, un’altra.
Inutile instaurare paragoni con Tuailait, ma, luccicori a parte, la pellicola emana sciccheria da ogni poro degli attori, opportunamente aperto e ripulito in sedute dall’estetista. Love, love, love.

***

[c’è qualche anticipazione, se ve ne frega qualcosa]

Ed è un peccato. L’idea è affascinante. Non pretendo neppure, badate bene, l’assoluto realismo della scenografia: un villaggio sperduto tra monti ricoperti di neve e foreste, in una specie di medioevo. Perché il punto è che non necessitano di essere realistici. Trattandosi di fiaba, il focus può distrarsi e concentrarsi solo sui colori, sull’intreccio, su Cappuccetto Rosso.
Immagini che, in più punti, mi hanno ricordato Legend. E io Legend lo trovo palloso come poche altre cose (Darkness a parte). I set sono rarefatti e colorati tanto da risultare artificiali, ma da non essere disturbanti. La sensazione, viste le abbondanti nevicate fasulle, è quella di stare dentro la palla di cristallo, a veder scendere fiocchi di neve finta, che non gela.
Ecco, questo e i colori rubati al villaggio di Shyamalan, non plus ultra sul finire del film, quando al mantello rosso (il colore del male!) si alternano mantelli di quel giallo smorto, tipico dell’altro film; manca solo la giustificazione che il secondo colore serve a non attirare i mostri, ma la scala cromatica non mente. E fa il suo porco effetto.

***

Debiti cromatici verso M. Night a parte, il plot risente della banalissima tuailattizzazione, che va tanto di moda. Il ragazzo (Shiloh Fernandez), che fa il povero taglialegna, ama la ragazza (Amanda Seyfried), figlia di Virginia Madsen (la quale, per parte sua, si limita a matroneggiare), ma è promessa a un altro. Vi ricorda niente? Per caso il matrimonio (con qualche modifica qua e là) di una certa Bryce Dallas Howard e di Joaquin Phoenix? No, è solo un’impressione.
Sia come sia, alla vigilia delle nozze, il Lupo, una bestia che infesta i boschi intorno al villaggio (!) torna a uccidere. Uccide la sorella di Amanda.
Scompiglio, panico. Ma per fortuna, il villaggio può contare sulla guida del Colonnello Saul Tigh del Galactica che, con un manipolo di valorosi, si addentra nella tana della Creatura e la uccide. Ma è il lupo sbagliato.
Come per Priest, si avverte chiara l’operazione di imbruttimento/instupidimento della trama, o meglio ancora, lungi dall’essere operazione condotta a posteriori, magari sulla base di un plot spaventoso (in senso buono), è palese che nelle scelte stilistiche e soprattutto nel casting, ci si è messi al tavolino per fornire una versione di Tuailait mascherata “bene” (per evitare le facili critiche), ma che dovesse dare alla ragazzine bisognose di essere amate dal mostro di turno, proprio ciò che volevano. In più, il giochino alla Cluedo: ovvero, indovina chi è il lupo mannaro. Giusto per mantenere qualcuno sveglio. Precauzione inutile, dal momento che gli spettatori a cui mira Cappuccetto Rosso Sangue sono stati sottoposti alla Cura Ludovico e sono capaci di ingurgitare tonnellate di letame romantico-gotico senza neppure ricorrere ai sostegni per mantenere aperte le palpebre. Stanno su da sole.

***

Nevica, ma i fighetti di turno se ne vanno in giro con le maniche arrotolate e la camicia aperta sul petto glabro. Ora, io penso che se a quarant’anni ancora non sono spuntati i peli, si deve avere uno squilibrio ormonale di una certa gravità. Di peli ne ha di più Amanda Seyfried, a voler ben guardare. A lei viene riservato il doppio ruolo di Cappuccetto e della stupida voce narrante, che sottolinea l’ovvio. Ma, ehi, non vogliamo mica che qualche spettatore si sia perso un dettaglio fondamentale del labirintico (ah ah ah) intreccio.
Per cui, le fanno indossare una maschera che mette in risalto la sua espressività, nella foto in alto, e si gioca alla fanciulla concupita dal mostro. Un lupo grosso e nero, in pessima CGI, stile tuailait.
A questo, si aggiunge Gary Oldman che, oltre a prodursi in un quadruplo infodump carpiato con scappellamento a destra: in passato ha ucciso la moglie, se non l’avete capito le prime tre volte che l’ha detto, è una specie di inquisitore/cacciatore di lupi mannari e, in quanto tale, proprio per le sue straordinarie abilità, muore nel modo più coglione possibile, ovvero dimenticando i suoi stessi dettami e facendo la fine del pirla.
Amanda Seyfried soffre di paresi facciale, siamo d’accordo, ma a me piace guardarla. Con la mantellina rossa è pure meglio. Le potenzialità per un gran film c’erano tutte, ma noi non vogliamo impressionarci, vogliamo amare i mostri, e esserne riamati. Perché il mondo è un bel posticino pieno di sole, cuore e amore. E la Wilkinson e la Gillette sono destinate a fallire.

Altre recensioni QUI

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 13 anni ago

    […] della produzione, che dalla scarsa evoluzione tecnologica. Nulla, però, mi fa supporre, viste le recenti “prodezze” di revisione fabulistica, che le maggiori capacità attuali in campo di CGI possano sopperire […]

    • 13 anni ago

    Praticamente è un Twilight mancato, senza voler essere un pregio di alcun tipo, ma nemmeno così tanto. Era anche abbastanza prevedibile che arrivassero lavori del genere, dopo i vampiri sensibili e perdutamente innamorati, nonchè coperti di glitter, il passo successivo erano inevitabilmente i lupi. Forse la favola originale è riuscita a farmi più effetto.

      • 13 anni ago

      @Wildboyz
      Ribadisco, per me, più che un twilight mancato, è un’occasione mancata. Davvero un peccato. 🙁

    • 13 anni ago

    Sarà perché mi aspettavo un’atroce pu***nata, alla fine non mi è dispiaciuto troppo.
    Certo, gli attori maschi e giovani sono inqualificabili, dei gatti di marmo, altro che lupi. Ma fotografia, colonna sonora e Amanda Seyfried elevano il film rispetto alla mediocrità.

    Erica/Bollalmanacco

      • 13 anni ago

      Ciao, Erica. 🙂
      Sì, non è mediocre in fin dei conti, a dispetto di ciò che ho scritto. È che certe cose non le tollero proprio più.
      E poi, non ricordo dove l’ho detto, ma tendo a “infuriarmi” di più con quei film che hanno del potenziale e che lo rovinano per esigenze non meglio identificate, ma che sappiamo tutti quali siano, il marketting, etc, etc…

      😉

    • 13 anni ago

    […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

    • 13 anni ago

    Uhmmmm.
    Ero quasi tentato, pensando alle infinite suggestioni oscure della materia e la natura ambigua che poteva essere attribuita alla moderna Cappuccetto.
    Ma la tua recensione e i vostri commenti mi hanno fatto cambiare idea.
    E, a quanto ho sentito, a poco valgono le partecipazioni di lusso della nonna Julie Christie e dell’invasato cacciatore di licantropi Gary Oldman.

      • 13 anni ago

      Poco o nulla, purtroppo. Concordo anche io, suggestioni infinite e bellissime, però… tutta materia sprecata, non c’è niente da fare. 😉

    • 13 anni ago

    Io lo vidi l’estate scorsa e, alla fine, dissi:”Poi dicono che i ragazzi sono complessati e le ragazze diventano anoressiche. Se gli propongono tutti modelli del genere, è chiaro”. Ma il film è stato di una piattezza e di una noia unica con tutti gli stereotipi che hai citato tu in recensione. Un film letteralmente da dimenticare. E, infatti, l’ho fatto:D

      • 13 anni ago

      Boh, onestamente io non l’ho buttata sullo psicologico. Difficile identificarsi con questi modelli. Poi, oh, se la Seyfried è bella mica è colpa sua. Certo, difficilmente se ne trovano di belle come Gene Tierney o Lauren Bacall, oggi, ma questo è un altro discorso…

      😉

    • 13 anni ago

    Sì, il film d’autore soffre a volte di un autocompiacimento fastidioso. Ho visto qualche scampolo di Seta (sic.) di Baricco (che non è un regista “di mestiere” però mi serve per arrivare al punto) e mi è sembrata una lettera d’amore dall’autore a se stesso, belle immagini e nient’altro che giustificasse il mio tempo davanti allo schermo. Discorso che poi si ricollega sia al cinema d’autore “criptico” che alla questione: «Dal momento che è un film, basta guardare?» A questo proposito ti suggerisco di leggere il cineracconto su Io sono l’Amore postato sul mio blog tempo fa.

    Quanto all’Era dei Brufoli, io qualcuno ce l’ho ancora che spunta ogni tanto, quindi mi sento giovane “per interposta eruzione sebacea”. Per il resto però, menomale che è passata! Ma lo sapevi che se ci dovessimo basare solo sugli squilibri chimici del cervello, gli adolescenti andrebbero catalogati come malati di mente? Lo so, spiega un mucchio di cose.

    Avatar – The Last Airbender, uscito da noi come Avatar – La Leggenda di Aang, è in origine un ottima serie di animazione composta da circa 21 episodi l’una. Il guaio di Shyamalan è che ha voluto condensare la prima stagione in un film, con l’intento di lanciarsi in una trilogia. Peccato che gli sia esplosa in faccia, perché i personaggi, le dinamiche e le psicologie che si sviluppano lungo la serie non si possono esprimere in un paio d’ore. Non che lui ci abbia provato, eh! Insomma, tra lo schifo e la delusione dei fans, questa shyamaialata non gliela si perdonerà facilmente.

      • 13 anni ago

      Sì, d’altronde capita anche con le donne in gravidanza. Gli ormoni fanno brutti scherzi. Quello che intendevo, però, è che la rappresentazione degli adolescenti è sempre irrealistica, specie se accostati a mostri che si comportano come tali, nonostante la veneranda età. 😀

      Shyamalan ritornerà! È la mia nuova frase fatta, ricorda. 😉

    • 13 anni ago

    Hell, certo che no. Io sarò sicuramente fissata con tutto il comparto tecnico, ma partendo dal presupposto che sia espressione di un qualche contenuto, o semplicemente, un mezzo per narrare una bella storia (che non significa storia perfetta e del tutto priva di buchi, lì ci passo sopra).
    Se invece il tutto si riduce alla patina come specchietto per le allodole, non c’è bella fotografia che tenga.
    Più che di contestualizzazione (che resta una brutta parola) io parlerei di identificazione forzata, che è cosa ben peggiore. Ma non so se mi sono capita.

      • 13 anni ago

      @Roberto
      Sì, se non fosse anacronistico, si potrebbe pure definire serial killer. 😉

      @Lucy
      L’unica riflessione che posso fare è un paragone con i film che si facevano quando ero adolescente io (o noi). Non mi sembra fossero messi in atto questi tentativi subdoli. O se c’erano, c’erano in determinati, pochi film. Qui, vedere il taglialegna coi capelli laccati, be’… inutile aggiungere altro. Non c’è fiaba che tenga.

      😀

    • 13 anni ago

    Hell : Che Capuccetto rosso sia un horror non lo metto in dubbio. Nella versione originale della fiaba il lupo sembra in tutto e per tutto un serial killer !

    • 13 anni ago

    I luoghi comuni nascono da verità, comunque. 😀
    A me sembra che questi film facciano il paio con quelli “d’autore” che, per differenziarsi, scelgono di essere criptici, talmente tanto che ci si stufa a guardarli. Nessuna via di mezzo.
    E gli adolescenti devono essere così, usciti dall’estetista.
    Che tristezza. L’era dei brufoli è tramontata da un pezzo. 😀

    The Last Airbender è l’unico film di Shyamalan che non ho guardato per intero. Sono rimasto scioccato.

    • 13 anni ago

    … vogliamo aggiungerci che è “espressione del degrado della società moderna e del calo di qualità a discapito del profitto”? No, perché ci sta bene, e oltretutto – pur essendo ormai un ritornello/luogo comune – è anche vero, porca puzzola. Vendono merda e la gente la compra/guarda/legge, perché se cresci con quella, poi è l’unico nutrimento che conosci. Pensa, magari rischiano un avvelenamento da buon gusto se gli propini qualcosa di decente.

    Quanto al film, hai confermato tutte le mie paure aggiungendo dettagli da brivido. Scopiazzare The Village? Ottimo, visto che lo stesso Shyamalan si fa il verso da solo da un film all’altro (poi lo odio per quello che ha fatto a “The Last Airbender”, ma è una questione tra me e lui che risolveremo in un vicolo), e ‘sta cosa della pellicola patinata, gli uomini depilati e le donzelle cool in abbinamento alla storia oscura… se funzionasse, Vogue parlerebbe di vampiri e licantropi, non di vestiti e accessori, e si chiamerebbe Teen-qualcosa.

    “Willow” è un gioiellino, almeno per come lo ricordo. Persino Val Kilmer non ti faceva venir voglia di tirargli sberle fino al mattino, e non è cosa da poco.

    • 13 anni ago

    Una rilettura in chiave horror di Capuccetto Rosso fu già fatta negli anni ’80 , comunque . Da Neil Jordan (avete capito di che film parlo, no ?) Questa alla fine è solo l’ennesima occasione sprecata.
    P.S. Se gli uomini del futuro saranno glabri spero di non venir messo in uno zoo con tanto di cartello che recita : “Uno degli ultimo uomini pelosi”. Il futuro si prospetta sempre più delirante.

      • 13 anni ago

      @Cristiano
      Eh, magari… 😀

      @Roberto
      Finiremo tutti in gabbia… 😀
      Le riletture sono sempre affascinanti. Ma ribadisco che Cappuccetto Rosso è già horror. 😉

    • 13 anni ago

    la foto con la maschera mi ricordava un b-movie con ambientazioni SM….l’ avrei visto solo per quello 😀

    • 13 anni ago

    Non credo di essere abbagliato, quando dico che anche un film come Willow, che magari recupero per il prossimo Natale, fosse semplice intrattenimento, è vero, ma del tutto scevro di tentativi di manipolazione mediatica; che non cavalcasse mode (tant’è che fu un flop) e che non mirava a contestualizzare gli adolescenti.

    Contestualizzare, che orrore.

    • 13 anni ago

    Espressione della società che stiamo diventando. Una società media, inteso come mediocre.

    Purtroppo.

    Gianluca

    • 13 anni ago

    Ecco, che poi questi film sono i migliori (caso strano) per costruirci sopra discussioni interessanti, tipo questa.

    Questi film sono espressione di qualcosa, sicuro. Cosa non so…

    😀

    • 13 anni ago

    Ma sai che nemmeno sapevo fosse un tuailait style? LOL

    Mi preoccupa molto questo instupidimento compulsivo delle trame/storie. Sarà che è mimesi dell’instupidimento dello spettatore medio, che poi è a sua volta il cittadino medio…

    Ciao,
    Gianluca

    • 13 anni ago

    Nessuna ha più un cacchio di pelo sul petto. Manco la barba, a meno che tu non sia un bifolco cattivo e putrido.
    Oltretutto devono avere riserve intere di shampoo e bagnoschiuma ai mirtilli. Amanda è aliena e in quanto tale è bellissima. Secondo me potrebbe anche diventare bravina, in futuro.
    Insomma, a quanto mi pare di capire, le caratteristiche del film pseudo horror pg13 con love story annessa ci sono tutte. Nessuna sorpresa e nessun sussulto di dignità.
    Se poi plagiano pure The Village sono alla frutta.
    Però la fotografia, per quanto patinata, aveva dei bei contrasti cromatici (ho visto solo il trailer, magari poi stufa e fa invocare Dogma).

      • 13 anni ago

      @Marco
      Ma in realtà, non adoperano le lamette, secondo me. Nascono già così. 😀

      @Lucia
      Sì, la fotografia è molto bella. Però qui si torna a solito discorso: dal momento che è un film, basta guardare? 😀

    • 13 anni ago

    Oldman per me ha lo stesso agente di Paul Bettany. Ogni copione che gli propongono lo accetta. Qui nemmeno fa la fatica di cambiare espressione… Su Gillette e Wilkinson? Secondo me stanno facendo fortuna più in questo mondo che in quello, visto che i ragazzi di oggi per assomigliare a loro, stanno vertendo verso le sembianze dei Grigi: glabri, tutti occhioni e con la bocca penzolante e inebetita. Se lanceranno anche la moda della testa lucida siamo a posto!