E pensare che ho scritto tanto male di The Walking Dead. Al confronto con questo Zombie Apocalypse, TWD è il capolavoro assoluto.
Comunque, visto che sono sborone, maledetto e arrogante, posso anche affermare, con eccesso di superbia, che il nostro Survival Blog è ancora il top in materia di infezioni, morti viventi e robe simili, dopo il maestro Romero (quello tra gli anni ’60 e gli ’80, però).
Sul serio, la prima parola che viene in mente per descrivere ZA, forse un film tv, forse un pilota, forse non so cosa, è pessimo.
Non si salva niente. Niente.
E sì che il nome di Ving Rhames, lassù, tra i titoli, mi doveva insospettire. Però, l’introduzione era bella, figa, il trailer non c’è male. Ma, lì per lì, avevo peccato, non l’avevo visto per intero. C’era il Gamberone di Earl, oltre Ving. C’è una spadaccina a metà fra Catalina (sempre di Earl) e Halle Berry. e poi ci sono gli zombie. Truccati male, che si muovono peggio e che sono usciti pari pari da un videogioco anni ’80. Non inquietano neanche se ti alitano in faccia.
Apocalissi, queste sconosciute. Zombie Apocalypse è tutto ciò che TWD non ha voluto essere. A questo punto, a ragione, devo dire. Perché se l’alternativa sono 85 minuti di massacri alla come viene, dialoghi risibili, animali zombie in una CGI che definire ridicola è un complimento, allora hanno ragione gli altri, con la menata del bambino ferito, del mondo pericoloso e Shane Penitenziagite, Salvatore per la gloria mundi.
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Delirium. Il sangue è inesistente, perché fatto interamente al computer. Questi tipi qua se ne vanno in giro con una katana (Lesley-Ann Brandt, la simil Berry), un martellone (Rhames), una mazza da baseball e archi compound, conciati a un certo punto come un misto tra Robin Hood e gli elfi nei fantasy di infima lega, e girano per le strade losangeline assaliti, con comodo e di tanto in tanto, da orde di zombie, lenti e non più forti di un neonato. Ne tiene a bada cinque da solo persino Gamberone.
Miss Katana volteggia agile come un pachiderma, vestita col pantalone attillato che manda ai matti il camaraman o il regista, o tutti e due, visto che stanno sempre a inquadrarlo (dalla parte posteriore) e, nel frattempo, squarta zombie a più non posso, senza pietà, senza tregua, in luoghi strettissimi, dove far ruotare la spada è impresa impossibile e, soprattutto, senza sporcarsi di una goccia di sangue. Neanche una. Né sugli abiti, né sui volti, né per terra.
Che altro… un gruppo di zombie fatto saltare in aria con una bomba a mano lanciata come una palla da bowling (con tanto di posa plastica), il super-zombie (ricordate? Siamo in un videogioco anni ’80, modello Double Dragon, quando spuntavano i giganti da abbattere coi bidoni metallici), che resiste alle martellate del nostro possente (e bolso) Ving, e una tigre zombie.
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Ah, se per caso, in piena apocalisse doveste razziare i negozi, ricordate di fare quanto più rumore possibile e di lasciare le porte spalancate, in modo che ne possano entrare duecento, a mangiarvi. E, più importante di tutto, Romero non aveva capito un cazzo: i fuochi d’artificio non servono, basta una trombetta da stadio. Voi la usate, e gli zombie minchioni ne vengono attratti, permettendo a voi altri di fuggire.
Saggezza e immondizia a pari livello. Ovvove!
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