Terza puntata, destinazione California. Stavolta siamo a Philadelphia. Per il resto vi lascio agli SPOILERS all’interno della recensione.
Che dite, vogliamo trovarci dell’ironia sul fatto che nella città dell’amore fraterno si vada incontro alla famiglia di Cassandra? Troviamocela. Una famiglia unita, per di più. Diciamo “tenuta insieme” – che lo vogliano o no – da Tobias, il carismatico leader che ha portato la sua gente al cannibalismo per farla sopravvivere fino a oggi. I suoi scagnozzi però non riescono a prendere Cassandra ma acciuffano Addy, gli altri però vanno al salvataggio prima di Addy e poi di Cassandra che per liberare l’amica si costituisce all’amorevole seno della famiglia. Beh ve la faccio breve, alla fine i buoni vincono.
Ok, ma veniamo al punto fondamentale di questo episodio: mi è piaciuto. Ha ritmo, i personaggi iniziano a delinearsi. L’idea del cannibalismo viene gestita bene creando un’atmosfera malata. Sì, i cliché non mancano, ma sono funzionali. Inoltre, alcune scene da non perdere: la Campana della Libertà che rotola per strada falciando zombie come scarafaggi; la prospettiva di 10K quando spara al cecchino dei cattivi e gli trapassa la testa passando dalla bocca, centra la cisterna alle sue spalle e spunta il teschio col punteggio. Questo ragazzo è di poche parole ma offre momenti piacevolmente bizzarri. Di nuovo, il mio terzetto preferito sono lui, Doc e Murphy, che inizia a fare battute sul cannibalismo appena udita la notizia e notando il gelo fa: «Che c’è, troppo presto?» Adorabile sociopatico. Niente male anche l’attacco della camionetta seguita dagli zombie al suono della cavalcata delle valchirie, un po’ abusata ma adatta alla circostanza. Sì gente, inizia a prendermi. Pollice alto per il terzo episodio.