Ed eccoci con la rassegna degli ultimi tre episodi di Z Nation. Godiamoceli, anche perché a Febbraio tornano i bruttoni dell’altro telefilm su zombie & scampagnate & inutile spreco.
Ecco, le morti, se devo trarre le conclusioni di questa prima stagione di Z Nation, che è un crescendo fino al finale apertissimo, da cui ci si domanda come faranno a cavarsela gli sceneggiatori, direi che l’impiego dei personaggi è professionale.
Alcuni sono stati fatti fuori con una pallottola in fronte.
Alcuni vengono lasciati per strada.
Alcuni mutano, addirittura pelle.
Non ci si annoia mai. Al contrario, si ha sempre il timore che i nostri preferiti, che abbiamo imparato ad amare puntata dopo puntata, ci possano lasciare le penne.
La Asylum ha giocato con noi a carte scoperte, probabilmente è stato il suo punto di forza, la consapevolezza di non poter fare peggio di quanto non avessero già fatto, tipo col tornado di squali; da un lato credo che questo li abbia liberati dalla paura di sbagliare, e soprattutto dalla necessità (?) di darsi un contegno, di spacciarsela da grandi autori.
E così, il risultato è di sicuro il telefilm di zombie più divertente che si sia mai visto finora. Ogni paragone con quell’altra robaccia che tutti noi conosciamo è volutamente voluto.
Ma veniamo agli episodi:
Episodio 11
C’è una rediviva e invecchiatissima Kelly McGillis, che è leader di una comunità fortificata di sole donne. O meglio, i maschietti ci sono, ma vengono spediti via, con zainetto e una borraccia, a cercare i loro padri, nella città vicina, strapiena di zombie.
La retorica che vuole ogni comunità sopravvissuta a una apocalisse zombie come una comunità deviata qui non fa eccezione, anche se la storia è giocata con insospettato realismo. Infatti la suddetta comunità, lungi dall’essere solo ennesimo incontro-scontro aleatorio e inutile, è strumentale all’anticipata crisi nel rapporto tra Addy e Mack.
In più, è realistica nella gestione e nelle conseguenze: l’influenza, ai limiti del soggiogamento della leader McGillis su Addy è tale che quest’ultima si separa dal gruppo. Parimenti, la forza della comunità, armata fino ai denti, è tale da sconsigliare qualsiasi salvataggio eroico.
Ecco ciò che dicevo prima a proposito di sacrificio di personaggi. Addy decide su due piedi di lasciare il gruppo, con motivazioni che per quanto ci facciano odiare la situazione, sono assolutamente realistiche.
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Episodio 12
Quasi un filler, che concude poi al gran finale. Il gruppo incontra un altro gruppo di superstiti e Murphy viene rapito non già per completare la missione di scortarlo a Los Angeles, quanto per sfruttare il suo innato dono che lo protegge dagli zombie per penetrare all’interno di un istituto farmaceutico pieno zeppo di cannibali e rubare così indisturbati tutte le scorte di acidi e farmaci ancora rimaste, nell’apocalisse una delle poche, accanto al cibo, monete di scambio ancora in vigore.
Tra parentesi, zombie strafatti di viagra e altre pillole blu, cosa che li rende particolarmente scattanti e anche caratterizzati da un insano appetito sessuale.
E con gli zombie sessualmente attivi possiamo, come dice Doc, affermare di averle viste proprio tutte. Non si va più in là, in fatto di zombie. Forse.
Pur trattandosi della Asylum.
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Episodio 13 – finale
Asylum che infatti mostra di non aver mostrato neanche una piccola parte del tutto, e che ci presenta, per il gran finale, una soluzione pseudoscientifica all’origine della pandemia zombie: un cocktail di virus o di batteri, raccolto da malati in giro per il mondo da un sordido individuo per non si sa quale esperimento scientifico.
Le cose, lo sappiamo, sono sfuggite di mano.
Citizen Z guida, per errore, i nostri in un complesso sotterraneo dove la Dottoressa che nel pilota ha reso Murphy il paziente 0 iniettandogli un vaccino sperimentale si dice stia aspettando lo stesso per sintetizzare un vaccino. Non più Los Angeles, quindi.
Ma è una falsa pista, perché i nostri cadono a pesce nelle fauci del sordido individuo che ha dato origine a tutto.
Murphy pian piano scopre non solo di essere immune agli zombie e di risultare a essi per lo più indifferente, ma di poterli anche controllare. Inoltre, il suo morso ripara dalla trasformazione post-mortem, ma non solo, sembra sia in grado di conferire speciali facoltà.
Inoltre, come in ogni laboratorio sotterraneo che si rispetti, anche in questo complesso venivano effettuati terribili esperimenti sugli zombie, alcuni trasformati in creature sovrumane, in perfetto stile Resident Evil.
Forse intravvediamo il terribile destino dello stesso Murphy, bloccato in un corpo che si sta disfacendo giorno dopo giorno, ma che non può morire.
Sul finale, il tentativo di abbandonare con la forza la struttura di sicurezza fa scattare una misura automatica che prevede il lancio di missili nucleari per evitare il diffondersi incontrollato del virus. C’è da chiedersi come mai tale misura non sia scattata prima, all’origine dell’epidemia.
Sia come sia, finale aperto, con una dozzina di missili che stanno per cadere sul rifugio artico di Citizen Z.
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Ok, cosa dobbiamo dirci che non ci siamo già detti?
Z Nation è personaggi adorabili, che amate episodio dopo episodio: un gruppo eterogeneo che però assume via via una propria identità nelle singole individualità.
Una serie sempre in bilico tra momenti di horror puro e satira del genere stesso, che non si prende mai dannatamente sul serio, e facendo questo, risulta essere credibile e divertente.
Non un momento di noia che sia stato uno. Episodi uno diverso dall’altro che hanno toccato vette pulp, ma anche intimismo e sfumature surreali (i già citati viagra-zombie e quelli radioattivi).
Attori affiatati, che sono cresciuti insieme ai loro personaggi.
Probabilmente, ancora non ci sono date certe, rivedremo tutti in una seconda stagione.
Li aspettiamo.
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