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We Can Remember It for You Wholesale

Ho visto Total Recall (2012), remake di Atto di Forza (1990), e poco dopo m’è venuta voglia di confrontare i due film e il racconto di Philip K. Dick, We Can Remember It for You Wholesale, pubblicato nel 1966 su The Magazine of Fantasy & Science Fiction, dal quale entrambi i lungometraggi sono tratti.
Di solito non lo faccio mai, considero film e romanzi a sé stanti, i primi sottoposti a scelte che ne determinano variazioni inevitabili, perché non possono certo durare quanto la loro controparte scritta. In questo caso accade il contrario.
Il racconto di Dick, tradotto in Italia coi titoli più svariati Ricordi per tutti, Ricordi in vendita, Ricordiamo per voi, Chi se lo ricorda, è breve, una ventina di pagine: innesta uno spunto su una storia che sa, fondamentalmente, di fuga dalla noia e routine quotidiana e che finisce per interessare la sopravvivenza dell’intero pianeta Terra.
Stiamo parlando di Dick, non di uno qualunque.
Gli bastavano venti pagine, per capovolgere la prospettiva da un cubicolo di appartamento, diviso con una moglie fredda e altera, Kirsten (al cinema prima Sharon Stone, poi Kate Beckinsale) al destino della specie umana, legato indissolubilmente a un solo uomo: Douglas Quail (poi diventato Quaid).
Poche frasi, e Dick ci mostra la megalopoli e il disagio che da esserne parte deriva.
Sappiamo che la razza umana è giunta sulla Luna e su Marte (Dick l’ha scritto nel 1966), e che è riuscita a colonizzare anche il fondo degli oceani, molto più interessanti che il deserto rosso marziano.

***

Ma Douglas Quail ha un sogno, un’ossessione, vuole visitare Marte. Ma siccome non ha soldi a sufficienza, decide di farlo nell’altro, unico modo possibile, la Rekal (da pronunciarsi recall), un’azienda che garantisce impianti di ricordi reali, meno deteriorabili rispetto alla vera memoria. In pratica vende vita vissuta, senza che si sia costretti a esserne protagonisti, con tutti i rischi.
Il pacchetto prevede essere un agente segreto su Marte; la Rekal provvederà a fornire a Quail una serie di souvenir, cartoline, gadget, memento del soggiorno marziano, persino ricevute del conto dell’albergo, che andranno a solidificare l’impianto mnemonico. Il cliente verrà riaccompagnato a casa in taxi (fa piacere notare che  Verhoeven, nel suo Atto di Forza, s’è mantenuto fedele al testo introducendo i Robo-taxi, androidi di servizio non proprio efficienti, come appaiono nel racconto) e non ricorderà mai di essere stato alla Rekal.
E già questa prospettiva, del tutto assente dalle versioni cinematografiche, implica un’ampiezza di temi, e implicite conseguenze, non proprio banale.
Tutto il testo è incentrato, infatti, sui falsi ricordi che la tecnologia applicata dalla Rekal (ma che evidentemente è a disposizione di chiunque riesca a usarla) contribuisce a elaborare. Ne consegue che chiunque, nella realtà tracciata da Dick, non possa essere sicuro di ciò che è reale, non possa distinguere in alcun modo, supportato com’è dalle prove fisiche che gli vengono fornite, i ricordi artificiali da quelli vissuti davvero.
I ricordi non sono altro che impulsi elettro-magnetici di parte del nostro cervello. Qualitativamente, poco importa se li abbiamo generati in seguito alle nostre azioni, o se sono stati scritti da terzi.

***

L’idea di Dick è lineare, espone il significato di reale, lo analizza, ne mostra l’incoerenza e lo critica, per ben due volte, anche se a netta preferenza di quest’ultimo rispetto alla finzione. La realtà, in questo racconto, è più forte, prende il sopravvento. Douglas Quail è stato davvero su Marte, e il suo desiderio di andarci altro non è che l’esigenza del suo subconscio di ristabilire il giusto ordine (e importanza) dei ricordi.
Ma il viaggio su Marte è solo un miraggio, non accadrà mai, perché è già avvenuto.
La mente di Quail è dunque la vera protagonista. Non ci addentriamo mai in una realtà fittizia, o nei suoi ricordi, se non dalla sua voce. Quail è un vero agente segreto, ci sa fare con le armi, nasconde tanti panni sporchi, mascherati da ricordi d’infanzia. Alla fine, quello che sembra un giochino innocuo, sul quale innestare l’ennesima variante di vita che gli permetterà di dimenticare tutti questi contrattempi e ricominciare una nuova esistenza, non è infatti un eroe disposto a morire per un ideale, ha ammazzato un uomo (facente parte di un movimento politico su Marte) e vuole solo cancellarlo, si rivela essere ricordo tragico, le cui implicazioni sono, forse, fatali per l’intera razza umana.
E questo è quanto. Vi linko l’analisi di Atto di Forza e domani sviscereremo il remake, Total Recall, tentando di capire il perché un tema così affascinante come il concetto di reale sia stato svilito in una giostra di sciocchi inseguimenti, addotti da motivazioni risibili, che vanno a infrangersi sul sorriso di Jessica Biel (bellissimo).

Recensione di Atto di Forza

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    • 12 anni ago

    Oh, piccolo off topic.
    Ti ho preparato alla svelta QUESTO. 😉

      • 12 anni ago

      Oh, grazie, Luca. Magnifico! 😀
      (sto tentando di scrivere la rece di Total Recall, ma stamattina non va… ^^)

    • 12 anni ago

    […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

    • 12 anni ago

    No, ma infatti: non è un difetto. Mi sono spiegato male. 🙂
    Dick era un grande, nel porsi continuamente quella stessa domanda.

    • 12 anni ago

    Temo carrettate di insulti, ma devo proprio dire che a me Dick non piace. Arrivo a preferire i film tratti dai suoi racconti ai racconti stessi. Non c’è bisogno che mi diciate che è colpa mia, che sono troppo pigro per ricercare il messaggio nascosto nel testo, che non colgo i riferimenti alle tematiche sociali e mistiche: lo so da me. E qualche volta li colgo pure. Fatto sta che trovo i suoi romanzi noiosi (ammetto di averne letto solo qualcuno), scarsamente comprensibili, e spesso troppo pretenziosi. Ho letto anche il racconto in questione, e l’ho trovato inferiore al film. Ebbene, sì, anche perchè Atto di Forza è stato per un bel pezzo il mio film preferito, da ragazzino.
    Proprio per questo sono mooolto restio a guardare il remake.

      • 12 anni ago

      Su questo punto, lo “scarsamente comprensibile”, mi sa che non andremo mai d’accordo. Non è dovere dell’autore farti capire cosa ha scritto, o se ci sono significati nascosti. Questo se, nella stesura, egli ha rispettato le norme basilari del linguaggio, ovvero se si è espresso correttamente nella propria lingua. Egli è responsabile solo di ciò che scrive, non di come viene capito o non capito. E in caso non venga capito, non è un difetto, perché le norme, ovvero la correttezza grammaticale e sintattica, sono state rispettate.
      Trovo francamente stancante questo tipo di osservazioni, oltre che poco fertili.

        • 12 anni ago

        È giusto conoscersi. Per me, la questione si può anche chiudere qua. ^^
        Non ho MAI cancellato un commento, dal 2009, nonostante quello che si possa pensare in rete, dove si fanno chiacchiere da circolo dell’uncinetto.
        Né, è importante dirlo, attaccato qualcuno a livello personale.
        Se hai ancora opinioni contrarie su questo o altri post, rispondi pure, se ti va. Se avrò da contestare, io risponderò. E pretendo lo stesso trattamento, quando commenterò sul tuo blog. 😉

        • 12 anni ago

        ok, allora il punto è che stiamo facendo un incendio da una candela. La tua prima replica mi era sembrata un attacco diretto, come dire “evita di lasciare commenti per dire cretinate”. Mi dispiace di avere frainteso.

        • 12 anni ago

        Non ho mai ritenuto offensivo il commento. Anche questa, “offensivo”, è una parola che hai introdotto tu. Il punto è che trovo stancante quel punto di vista. Nella fattispecie anche tuo. Ma non trovo stancante te.

        Io sono abituato a parlare chiaro, in modo diretto. E qui si contestano, o si condividono opinioni personali, credevo fosse implicito.
        Non è che, essendo una tua opinione, io taccio. Se la trovo stancante lo dico. Avrei potuto indorare la pillola definendola “poco riposante”, ma a che pro? 😀 In sostanza sono contrario, per i motivi che ho espresso.

        La tua insinuazione/frecciatina sulla moderazione la trovo, invece, offensiva. E essendo un blogger pure tu, capisci pure il perché.

        • 12 anni ago

        Vorrei solo capire in che modo il mio primo commento ti ha offeso, visto che non è perchè esprime un’opinione diversa dalla tua. Il secondo è solo una replica alla tua risposta. Ti ricordo che sei stato tu a dire che trovi la mia osservazione “stancante, oltre che poco fertile”, mentre a me sembrava di non aver attaccato nessuno.

        • 12 anni ago

        “Non vorrei che finissimo per litigare, non è mia intenzione lanciare flame di alcun tipo. Ho solo scritto la mia, per amor di discussione, come fa chiunque scriva un commento. Poi se non vuoi che ti mettano commenti contrari alle tue opinioni inserisci la moderazione.”

        E meno male che non vuoi lanciare flame. Mi accusi di non voler sentire opinioni contrarie? Cos’è questo, se non lanciare flame?
        Il fatto stesso che il tuo commento sia ancora lì, e parlo del primo, non di questo, è una risposta alla tua perplessità.

        • 12 anni ago

        “Trovo francamente stancante questo tipo di osservazioni, oltre che poco fertili.”
        Non vorrei che finissimo per litigare, non è mia intenzione lanciare flame di alcun tipo. Ho solo scritto la mia, per amor di discussione, come fa chiunque scriva un commento. Poi se non vuoi che ti mettano commenti contrari alle tue opinioni inserisci la moderazione. Ho anch’io un blog (mooolto meno seguito di questo) e se qualcuno mi commenta “contro” non mi dà fastidio, anche perché non possiamo avere tutti le stesse idee.
        IO penso che l’autore, quando non è uno di quelli che “scrive per se stesso”, abbia il dovere di rendere le sue trame comprensibili per chi le legge. Il che non vuol dire scrivere per gli idioti, solo non lasciare troppi buchi o parti oscure. E questo è un punto. Poi c’è anche chi, apposta, scrive trame appositamente oscure, non per pigrizia o supponenza ma per lasciare aperte al lettore diverse interpretazioni, diversi livelli di lettura. Dick probabilmente fa così, ma essendo che io trovo il suo stile di scrittura noioso non ho mai avuto voglia di approfondire.
        Ti prego di notare che ho sempre parlato di “me stesso”, si tratta di opinioni personali, che non sto cercando di rivendere come verità assolute.
        Il Moro

    • 12 anni ago

    Anch’io ho opinioni non univoche su Dick.
    Se Tempo fuori luogo mi è sembrato un gioiello, Cacciatore d’Androidi mi ha annoiato a morte.
    E Total Recall, in effetti, non aveva che una spolverata del Grande Dubbio che il vecchio Philip insinuava in ogni sua pagina: ma è tutto vero?
    Non mi aspetto un granché da questo remake, ma un paio d’ore del mio tempo gliele concedo volentieri. E aspetto comunque la tua recensione. ;9

    E, dove pensavi di scappare: sei stato nominato.

      • 12 anni ago

      Be’, quello rientra nelle ossessioni scrittorie, i temi ai quali gli autori sono affezionati. Non ci vedo un difetto, in fondo, ma coerenza. ^^
      Il film è… bruttarello. Ma ne riparliamo domani o dopo che l’hai visto.

      Riguardo al meme: OMG :O

    • 12 anni ago

    Atti di forza film mi era piaciuto.
    Mi piacciono anche i racconti di Dick. Certo mi ricorda un chirurgo talmente è preciso e lucido nelle sue descrizioni che a volte mi sembrano fredde. I film sono danno un’altra sensazione. Quando ho visto Blade Runner la prima volta non sapevo fosse di Dick e ne uscì dal cinema esaltato. Certo quando lessi il romanzo Ma gli androidi sognano pecore elettriche rimasi sconcertato.
    non ho ancora visto il remake, ma probabilmente mi capiterà di vederlo

    in ogni caso il mio apprezzamento c’è, si aper i libri sia per i film anche se vanno affrontati in contesti diversi

      • 12 anni ago

      Cacciatore di Androidi è un ottimo romanzo. Diverso da Blade Runner, e forse bello anche per quello. Sono opere uniche, e affrontano lo stesso aspetto, il significato dell’esistenza, da punti di vista opposti e con opposti sentimenti.
      Magnifici.

    • 12 anni ago

    Ammetto di aver smesso di guardare film tratti dalle opere di Dick. troppe volte mi sono ritrovato con una pochezza tale, se paragonata al testo scritto, che difficilmente potrei ingoiarne altra.
    Ma è anche vero che alcune (poche in verità) si sono rivelate meno peggio di quello che pensavo.
    Sono di parte, lo so. Amo Dick, ho letto praticamente tutto, e non mi sono mai annoiato. Ogni volta che leggo un nuovo racconto penso “ehi, ma qui ci scapperebbe un film da paura!”. Ma poi ci penso e mi rendo conto che non sarebbe mai possibile, non con le mentalità di oggi, puntate all’eccesso, all’impatto visivo e poc’altro.
    Cosa devo dire, sono estremista? Sì, è vero, ma non ci posso fare nulla…
    Dick è uno degli autori più abusato degli ultimi vent’anni… sarebbe ora di lasciarlo in pace!

      • 12 anni ago

      O di prenderlo sul serio… 😀
      Però, io difendo a spada tratta Blade Runner. Lo faceva anche Dick, dichiarandosi esterrefatto (in positivo) di ciò che Ridley Scott e la sua banda erano riusciti a fare, conseguenze e riflessioni alle quali neppure lui aveva pensato. 😉

        • 12 anni ago

        Appunto!
        O lo si prende sul serio, cercando di esporre quello che davvero è racchiuso nelle sue opere, o nisba!
        Blade Runner è forse il top, anche se differente dal testo. E con questo non voglio certo dire che sia brutto. Solo diverso…

    • 12 anni ago

    Uno dei pochi racconti di Dick che mi piace davvero.
    Snaturato da entrambe i film (è una deduzione, visto che il remake non l’ho ancora recuperato).
    Il punto è che la verzione con zio Arnold funzionava come funzionavano sempre quei film. Sarà stata l’ironia di fondo, o forse gli attori sempre brillanti, chissà.
    Sta di fatto che uno scrittore cervellotico come Dick è sempre stato banalizzato in ogni trasposizione cinematografica, anche le più pretenziose.
    Nessuno si è mai avventurato per davvero nelle tematiche che trattava – il concetto di realtà, l’essere osservati/manipolati da forze superiori etc etc.
    Forse sono semplicemente argomenti troppo complessi da venir affidati al grande schermo, chissà.

      • 12 anni ago

      Kubrick ci riusciva. Il nodo della questione sta nella “destinazione d’uso”, ovvero se si stabilisce a priori l’obiettivo del film. Veroheven voleva fantascienza d’azione, da lì la scelta di Schwarzenegger, che portava soldi a palate. E che, guardando ai dettagli, resta secondo me più fedele al racconto, almeno nell’ambientazione.
      Dick io lo considero uno scrittore a tutto tondo, al di fuori dal genere, ma che usava tematiche tipiche della fantascienza per analizzare la società. Insomma, uno con le palle. 😉

        • 12 anni ago

        Ci riflettevo ieri, sulla tecnica scrittoria di Dick. E concludevo che, alla fin fine, scriveva come cazzo voleva, fregandosene. La cosa migliore. 😀

        Non credo vogliano rifarlo, ma… meglio non invocare demoni troppo potenti. Stephen King s’incazzava quando gli snaturavano una storia, e ora che è un supersovrano dell’universo, non c’è limite a ciò che può fare. 😀

        • 12 anni ago

        Dick l’ho sempre digerito male.
        Gli riconosco una visionarietà eccezionale, forse irraggiungibile. Eppure come tecnica di scrittura -così faccio inorridire qualcuno- secondo me era mediocre. Salvo che poi in alcuni casi raggiungeva vette altissime, non si sa come!
        Insomma, rapporto di odio-amore tra me e lui.

        Sul cinema nulla da dire, hai ragione.
        Però, ripeto, da profano credo che i film degli anni ’80, pur banalizzando molti romanzi a cui erano ispirati, funzionavano perché erano brillanti, vitali, ironici.
        Penso anche a The Running Man, così lontano dal bellissimo romanzo di King, eppure a suo modo “diversamente bello”.
        Lo rifacessero ora…
        Non lo rifanno, vero?

    • 12 anni ago

    anche i post in due puntate?!?!

      • 12 anni ago

      bieca strategia di marketing. 😉