Underground

Vampire: The Masquerade

Logo della Camarilla a cura di razielionutz (DeviantArt)

C’è un’ambientazione che mi ha conquistato cinque minuti dopo averla provata: quella di Vampire The Masquerade, edito dalla White Wolf, poi approdato sui PC con l’ausilio della Troika, nel videogioco più buggato dell’universo conosciuto, Bloodlines.
E pensate quanto debba essere stata forte, la passione per quelle atmosfere, che nonostante i bug, nonostante s’inceppasse nei momenti topici, ovvero nel mezzo dei combattimenti o di una fuga, nonostante l’asse di legno inamovibile del tempio Kuei-jin a Los Angeles mi tenesse lontano dal combattimento, pregustato e fantasticato, con Ming Xiao trasformata in polpo gigante e nonostante i manuali delle regole non fossero poi ‘sto granché, sono ancora qui online che ogni tanto m’informo sui progressi delle varie mod sviluppate dai giocatori. Altri appassionati come me che per anni hanno messo le pezze (letteralmente) a tutti i difetti del gioco originale, correggendone, oltre ai bug, l’illogicità di alcuni dettagli e poi sviluppando nuovi contenuti, o sbloccando quelli già esistenti e mai completati, perché quel gioco così amato non debba finire mai, pur conoscendone a memoria ogni dettaglio, pur avendo un sistema di gioco e caricamento che Elder scrolls II, col suo mezzo milione di npg, lo lascia lì, anni luce indietro, a Bloodlines.
E tuttavia, lo si ama.
Come non amare un gioco che inizia con una carrellata cinematografica su una stanza da letto in un appartamento sporco, che mostra dettagli come confezioni strappate di preservativi, manette e reggiseno gettato sull’abat-jour?
È il vero leit-motiv del World of Darkness, più dell’esistenza delle creature della notte, la decadenza. il tessuto della realtà alterato, o meglio consumato dalle pulsioni della carne, visto attraverso gli occhi di esseri che non guardano più al tempo con paura, perché esso non conta più: i vampiri.

true story

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E il gdr, per coloro che non difettano di fantasia, è lo stesso. Stessa fragranza che sa di fiori marci, a patto di saper gestire e ignorare, quando occorre, l’immane mole di informazioni dispensateci nei millemila manuali. Regole di gioco pochine, ritratti e scenari tendenti all’infinito, fatti a uso e consumo dei giocatori deteriori, che poi sono quelli che leggendo questo post, s’incazzeranno non trovandosi d’accordo col mio menefreghismo.
Ma prima, un passo indietro.
Ne discutevo poco fa con qualche amico che passa di qui: il gioco di ruolo, per certi versi, è letale.
Vampiri è più pericoloso degli altri, perché più in grado, rispetto a altri, di causare trasformazioni caratteriali in chi lo pratica, o di assecondarne le nature frustrate? Non lo credo.
L’ambientazione ha un fascino decadente, quindi, non necessariamente dannato. Almeno per chi non prende alla lettera la dannazione. Scopo principale di Vampiri, come di tutti i giochi di ruolo, è divertirsi. Se il divertimento viene meno, allora avete un bel problema.
Ma non divaghiamo.
Considero Bloodlines una perfetta trasposizione del gdr. Tale da consentire di parlare del gioco di ruolo evitando di richiamarsi a partite private, che non interessano a nessuno, ma a una storia nota a tutti, quella di un Neonato (in gergo, un vampiro appena creato) alle prese con la nuova dimensione della sua esistenza, fatta di creature simili a lui, capricciose, altere, potenti, e sì, anche di mostri.

Un bel ritratto di Jeanette Voerman, Malkavian, tra i png di Bloodlines

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Bloodlines non eccede in nessuna delle storture che normalmente rappresentano il peggio dei giochi di ruolo, e dei prodotti d’intrattenimento, in special modo film e telefilm di livello prossimo allo zero. Sentimenti, potere, rimorso per la vita mortale abbandonata, la sete di sangue e la bestia, sono tutti argomenti affrontati dal videogioco e perfettamente sfruttati, senza mai eccedere nel lirismo. Ma con una buona dose di “realismo” (se mi passate il termine) e tanto, parecchio sangue. Che poi rappresenta quel lato truculento che ho scoperto, mio malgrado, di amare da un punto di vista narrativo.
Non è, quella di Vampiri, un’ambientazione facile, per adolescenti romantici o per potenziali frustrati: è il gioco degli immortali. Dalle origini fino alle Ultime Notti. Perché, sì, tocco di classe, su quella consunzione generale, su quelle notti buie e corrotte grava la minaccia finale, la Gehenna, l’apocalisse, anche e soprattutto per gli immortali, le cui tracce si rinvengono nel manifestarsi della debolezza del sangue (thin blood); sangue da cui e attraverso il quale, si propaga la maledizione.
E la domanda è: quali motivazioni potranno mai avere gli immortali, quali motivi? Cosa c’è di divertente, nel gestire personaggi così potenti?
La stessa domanda che mi sono posto io quando mi apprestavo a giocare. Poi è subentrata quella particolare mitopoiesi di matrice cristiana, i Vampiri che discendono da Caino e compagnia danzante, e tutte le leggende relative ai tredici fondatori dei tredici clan, seguendo l’idea di un passato (e quindi di un gioco) che non dev’essere necessariamente gotico, pur avendo a che fare con creature intese per lo più in quel modo (negli stereotipi beceri), ma che si perde nel mito e nei deserti della Palestina (anche), per creare la propria struttura, la propria storia unica, attraverso ogni singolo clan e discendente da essi.

Therese Voerman e sua sorella Jeanette

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Sempre di gioco si tratta. Non sto qui a sostenere l’accuratezza storica e la credibilità dello scenario, che si fonda non su miti della letteratura sommersa (Cthulhu), ma su un mostro medievale, aggiornato al vittorianesimo e quindi all’età moderna, ma ne difendo il fascino. E perché no, anche il sistema di gioco, che spinge (o almeno dovrebbe) a evadere dai meccanismi che riducono tutto a un tiro di dado e consiglia una esperienza di gioco più immersiva, che guardi alla storia, alla qualità dell’intreccio, più che alla scheda del personaggio.
Ma non parliamo di finire per vagare nei cimiteri ululando alla luna (citando Adso da Melk), parliamo di musica, la spettacolare colonna sonora di Bloodlines ispirata a Vampiri e al World of Darkness e di atmosfera, di vampiri violenti e corrotti, dandy o manipolatori, stregoni e pazzi fottuti. Materiale per un telefilm epico, se solo ci si decidesse a fregarsene di ciò che la gente vuole vedere per dare loro ciò che mai si aspetterebbero di vedere.
Per la cronaca, un telefilm su Vampiri è stato già fatto, negli anni Novanta, con le conseguenze tragiche che potete immaginare, figuratevi che tra i produttori figurava Aaron Spelling, quello di Beverly Hills 90210. E vi ho detto tutto.
Ho scritto questo articolo per diverse ragioni:
a) perché mi accingo a riprendere a giocare. Niente travestimenti idioti, niente drappi neri alle finestre e ceri neri accesi, solo una gran bella storia e il gusto di vederla svilupparsi partita dopo partita.
b) credo che tutti i videogiocatori debbano provare Bloodlines, che è sì un rpg, ma è soprattutto, anche lui, storia, narrazione e atmosfera.
c) è sempre bene ricordare le cose belle, per difenderle dalle storture con le quali vengono tramandate da altri. Se al mondo ci sono giocatori sciocchi, non è colpa di Vampire The Masquerade, ma della pochezza di chi lo adopera.
d) perché è sempre bello tornare a quel mondo decadente e piovoso, e con quello stesso scenario combattere gli spaventosi cliché sui vampiri. E ascoltare della buona musica.
e) riferendomi al videogioco, perché trovo irresistibile l’idea di incontrare ancora una volta VV nel suo club di lapdancers in quel di Hollywood, a fianco al sottobosco maleodorante dei peepshow.
Un gioco che è un film.

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 12 anni ago

    Mai giocato di ruolo e su Vampire : The Masquerade sono ignorante come una capra. Però l’ambientazione che descrivi mi attira parecchio… Mi sta venendo voglia di provarlo il gioco (la versione live non la faccio nemmeno da morto!)

      • 12 anni ago

      Io consiglierei prima il videogame (provvisto di tutte le patch a disposizione), per abituarsi all’atmosfera e poi il gdr. Ne vale la pena. 😉

        • 12 anni ago

        Tra l’altro, il videogame è un gdr, ma si può giocare sia in prima persona (per le sequenze con le armi da fuoco, o anche normalmente) che in terza, ovvero col personaggio visibile.

        • 12 anni ago

        Infatti io pensavo proprio al gioco. E più per l’atmosfera da noir sporco che per i vampiri…

    • 12 anni ago

    Vampire: The Masquerade è sicuramente il GDR per il quale ho più materiale a disposizione. Ho iniziato a giocare nel 1995 direi come Storyteller. Sicuramente l’influenza di MRH si fa sentire nella prima edizione. Con la seconda si sono create delle modifiche per allontanarsi da un’idea troppo politica ma purtroppo le basi erano state gettate e la White Wolf rischiava di perdere una fonte di guadagno incredibile all’epoca e per l’epoca.
    Cmq il gioco lo fa lo Storyteller. Se le idee sono buone si possono sfruttare ovviamente occorre evitare di sentirsi uno di quei “Baldi giovani biondi che si sono sacrificati per i loro ideali” Come MRH diceva in apertura di “Charnel Houses of Europe: The Shoah” poi ritirato dal mercato.

    Ho giocato con giocatori esperti e normali ma anche con fusi di testa che vedevano Vampiri come uno Shoot ‘Em Up. Una cosa che ho notato è che ultimamente i giocatori giovani vedono tutto come in PS2 o PS3… non giocano cercano di fare punti.

    Ho giocato by mail, da tavola, dal vivo, in Secoli Bui, in era contemporanea. E gli 11 faldoni di regole mi ricordano tutti gli intrecci per il World of Darkness.

      • 12 anni ago

      Ecco, di sicuro occorre equilibrio. Io ho iniziato a giocare molto più tardi, credo con la terza edizione, quella precedente a Requiem, che in ogni caso non ho gradito per nulla, pur trovando interessanti i gruppi descritti, si sentiva molto, in quest’ultima, la mancanza dei clan. ^^
      Di MRH non so quasi niente, e forse è stato meglio così. ^^

        • 12 anni ago

        MRH meglio perderlo che trovarlo!! XDD

    • 12 anni ago

    Dico la mia senza sembrare troppo di parte. Parlare di Vampire come un gioco di ruolo è esatto a metà. Dio, rientra nella categoria se vogliamo, anche se si fregiava di essere un “gioco di narrazione”. Infatti, guai nel mio circolo a chiamare Master quello che era il Narratore. Non so se hai avuto modo di vedere il cappellino per il Narratore, un accessorio che non ho mai preso, ma esisteva.
    La differenza è che, come facevi notare tu, le regole e le meccaniche erano ridotte all’osso, per lasciare più spazio all’ambientazione che altro. E ti do ragione nel dire che era pesante e poteva portare cambiamenti caratteriali nei giocatori. Un gioco alienante, in cui ci si calava nella parte, cercando di portare a casa la pelle e vivere questa seconda vita. Poi c’erano quelli che lo giocavano come hack n’ slash, cercando di tramutarlo in un gioco di “spaccaspacca”, e ci facevano un po’ compassione, perché ritenevamo che non avessero capito nulla.
    Come detto da Davide, l’influenza della Rice, ma anche di Polidori, Stoker e altri, si fa sentire, oserei dire per fortuna. Il vampiro della (prima) Rice aveva la logica e l’umanità adatta per essere interpretato al tavolo.
    In conclusione, visto che sto scrivendo un commento lungo come non mai e sai che io li odio, ti segnalo il gioco Vampire: The Redemption, che io ho preferito a quello della Troika, anche se più vecchio. Fine. Scusa.

      • 12 anni ago

      E di che?
      Conosco Redemption, l’ho giocato e apprezzato, ma lo reputo troppo legato all’idea romantica di vampiro che non mi piace. Ho preferito di più le ultime notti ritratte a Los Angeles.
      Credo però che sia bene fare una precisazione, Vampiri è un gioco diverso dagli altri, e che può creare problemi. E lo so perché ne sono testimone, ma non è questo il punto, quanto il rivendicare una sana giocata contro elementi, purtroppo, che mandano tutto in vacca. E non dev’essere l’ambientazione o il gioco a pagare per questo. Però, negare che ci siano, questi personaggi, è altrettanto sbagliato, no? Che poi, esistono in Vampiri come in tutti gli altri giochi di ruolo. Forse il fatto che sia di narrazione (appunto per quello parlavo di godersi la storia raccontata) accentua questo tipo di problemi? Non lo credo, come ho scritto, però che esistano, questi problemi è certo, pur non rappresentando la maggioranza dei giocatori, ovviamente.

        • 12 anni ago

        AHAHAHAHAHAHHA XDDD
        Ho capito perfettamente i tipi. Li ho conosciuti. 😀

        • 12 anni ago

        Ca@@o, una volta ho detto: “Okay, però dopo mi devi un favore”
        Non l’avessi mai detto! Mi hanno fatto tirare su Umanità perché il Favore era una cosa che non si chiedeva mai!

        • 12 anni ago

        Sì, alla fine ci siamo capiti. Mi riferisco alla stessa cosa, ovvero i talebani del gdr (qualunque), che poi sono la morte di ogni gdr. Perfetto. 😀

        • 12 anni ago

        No, no, forse mi sono spiegato male io (o forse non l’ho detto bene), c’erano persone che ci credevano troppo e ne facevano quasi una religione. L’ossessione era arrivata a livelli grotteschi. In versione live poi, era una cosa che scadeva davvero nel ridicolo. Tutti in cu@o alla Masquerade, arrivavano conciati come a carnevale, pensando di fare gli originaloni.
        Ho capito il concetto, o sto continuando a parlare di un’altra cosa? 😀

        • 12 anni ago

        Sì, ma ti riferisci ancora a metodi di gioco rigidi, ma accettabili, almeno finché non diventano la norma. Io mi riferisco a certi tipi di giocatori davvero al limite della follia. XD
        Vabbé, forse non avrei nemmeno dovuto sollevare il problema nel post, me ne scuso. 😉

        • 12 anni ago

        Ricordo le diatribe tra chi faceva cronache troppo “spacca” e chi invece le faceva molto interpretate. Una cosa che non sopportavo e che mi portò ad allontanarmi, è che si era arrivati a un livello tale, che non c’era spazio per la battuta, lo scherzo, il relax. Sbagliavi parola, e zac, era la fine. Per non parlare dei lunghissimi “fuori”. In 8 giocatori e 1 narratore era pazzesco. Si formavano i gruppi che passavano metà tempo fuori con il Narratore. Non era davvero più sostenibile.

    • 12 anni ago

    “vampiri violenti e corrotti, dandy o manipolatori, stregoni e pazzi fottuti. Materiale per un telefilm epico, se solo ci si decidesse a fregarsene di ciò che la gente vuole vedere per dare loro ciò che mai si aspetterebbero di vedere.” Be’, magari il film può piacere o meno, ma direi che Intervista col Vampiro azzeccava proprio questo bersaglio. E direi che è meglio un bel film che un telefilm, ma è questione di gusti.

      • 12 anni ago

      Sì, Intervista col Vampiro è un ottimo film. Anche se ho preferito il romanzo, guarda un po’. Mi riferivo a un telefilm, magari con più stagioni, perché questa è un’ambientazione che si presta particolarmente alle storie molto lunghe e elaborate, ideali per una serie televisiva. 😉

        • 12 anni ago

        Ah, credo di averlo adocchiato. E non mi piacque per niente. XD
        Per questo sostengo che la trasposizione più fedele è Bloodlines. 😉

        • 12 anni ago

        Moonlight, su Italia 1.
        Debole, prevedibile… ma molto prossimo a vampire, come impostazione.

        • 12 anni ago

        Ah sì? Titolo?
        E tornando a The Embraced… l’ho trovato pesante e approssimativo. ^^

        • 12 anni ago

        Kindred the Embraced.
        Ma il problema non era Spelling, era che non era il momento adatto.
        Se fosse uscito cinque anni dopo, (post-Buffy, post-Twilight) sarebbe stata un’altra faccenda.
        Ora c’è una cosa che assomiglia abbastanza a Vampire, col vampiro che fa l’investigatore… ne ho viste un paio di episodi, ed è al limite del plagio.

    • 12 anni ago

    A dirla tutta, e per ammissione dello stesso Mark Rhein*Hagen, Vampiri è massicciamente ispirato ai romanzi di Anne Rice. Una fetta consistente dell’ambientazione è rubata dal supplemento “Vampires” per Chill, e il sistema di gioco è quello di Ghostbusters, passando per Ars Magica.
    Ma nulla di tutto questo è, per ciò che mi riguarda, la ragione per cui trovo Vampires abominevole.
    Il motivo è che si tratta di un gioco che, per sue meccaniche e per la sua carica ideologica e – ancora una volta – per ammissione dello stesso MR*H, tende a tirare fuori il peggio dei giocatori.
    Non ho detto che lo faccia, che ci riesca tutte le volte, bada bene, ma è strutturato per farlo.
    Fino alla comparsa di V:tM sulla scena, anche nel gioco più scemo (Paranoia? Tales from the Floating Vagabond? Teenagers from Outer Space?) il giocatore era sempre comunque un eroe, schierato dalla parte di principi discutibili, semplicistici, al limite del ridicolo, ma comunque positivi e costruttivi.
    Persino in Stormbringer, che pure aveva la sua massiccia dose di antieroi, persino in Warhammer Fantasy, c’era questa scintilla di eroismo.
    In Vampires no – esiste questo elemento di suprema fascinazione del Male (che poi è un male stile strega cattiva della Disney – sexy perché malvagia) che incasina il cervello ai giocatori. O haper lo meno un più elevato potenziale di incasinamento del cervello dei giocatori rispetto a, per dire Shadowrun o Star Wars.
    Che poi non succeda spesso è un sollievo.
    Ma i giochi White Wolf, fino all’uscita di scena di MR*H, hanno una agenda politica ed ideologica troppo grossolana e infantile per i miei gusti.

      • 12 anni ago

      Sorry per non aver citato la Rice. Ma il punto è che non di fascinazione del male si tratta, almeno a leggere le cose per quello che sono. Può sembrare, ma non lo è, e mi riferisco proprio a quando cito la questione “dannazione” dei personaggi. Che sono dannati, nel senso che su di loro grava una maledizione divina, ma che non devono essere necessariamente malvagi.
      Magari mi puoi dire che questa distinzione è sottile e indefinibile e, dopo tre anni online, posso pure essere d’accordo. Ma il discorso è che, secondo me, questo discorso può essere esteso a tutti i gdr, dove alcuni giocatori indulgono in certi atteggiamenti strani.
      Ma l’idea del post è un omaggio all’ambientazione, piiù che al gioco in sé. Su quello se ne può discutere.

    • 12 anni ago

    Avevo amici che giocavano a Vampiri ed era gente in gamba per la maggior parte che si divertiva e anche quando facevano dei live non hanno mai raggiunto certi comportamenti aberranti. Io invece non sono mai riuscito a giocarci anche se ero interessato perchè ogni volta succedeva sempre qualcosa che mandava a monte la campagna.Da qualche porte dovrei avere ancora il profilo mai usato del mio personaggio…

      • 12 anni ago

      Fossi in te proverei almeno il videogame, scaricandoti le patch, però. Altrimenti ti danni. 😀

      • 12 anni ago

      Vabbé, questa è sfiga. 😀
      Chiarisco, niente contro chi gioca live, ma applicata a me, la trovo una cosa ridicola. Non ci posso fare niente. Anche perché spesso si tratta di trucco scadente e ci vuole moltissima sospensione dell’incredulità per prendersi sul serio.
      Diciamo che prediligo ambientazione e storie. E basta.
      Ecco, posso dire che per giocare, specie se la storia è intricata e lunga, occorre memoria e tantissima concentrazione.
      Per me comunque non c’è molta differenza rispetto a partecipare, che so, a Due Minuti a Mezzanotte. Se l’ambientazione è figa ambientarci le storie è un piacere. 😉