Il mio post sulla progettualità futura ha destato qualche curiosità, soprattutto riguardo uno degli ebook a cui sto lavorando, il più vicino in ordine di pubblicazione: Perfection.
Che cos’è Perfection?
Come detto nel post precedente, è una notte.
O meglio, una narrazione che copre l’arco di una notte, attraverso otto personaggi, le cui storie e vicende si intrecciano.
Perfection nasce da lontano, da un racconto che postai sulle pagine di questo blog (presente in questo volume), e che costituì, di fatto, la nascita di uno scenario narrativo distopico ben delineato: un futuro inquinato, malato (visto che la parte femminile della popolazione è contaminata) e alle prese con l’intelligenza artificiale, ormai entrata nel quotidiano attraverso una serie di robot che, in ultima istanza, hanno la funzione di imitare la natura umana e di sostituire, in tutto e per tutto, le donne venute a mancare.
Lo scenario era stato ipotizzato per la stesura di un romanzo. Operazione impegnativa, per la quale, nonostante abbia già un romanzo all’attivo, non mi sento ancora adeguatamente pronto.
Così ho optato per un sorvolo della stessa ambientazione, per familiarizzare me stesso, e anche voi che mi leggerete.
Perfection è una cittadina immaginaria nel Texas meridionale: una città di frontiera americana.
Perché questa scelta?
Perché ho sempre adorato un certo tipo di cinema, certo tipo di figure, quali lo sceriffo e i suoi vice, certo tipo di locali, un diner tipico, con il pavimento a scacchiera e gli sgabelli cromati e le ciambelle di glassa rosa, un drive-in, e i microcosmi, quale può essere un paesino di 151 anime, in una valle desertica e circondato su due lati da catene montuose.
Un microcosmo isolato, ma tuttavia immerso nel futuro cibernetico comune a tutto il mondo.
Un mondo iperconnesso e problematico, dallo stile ipercromatico e vintage, associato al decadente modernismo: può capitare di imbattersi in un vecchio giradischi come in avveniristici occhiali computerizzati con cui fare di tutto, persino i bonifici bancari.
L’idea era narrare il quotidiano.
Quindi lasciare da parte, per una volta, gli individui speciali dotati di superpoteri o doti fuori del comune e descrivere persone il più possibile reali, per quanto proiettate in un mondo futuro, quindi alle prese con alienazioni che noi ancora, fortunatamente, non conosciamo. Immaginate ad esempio di avere per casa un androide che supplisce, in tutto e per tutto, al ruolo che avrebbe vostra moglie o la vostra fidanzata.
I B-Movie, quindi, quelli della fantascienza anni Cinquanta, quelli proiettati nei Drive-In che permeavano quella società di cartone e di insegne pubblicitarie dai colori sgargianti; il profumo delle torte di mele e dei dolciumi appena sfornati e serviti da cameriere robotiche.
I robot, sì.
Nei mesi precedenti ho divorato, scrivendo anche una serie di articoli qui sul blog, tutto ciò che riguardava lo stato attuale degli studi sull’intelligenza artificiale.
La creazione di un essere artificiale che sia autocosciente è ancora lontana, anni luce. E tuttavia, uno dei temi della narrativa e del cinema che più apprezzo è proprio quello dei replicanti: Terminator e Blade Runner, in primis, ma anche il recente Akta Manniskor, serie televisiva svedese, che s’è svolta in contemporanea alla stesura dell’ambientazione di Perfection.
Gli androidi che si muovono in questo scenario hanno precedenti illustri. E non nego di averli voluti omaggiare, pur conferendo, a ognuno dei miei protagonisti artificiali, personalità propria.
Infine, l’iper-tecnologia applicata al deserto, deserto che è l’habitat preistorico per antonomasia. Mi piaceva l’idea di questo ossimoro, di accostare il futuro a un ambiente ruvido e ricco di contrasti, a cominciare dalla temperatura.
Perfection arriverà a breve, entro fine novembre, in ebook. Stay tuned.