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Un corpo virtuale

skeleton (Mobile)Discutevamo, giorni fa, circa la possibilità teorica di trasferire, tramite upload, una copia del nostro cervello online, o su un supporto di silicio (leggasi processore).
Operazione invero piuttosto complicata e soggetta a infinite variabili.
Ammettendo, però, che tutto ciò sia possibile e che la mente copiata/trasferita funzioni perfettamente, che cosa otterremmo, davvero?

Tralasciando quasi subito le implicazioni morali che ciò causerebbe, cosucce del tipo:

di quali e quanti diritti dovrebbe godere questa nuova entità?

e, da non sottovalutare

cosa potremmo fare per garantire la salvezza di questa nuova entità da eventuali abusi (vere e proprie violenze) informatici?

Tralasciando tutto questo… otterremmo, probabilmente, una monade.
Senza porte e finestre.
Una mente, autocosciente, ma isolata in se stessa allo spazio esterno.

E qui subentra un discorso squisitamente concettuale, a cui tutti possono arrivare con un minimo di ragionamento.
Non parliamo tanto di autocoscienza che, come abbiamo visto, non riusciamo nemmeno a definire, parliamo di intelligenza.

virtualrealityhands-2La nostra intelligenza usufruisce attivamente e passivamente, per esplicitarsi, dei cinque sensi: vista, tatto, olfatto, udito, gusto.
Tramite i nostri organi di senso decodifichiamo il mondo che ci circonda, filtriamo la luce e distinguiamo gli oggetti, comprendiamo la direzione dei suoni, la temperatura di ciò che ci circonda e di noi stessi, avvertiamo il dolore quando qualcosa di danneggia, il piacere quando riceviamo una carezza, il sapore di un buon cibo, il tanfo di un luogo sudicio.
E poi c’è il nostro corpo. Che è il veicolo tramite il quale andiamo a spasso, a usare le nostre facoltà.

L’abbiamo già detto, ma è bene ripeterlo: la nostra essenza fisica è condizione essenziale alla nostra intelligenza.

Ma non si tratta solo di corpo fisico e di cinque sensi. Pensate soltanto a quale effetto giochino su di noi le emozioni, le scariche ormonali, la nostra capacità di ridere o piangere.

Siamo un sistema complesso. Talmente complesso che ogni qual volta andiamo a guardarci un po’ più a fondo, scopriamo che il compito che ci siamo prefissati, la creazione di un’intelligenza artificiale che ci emuli, sia una missione impossibile.
Più semplice, sarebbe, e molti studiosi lo teorizzano, riuscire a creare una perfetta copia artificiale di modelli di intelligenza animali.

I modelli animali sono meno sofisticati, meno soggetti al ragionamento, agiscono a seconda di impulsi ben precisi e identificabili, che scattano ogni qual volta subentrano i medesimi stimoli esterni.
Pensiamo all’istinto predatorio, quello che spinge i carnivori a inseguire le loro prede.
Per cui, sarebbe bene pensare di partire dalla duplicazione di un’intelligenza un po’ meno complessa, onde sperare di ottenere risultati.

Eppure, siamo affascinati dai compiti apparentemente impossibili. Altrimenti non potremmo dirci umani.
Non è un caso che gli studi sulla robotica umanoide provvedano ai prototipi tutta una serie di elementi che supportano, per l’appunto, la creazione di un’intelligenza il più possibile identica alla nostra: sensori oculari, audio, persino il senso del tatto.
Ma questo ha una duplice funzione ed esigenza, come vedremo.

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Se le cose stanno così: se l’intelligenza non può prescindere da un corpo attraverso cui esprimersi, nel caso di un upload mentale, dovremmo fornire alla neonata intelligenza un corpo virtuale attraverso cui poter continuare a esprimersi.
E non solo un corpo, ma un intero ambiente col quale possa interagire: uno scenario.
Una sorta di Second Life.

Ma andiamo anche oltre. Qualche giorno fa discutevo su facebook con un paio di amici, circa l’inquietudine che accompagna alcuni scienziati riguardo la possibilità dell’avvento di una reale intelligenza artificiale.
Paure che ben presto diventano ataviche, che portano taluni (non gli scienziati) a ritenere:

a) che la neonata intelligenza sia moralmente superiore a noi, fottuti esseri umani
b) che possa in qualche maniera ritenerci superflui, e quindi avviare una distruzione su scala globale della nostra specie, modello skynet

Modi abbastanza ingenui di rapportarsi al problema.
a) Perché, a tutti gli effetti, siamo una specie giovane e – pur se colma di individui che in una scala ideale di coglionaggine da 1 a 10 segnano sempre e comunque 11 – di successo.
Sfido chiunque altro a passare dall’affilare la selce sulle rocce a mandare uomini nello spazio in qualche decina di migliaia di anni.
Quindi, noi non siamo così male.
È che la maggioranza di noi è pigra e idiota. Ma sono dettagli che non voglio discutere in questa sede.

b) la vera minaccia rappresentata da un’intelligenza artificiale diversa dalla nostra è che essa sfuggirebbe al nostro controllo e, non essendo limitata come noi dalla biologia e dall’evoluzione, progredirebbe a velocità mai viste prima. In breve, creeremmo qualcosa che prescinde dalla nostra volontà e dal nostro controllo.
E probabilmente non vorremmo mai avere a che fare con una simile eventualità.

In ogni caso, sarebbe un’intelligenza diversa. Nulla ci garantisce che sarà automaticamente migliore di noi. Potrebbe essere peggio, e non percepire, per assenza di un corpo fisico, la medesima importanza che noi attribuiamo a certe cose, ad esempio la vita biologica.
Ecco perché è bene pensare di limitarla, esattamente come lo siamo noi.

chipbrainTornando al problema fondamentale, perché limitarsi a copiare la nostra intelligenza, ci si è domandato, insieme a quei due amici, perché non sbizzarrirsi e superare i nostri limiti?
Dandoci, che so, visione a raggi X, a infrarossi, un set di braccia in più e altre cosucce atte a migliorare il nostro involucro?

Perché variare lo schema attuale, un sistema al quale siamo giunti attraverso millenni e che noi stessi padroneggiamo nel corso di una vita intera, potrebbe voler dire andare a ritoccare anche il motore di tutto: il cervello.
Il nostro cervello non è abituato a vedere in infrarossi, o a raggi X, o a controllare un paio di braccia in più. Possiede determinate aree elette all’esercizio di un numero limitato di funzioni.
Un corpo diverso, com’è abbastanza ovvio giunti a questo punto, richiederebbe una mente diversa.

Immagine e somiglianza. Non riusciamo a muoverci di un passo da lì. Almeno se vogliamo continuare a ragionare in ambito puramente umano, come siamo abituati a fare da sempre.

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Link utili:

io9

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • Ahah in Italia farebbero comodo quegli esseri, anche se ti terrorizzano!

    Considera che molti non credono nella teoria dell’evoluzione bensì in quella della creazione (quella biblica), questo perché non si trovano gli anelli mancanti…

    Però secondo le regole dell’evoluzione, l’essere migliore si pone in cima alla catena alimentare e se dotato di intelletto (come ad esempio noi) domina e adopera a suo uso e piacere tutto “il creato”.

    In passato forse ti feci la metafora della squadra del Brasile calcio contro una delle nostre dilettanti…
    ecco tu non puoi fermare il Brasile e limitarlo solo perché deve stare al passo delle squadre dilettanti, non sarebbe giusto e sarebbe illogico (aggiungo)

    Morale della favola?
    Non esiste la morale intesa come etica nell’evoluzione, il più forte, efficiente, efficace vince!

  • Ammettendo che un giorno riusciremo nell’impresa, concordo in toto su tutto.

    Il problema principale a mio parere è scegliere come utilizzarli:

    1)Ufficio informazioni di qualsiasi genere, tramite telefono o mail o qualsiasi altro mezzo futuro (agenzia delle entrate, catasto, consulenze varie)
    2)Veri e proprio professionisti del settore per luoghi difficilmente raggiungibili o pericolosi (scenari di guerra, luoghi estremi della terra, colonie terrestri nel sistema solare e non)
    3)Macchine assassine, ovviamente un terminator fa sempre comodo e puoi sostituirlo con una copia quando vuoi, mentre con un soldato umano ben addestrato, l’addestramento dura in 26-30 anni, perché nel calcolo bisogna considerare anche l’istruzione e la crescita
    4)Strumenti per raggiungere l’immortalità ma l’abbondante letteratura di fantascienza, ci spiega che creerebbe troppi problemi

    Una volta deciso il sistema, l’insieme, il dominio o come lo volete chiamare, dopo averlo relegato e programmato a svolgere solo quello e solo in quel determinato luogo e scopo, se eventualmente crea problemi, ci sono tanti sistemi per disattivarlo e bon.

    Il problema e la soluzione vanno a braccetto e sono scenario e limitazione, proprio come dici tu.

    Io personalmente non mi porrei problemi etici, una volta creati, siamo noi i loro Dei e possiamo farci quello che vogliamo…

    Infine, vogliamo essere davvero degli Dei?

    • Sarà, ma l’idea di un’intelligenza artificiale che lavori al Catasto o all’Agenzia delle Entrate mi terrorizza. 😀

      Comunque sì, ci sarebbe anche quest’altro aspetto da considerare, quello della religione. Tutte le civiltà del pianeta hanno adorato gli dei, come spiegazione per ciò che non riuscivano a comprendere. Quindi se ammettiamo che questa intelligenza artificiale debba evolversi, essa attraverserà la fase di adorazione degli dei, cioè noi.
      Per poi magari scoprirsi migliore e più potente. Interessante…

  • Riguardo ai diritti degli “scandies” (le coscienze umane scansionate e uploadate), eviterò per eleganza di citare un mio ebook disponibile su Amazon, ma consiglio piuttosto “Daddy’s World”, di Walter Jon Williams, che è sostanzialmente una storia di abusi. La vita virtuale sarebbe non il passaporto per l’immortalità, secondo Williams, ma piuttosto il coronamento definitivo dei deliri di controllo di un saccodi gente.
    E senon l’hai ancora a portata di mano, dai un’occhiata al manuale di base di Eclipse Phase (si può scaricare legalmente in diversi formati, anche tramite torrent) – credo che la parte su intelligenze artificiali, personalità simulate e la dicotomia corpo/mente ti potrebbe piacere.

    • Oooook. 😀
      Anche io credo che sarebbe un bel problema la tutela delle IA.
      Ma citalo pure il tuo ebook, facciamo un po’ di pubblicità!

  • Quanta carne al fuoco! Io vorrei cominciare con il fare una distinzione, per me fondamentale. Ovvero tra il fare un upload di una mente umana e il provare a creare una mente nuova, autonoma. Le due cose hanno dei punti di contatto, ovviamente, ma come spartiacque è notevole.
    Nel primo caso credo tu abbia ragione al 100%, una mente strutturata per ricevere e mettere sistema impulsi sensoriali tramite una serie di canali neurali difficilmente potrebbe adattarsi ad averne meno o a non averne affatto. Credo che un costrutto del genere impazzirebbe in tempi brevissimi. Per lo stesso motivo faticherebbe moltissimo ad integrare stimoli differenti.
    Nel secondo caso si entra direttamente nella terra incognita. Ammettendo anche di essere in grado di acquisire qualsiasi tipo di stimolo e di aver creato qualcosa in grado di integrarli, si pone il problema della struttura cognitiva (i.e. il sistema operativo). Come minimo dovremmo ritardarne enormemente la velocità, per metterla alla portata della nostra comprensione, per poi procedere per step – salvando ogni volta la configurazione di partenza per verificare passo per passo l’effettiva integrazione delle informazioni. Sarebbe un processo lentissimo, da misurare nell’arco di decenni. Anche ammettendo di riuscire in una strategia come questa la mia idea è che il condizionamento umano finirebbe con l’essere preponderante.

    • Fai bene a fare un distinguo, in effetti sono due cose differentii:

      la mente umana è una cosa, quindi copiarla presenta tutta una serie di problemi di cui trattiamo in questo e in altri post dello stesso argomento.

      Impossibile gestire una intelligenza simile alla nostra se non la si dota, anche virtualmente, di un sistema di decodifica simile al nostro.

      Ma l’intelligenza artificiale è anche altro, potrebbe avvenire online, o in un programma, secondo forme e tempi che magari noi non prevediamo.
      Il punto è che la prima cosa che l’intelligenza artificiale autocosciente fa è modificare se stessa o l’ambiente che la circonda, esattamente come abbiamo fatto noi. Questo ammesso di averla dotata degli strumenti per farlo.
      Il problema è che sfuggirebbe al nostro controllo, proprio per una serie di fattori ambientali e fisici, non ultimo il fatto che un processore “pensa” molto più velocemente di noi.
      Certo, il dito sul tasto dell’alimentazione ce l’abbiamo sempre noi, è vero… ma chissà. Se ne ha paura Hawkings probabilmente un rischio c’è davvero. ^^

      • Eh, ma pensiamo a un qualcosa di evoluto, quindi non solo calcoli, ma anche altro tipo di interazioni che, in linea teorica, sarebbero più veloci di quanto un essere umano, sempre esposto al mondo in cui è calato comprensivo di stimoli e distrazioni, potrebbe mai fare.

      • in realtà la concezione che un pc “pensi” più velocemente del cervello umano è errata:
        la quai totalità delle invenzioni umane deriva dall’imitazione di qualcosa già presente in natura che quasi sempre viene semplificato ma migliorato notevolmente come “quantità” (più forte, più resistente, più veloce e così via)
        in particolare il processore di un computer è paragonabile ad un singolo neurone superpompato
        ciò fa sì che in alcune cose un pc sia inarrivabile per un essere umano (ad esempio i calcoli matematici) mentre per altre sia inadeguato