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[Scienza & Narrativa]: Universe 25, l’esperimento

Grande scalpore ha suscitato il mio articolo che instaurava un parallelismo tra il sovrafollamento di internet e Universe 25, esperimento teso a creare un’utopia per roditori.
Così grande che ho pensato che sarebbe stato utile approfondire il secondo, l’esperimento di John B. Calhoun, analizzarne soprattutto la componente idealistica, lo scopo di rinchiudere quattro coppie di topi bianchi e lasciarli riprodurre in un habitat perfetto. E in secondo luogo, le implicazioni che i risultati di Universe 25 portano alla luce, se applicati, in proporzione, a un’altra specie vivente che ha problemi di sovrappopolazione: noi, gli esseri umani.

Tra parentesi, questa rubrica potrebbe diventare fissa, nel blog, perché i temi qui trattati sono stati puntualmente affrontati dal cinema.
E non solo, visto che il futuro potrebbe non essere così negativo come lo si dipinge, su queste pagine affronteremo anche speculazioni scientifiche positive, perché la fantascienza non è solo distopica.

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Ma questa NON è fantascienza, ma un esperimento, ripetuto 25 volte, condotto a partire dal 1947 da Calhoun, che mirava alla creazione, come già detto, di un’utopia per roditori.
Ovvero, un habitat progettato per garantire ai suoi occupanti un’esistenza perfetta. Scevra da qualunque problema.
Problemi che, per i topi, si possono risolvere in: bere, mangiare, socializzare, accoppiarsi. E la vita è bella.

Il sovrappopolamento terrestre

time_magazine_january 1960

Divenne un problema particolarmente sentito dopo la seconda guerra mondiale.
William Vogt e Fairfield Osborn, ecologisti, già dal 1948 mettevano in guardia, attraverso la pubblicazione dei loro saggi, circa la possibile catastrofe causata dall’aumento progressivo della popolazione umana, con conseguente scarsità di cibo e di tutte le risorse naturali attualmente sfruttate.
Nel gennaio 1960, addirittura il TIME dedicò una copertina all’argomento.
Nel 1968, Paul Ehrlich pubblicò The Population Bomb, altro saggio che suggeriva l’imminente catastrofe mondiale, a causa di guerre provocate dalla limitatezza delle risorse.
Nel 1972, The Population Bomb e le sue implicazioni distopiche raggiunsero la Rockfeller Commission che, in un rapporto sulla popolazione degli Stati Uniti arrivò a raccomandare una decrescita demografica o addirittura un arresto delle nascite per far diminuire il numero di esseri umani.

Universe 25

Ma il lavoro di Calhoun era differente, perché contrariamente agli ecologisti citati, egli dimostrò, attraverso i suoi esperimenti, che la catastrofe legata al sovrappopolamento non era conseguenza di effettiva scarsità di risorse. La sua Utopia per Roditori aveva conosciuto 25 fallimenti, nonostante le popolazioni di cavie godessero, al momento della distruzione, di cibo in quantità.
Non era quindi la mancanza di cibo la causa scatenante il disastro, ma solo e soltanto il sovraffollamento.

L’Universo 25 era un serbatoio nel quale vennero introdotte 4 coppie di topi. La struttura era quadrata, misurava 256 cm per lato, 137 cm in altezza, dei quali i primi 93 cm costruiti in maniera tale che i topi potessero arrampicarsi e raggiungere i rifugi, i restanti costituivano invece il limite invalicabile, per trattenere gli ospiti nella loro utopia.
Il serbatoio era dotato di 256 rifugi, ognuno capace di ospitare 15 topi, per un totale raggiungibile massimo di 3.840 unità.
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L’universo conteneva cibo pulito e in abbondanza.
Acqua.
Materiale per costruire i nidi.
L’habitat era inoltre pulito a intervalli di quattro o otto settimane.
Era sprovvisto di predatori.
Mantenuto a una temperatura costante di 20°.
E inoltre, cosa forse più importante, gli abitanti erano una razza di roditori selezionata proprio per la sua ben nota resistenza genetica alle malattie.
In pratica, il livello di salute della popolazione era sempre elevatissimo.

Vennero introdotte, all’inizio, 4 coppie di roditori, che iniziarono a figliare dopo 104 giorni.
Ogni 55 giorni, la popolazione dell’habitat raddoppiò.
Trascorsi 315 giorni, il tasso di crescita della popolazione rallentò sensibilmente. Ora, il numero di abitanti di Universo 25 si aggirava intorno alle 600 unità.

Lo stress cominciò a serpeggiare negli abitanti, costretti, loro malgrado, mentre si muovevano su e giù dai rifugi verso l’acqua e il cibo, a continui e estenuanti contatti fisici coi loro vicini.
I roditori si trovarono così in un mondo che, giorno dopo giorno, diventava sempre più sovraffollato.
Le posizioni sociali, in seno alla gerarchia dei topi, erano costantemente minacciate.
Gli esemplari maschi costretti, ogni secondo della loro esistenza, a difendere il territorio e il loro ruolo dominante.
La difesa costante, gli attacchi frequentissimi, e la contesa divenuta condizione esistenziale, portò la maggior parte degli esemplari, a soverchiare il loro istinto e a disinteressarsi del compito.
I maschi dominanti, semplicemente, abbandonarono il loro ruolo. Per il troppo stress accumulato, diremmo oggi.

A seguire, cessarono le normali interazioni sociali tra i topi, risultando in una incapacità di creare qualunque tipo di legame sociale.
Si formarono larghi gruppi di questi topi che si radunavano nel centro del serbatoio ridotti a lasciarsi vivere, evitando quando possibile ogni forma di contesa da parte di altri maschi, e caratterizzati da improvvise quanto immotivate esplosioni di violenza.
Coloro che venivano attaccati in queste orge di sangue e sopravvivevano si trasformavano a loro volta in aggressori.

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All’interno dei nidi, d’altronde, la situazione non era migliore. Lassù, le madri intente a accudire la prole, dato che i rifugi erano incustoditi dai maschi, iniziarono a loro volta a non sprecare energie nella difesa delle cucciolate, talvolta attaccandole esse stesse e divorando i propri figli.
Le femmine rimaste sole cominciarono a migrare nei nidi più elevati, radunandosi in gruppi.

Oltre questi grandi raggruppamenti, c’era un terzo insieme, da Calhoun denominato “i belli” che, mai lasciatisi coinvolgere nelle lotte e mai mostratisi interessati alla riproduzione, trascorrevano la loro esistenza mangiando, bevendo e pulendosi incessantemente.

Altrove, nei gruppi maggiori il cannibalismo (pur in presenza di cibo abbondante), il pansessualismo (l’accoppiarsi con individui dell’altro e dello stesso sesso, indistintamente) e le esplosioni di violenza continuavano senza sosta.

Al giorno 560, poco più di diciotto mesi dall’inizio dell’esperimento, la popolazione era giunta a 2.200 unità e la sua crescita cessò del tutto dopo il giorno 600. Da quel momento, le gravidanze diminuirono e nessun nuovo nato sopravvisse al parto. In alcuni casi erano le femmine a non riuscire a portare a termine la gestazione.

Si provò a riportare la popolazione di Universe 25 ai livelli iniziali, per stimolare nuovamente un processo di crescita, ma il tentativo si risolse in un nulla di fatto.
I superstiti al collasso di quel microcosmo avevano perso le capacità sociali, ed erano impossibilitati a ricostituire il loro numero, nonostante fossero capaci di procreare erano semplicemente disinteressati a farlo. Avrebbero continuano a vivere esplicitando le funzioni biologiche basilari fino alla morte naturale.

Questo era il 25° tentativo. Ce n’erano stati 24 precedenti.
Il percorso, per ognuno dei 25 universi era stato:

esplosioni di violenza (causate prima ancora che per la contesa di ruoli e territorio per la sola vicinanza)
ipersessualità
asessualità
auto-distruzione

Nel 1962, dieci anni prima di Universo 25, Calhoun aveva già esposto la sua teoria, Population Density and Social Pathology, su Scientific American, formulandola attraverso un’equazione:

Mortality, bodily death = the second death
Drastic reduction of mortality
= death of the second death
= death squared
= (death)2
(Death)2 leads to dissolution of social organization
= death of the establishment
Death of the establishment leads to spiritual death
= loss of capacity to engage in behaviors essential to species survival
= the first death
Therefore:
(Death)2 = the first death

Dove la “prima morte” è quella mentale, e la seconda è fisica.
La conseguenza della sovrappopolazione è il collasso sociale e la conseguente estinzione della specie.

Resta il legittimo quesito se l’equazione di Calhoun possa (e debba) essere applicata anche alla specie umana.
Ma la forza dell’esperimento di Calhoun è proprio l’immediatezza e la facilità con la quale, noi che leggiamo, ci identifichiamo e quasi sostituiamo alla popolazione di roditori di Universo 25.
È quasi come guardarsi in uno specchio, avendo ben presente che molti degli aspetti che hanno caratterizzato la caduta di quell’utopia, sono propri della specie umana: la violenza, l’ipersessualità e l’isolamento che sfocia nel rifiuto di qualunque interazione sociale. E anche quest’ultimo sta già, puntualmente avvenendo, leggete QUI.

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In letteratura, l’esperimento di Calhoun e le sue conseguenze applicate all’umanità vennero ripresi in Tutti a Zanzibar (Stand on Zanzibar) di John Brunner.
Mentre al cinema in 2022: i Sopravvissuti (Soylent Green). E in TV, di recente, dalla miniserie UTOPIA.

Fonti:

Cabinet – The Behavioral Sink
Death by Utopia

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  • […] condominio ballardiano, che riecheggia di esperimenti fatti coi topolini, il benessere consiste nell’avere tutto a portata di mano. Una cultura a chilometro zero. Il […]

  • Dal momento che non siamo topi e tolleriamo già una enorme sovrappopolazione, penso che ce la caveremmo in qualche modo ancora per un pezzo, se solo avessimo la fortuna (come in questo esperimento) di godere di risorse illimitate.

    Non avendo quelle, invece, rischiamo di finire anche peggio di questi poveri topolini.

    • Ma come ogni esperimento, questo va visto in proporzione e tenendo conto delle infinite (per quanto possibile) variabili.
      La razza umana ha un’impronta sociale molto marcata. E d’altronde, uno dei maggiorni problemi oggi è lo stress da affaticamento per troppa competitività…
      Forse non arriveremo, noi altri, a vedere l’arresto delle nascite, ma chi può dire come andrà a finire?
      Sicuramente, le risorse a un certo punto finiranno… E lì ne succederanno di bellissime.