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L’Ordine di Cloud Atlas

Titolo che deriva da una chiave di ricerca suggeritami dall’amico Domenico (l’altra, più gettonata è “Cloud Atlas spiegazione“). Una ricerca disperata da parte di tanti internauti mirante al significato ineffabile di Cloud Atlas, il film, neppure il libro.
Perché, se ne avete sentito parlare male, allora l’idea che vi siete fatti è: “Tanto non si capisce un cazzo”.
Se ne avete sentito parlar bene, il minimo che v’è giunto alle orecchie è: “È caratterizzato da una struttura a mosaico”. Sia il libro che il film. Cosa che vuol dire tutto e niente.
La maggioranza delle persone che conosco ha amato sia l’uno che l’altro. Soltanto uno, amico che rispetto, ha definito il film “lammerda” in confronto al romanzo.
Ma sono dettagli.
Io a questo film ci tengo, per cui voglio dare una risposta. Ho già dato una recensione, QUI, ma una risposta a riguardo è comunque dovuta.
Parliamo di struttura.
Sono sei le storie che si intrecciano in Cloud Atlas (da questo momento farò riferimento solo al film). Vediamo quali:

[ATTENZIONE, CI SONO SPOILER A CASCATA!]

Anno 1849. Adam Ewing, un avvocato di San Francisco, si trova in una remota isola del Pacifico, Chatham, in attesa di concludere un affare. Lì assiste alla punizione di uno schiavo Moriori, Autua, frustato a sangue. Autua fugge nottetempo e si nasconde sulla stessa nave che trasporta Ewing, al quale domanda di mantenere il segreto. Nel frattempo Ewing è affidato alle cure del Dott. Henry Goose il quale, fingendo di curarlo da un parassita che si suppone l’abbia infettato, in realtà vuole avvelenarlo per rubare l’oro che Ewing trasporta nel suo forziere. Autua salva Ewing e insieme fanno ritorno A San Francisco, dalla moglie di Ewing, Tilda che a sua volta, insieme al marito, si oppone al padre contro il commercio degli schiavi.

Anno 1936. Robert Frobisher, musicista inglese bisessuale, trova lavoro presso l’anziano compositore Vyvyan Ayrs, come scrivano, in pratica mette su carta la musica che il maestro gli detta. Nel frattempo, Frobisher lavora a una sua composizione originale: The Cloud Atlas Sextet, Il Sestetto de l’Atlante delle Nuvole.
Ayrs è intenzionato a rubare a Frobisher la paternità dell’opera, ricattandolo tramite la minaccia di rivelare nella “buona società” le passate relazioni omosessuali del giovane Frobisher, che, durante l’ennesima lite, gli spara. Frobisher si rifugia a Edimburgo, in un alberghetto, dove lavora per completare il sestetto e dove pone fine alla sua vita, poco prima che Rufus Sixsmith, il suo amante, riesca a raggiungerlo.

San Francisco, 1973. Luisa Rey è una giornalista che incontra quel Rufus Sixsmith (ora fisico nucleare), restando con lui intrappolata in un ascensore guasto. Sixsmith rivela a Rey uno scandalo circa il malfunzionamento e la copertura da parte delle autorità di un reattore nucleare nelle vicinanze, ma è ucciso da un killer prima di riuscire a fornirle le prove necessarie. Luisa Rey, nel frattempo, entra in un negozio di musica, spinta dalle lettere personali di Sixsmith, rinvenute accanto al cadavere, alla ricerca del Sestetto di Frobisher, che ha trovato citato nelle lettere, trovando la melodia (rarissima) familiare. Isaac Sachs, un altro impiegato alla centrale nucleare, si innamora di lei a prima vista, e decide di aiutarla, ma anche lui è ucciso dallo stesso killer, che riesce a spingere la vettura di Luisa Rey, con lei a bordo, giù da un ponte. La Rey sopravvive e con l’aiuto di Joe Napier, amico del padre, si libera del killer e svela lo scandalo del reattore.

Regno Unito, 2012. Timothy Cavendish, editore sessantacinquenne, conosce improvvisa fama e ricchezza quando Dermott Hoggins, un gangster scrittore di cui ha pubblicato il romanzo, uccide, gettandolo giù da un grattacielo, il critico letterario responsabile di una sonora stroncatura del libro. Quando i “colleghi” di Hoggins (finito in carcere) minacciano Cavendish chiedendogli una parte dei profitti delle stratosferiche vendite del libro, costui chiede aiuto a suo fratello Denholme che lo inganna mandandolo a rifugiarsi in un ospizio lager, dove Cavendish è tenuto prigioniero e assistito con metodi carcerari, per vendicarsi delle corna che, in gioventù, Cavendish gli aveva messo con la moglie. Cavendish e altri compagni di prigionia riescono in una rocambolesca fuga ad abbandonare l’ospizio, e l’anziano editore scrive a sua volta un libro, dopo essersi riunito a una vecchia fiamma di gioventù, libro che in futuro diventerà un film, ancora proiettato un secolo dopo, nel 2144, come un vecchio classico.

Nuova Seoul, 2144. Sonmi-451 è una cameriera biologica prodotta in serie, la cui esistenza è lavorare nel fast-food di una gigantesca multinazionale. Come lei, esistono migliaia di cameriere, che aspettano di esaurire il loro ciclo lavorativo, scandito in fasi, per poi ascendere a una vita migliore. Trattasi in realtà di un inganno necessario a far sì che le cameriere schiave non possano ribellarsi. L’ascensione consiste infatti nel loro sterminio e riciclo, come cibo da servire nello stesso fast-food. Sonmi-451 viene liberata dall’Unione, una fazione ribelle che con lei e per lei si batte affinché questa orribile verità venga rivelata, tramite un messaggio in mondovisione.

Un isola (forse le Hawaii) della Terra post-apocalittica. Centosei Inverni dopo la Caduta (presumibilmente il 2321), Zachry, esponente della tribù locale, accompagna Meronym, sacerdotessa Presciente, esponente di una avanzata civiltà, in un viaggio pericoloso verso certe rovine, dove la donna crede di riuscire a trovare una cura per un virus che sta distruggendo i Prescienti, rovine che sono considerate sacre dalla tribù di Zachry, perché sede della dea Sonmi. Il cui messaggio di fratellanza e amore universale è sopravvissuto all’apocalisse ed è stato interpretato come testimonianza e volontà divina.
Di ritorno al villaggio, Zachry trova la sua famiglia distrutta da una tribù rivale e così accompagna Meronym sul suo mondo, nel frattempo iniziando una relazione con lei, che è riuscita a trovare ciò che cercava.

E infine, la settima storia, prologo e epilogo: Zachry, ormai vecchio, narra storie a un gruppo di ragazzini, su un pianeta colonizzato dalla razza umana. È ancora insieme a Meronym e guanda la terra, un puntino azzurro nella volta celeste.

***

Ecco le sei storie di Cloud Atlas, ed ecco una marea di gente che cerca un significato recondito che, in qualche modo, riesca a legarle tutte, o a mettervi ordine. Ebbene, non c’è. Non vi sono legami di parentela tra i protagonisti. Alcune storie sono intrecciate da blande sfumature, magari in esse figurano gli stessi personaggi o gli stessi oggetti (vedasi il Sestetto di Frobisher), ma un filo conduttore, se c’è, non è da ricercare in indizi elementari che diano un senso al racconto come un unica storia organica. Ogni storia, presa singolarmente, è una piccola esperienza di vita, e ogni storia ha un senso.
Quello che l’insieme Cloud Atlas vuole trasmettere è un messaggio di disillusione e speranza recondito, il benessere che si trae dalla consapevolezza che, di epoca in epoca, pur restando i nemici sempre gli stessi, il pregiudizio, l’ignoranza, l’arroganza, la sete di potere e l’idiozia generalizzata (strana coincidenza…), esisteranno degli spiriti liberi, in grado, con la loro stessa esistenza e con il sacrificio, di cambiare il mondo. Un cambiamento sottile, che spesso resta solo un’eco nella storia, ma che consente a questa povera razza umana di evolvere.

Ma la struttura non è lineare! Nulla è spiegato! Non appaiono nemmeno le scritte in sovrimpressione!
E allora?
Vi trovate, come accade di rado, di fronte a una storia che, fortunatamente, non è stata progettata per spettatori/lettori imbecilli.
Ma è stata congegnata e realizzata con sommo gusto. Il gusto di narrare eventi attraverso un ordine diacronico, al quale è stata data una piccola mescolata.
Cloud Atlas altro non è che il divenire della sensibilità dell’uomo.
Ma capisco che, a molti di voi che cercano la modalità cervello spento, questo film possa apparire tanto alieno quanto il messaggio di Sonmi nel mondo post-apocalittico. Probabilmente tra duecento anni, alcuni di voi venereranno film e libro come divinità, senza riuscire a capire del tutto il messaggio. Magari considereranno una buona cosa mangiarsi le cameriere di McDonald, ricche di proteine.
Anche questa, ahimé, è un’eventualità prevista da questa storia. Ma non vuol dire che la si debba accettare.
Per cui il mio consiglio è, guardatelo ancora, magari facendo un minimo attenzione a quello che viene detto, e vedrete che le porte del sapere si schiuderanno, insieme ai misteri di un intreccio che misteri, in definitiva, non ne ha, e che vuole solo indurre al ragionamento.
Il ragionamento senza verità rivelate, senza spiegoni.
Il ragionamento, questo sconosciuto.

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • […] L’Ordine di Cloud Atlas […]

  • Francesco, fa anche tu come noi e dì NO alle droghe.


  • Ma capisco che, a molti di voi che cercano la modalità cervello spento, questo film possa apparire tanto alieno quanto il messaggio di Sonmi nel mondo post-apocalittico. Probabilmente tra duecento anni, alcuni di voi venereranno film e libro come divinità, senza riuscire a capire del tutto il messaggio. Magari considereranno una buona cosa mangiarsi le cameriere di McDonald, ricche di proteine.

    Questo sembra un pensiero arrogante, soprattutto se prendiamo in considerazione il fatto che questo film potrebbe essere stato sviluppato e presentato al pubblico proprio con lo scopo di:
    – prendere delle storie che tra loro non hanno nulla in comune
    – creare dei punti di comunanza solo visivi poiché in ogni storia appaio SOLO alcune delle facce che vediamo nelle altre storie
    – spezzettare le storie per non farla sembrare una commedia all’italiana degli anni ’80 (a cui rivolgo rispetto perché per quanto potesse essere volgare per l’epoca, noi oggi sappiamo essere anche più volgari pur rimanendo nella semplice vita di tutti i giorni.)
    – LASCIARE CHE IL PUBBLICO SI SCERVELLI NEL TENTATIVO DI CAPIRE COSA POSSA MAI SIGNIFICARE IL TUTTO!!!!
    – Magari i primi a trovare qualcosa nel tentativo di riunire il tutto potrebbero essere: i più intelligenti oppure i più furbi oppure i più dotti tra noi… ma ciò non toglie il fatto che comunque ci hanno dato in pasto qualcosa su cui scervellarci e noi lo abbiamo fatto da bravi “VIDEO_SCHIAVI” o “CINEMA_DIPENDENTI” o “FILOSOFI_DEL_NULLA”… ognuno è libero di prendere la definizione che preferisce, inoltre c’è ovviamente la libertà di non prendere in considerazione nessuna delle definizioni e pensare pure che non sia così…. la realtà non cambia….. quello che è accaduto non cambia….. i pesciolini hanno abboccato all’amo e tutti sono felici….
    – Quello che non abbiamo preso in considerazione è che probabilmente dai siti internet che sono nati in giro per il mondo, per affrontare il fenomeno “CLOUD ATLAS” che sembra parlare della reincarnazione con una forma ed una serie di contesti sensazionalmente interessanti.. qualcuno probabilmente trae delle idee interessanti e fantasiose nate dalla fertile mente del pubblico, per creare il prossimo rompicapo…
    – ma anche questa potrebbe essere solo una fantasiosa speculazione in merito a cloud atlas

    Di sicuro non sarà l’arroganza volutamente dimostrata anche in questo messaggio a far chiarezza sul fenomeno e/o a cambiare qualcosa…

    • http://www.google.it
      “cloud atlas spiegazione”

    • Excusatio non petita?

    • Magari ti sembra un pensiero arrogante se ti senti chiamato in causa, ma questo – IMHO – è un problema tuo, come di chiunque altro si senta offeso alla menzione di quel tipo di pubblico. Fare processi alle intenzioni è uno sport che in rete ha raggiunto il suo apice, tuttavia qui mi pare che se parliamo di “arroganza volutamente dimostrata”, in realtà ci troviamo davanti a un vuoto one man show. Perciò grazie, le faremo sapere.

  • Solo una cosa.
    Il tizio di fianco a me ieri sera al cinema alla fine del film (ovvero — SPOILER– dopo il pezzo con Tom Hanks vecchio, su di un NUOVO pianeta) chiede alla sua compagna sedutagli affianco “ma quindi il messaggio non sono riusciti a mandarlo… ?”, lei dopo qualche secondo gli ha risposto “quale messaggio?”.
    Ecco, chiudo.

    • muahahahahahha XD
      Vabbé, è un po’ avvilente, ma alla fine dopo il tormento iniziale che mi danno ‘ste cose, mi vien da ridere. A me continueranno a piacere questi film, ad altri no, tantissimi non li capiranno.
      L’importante è che continuino a farli, credo. ^^

  • ho saltato tutta la parte “spoiler”, non avendo letto il libro nè visto il film. Ho scoperto che il libro è reperibile nlla biblioteca dove mi fornisco regolarmente, quindi credo che me lo leggerò prima di procedere alla visione del film (il che vuol dire che dovrò aspettare che esca in dvd, ma pazienza).
    Io sono uno di quelli che vuole capire quello che guarda/legge. Il che non vuol dire che voglio lo spiegone, con il cattivo che spiega tutto all’eroe catturato dando così al suo compagno il tempo di salvarlo, ma che mi si devono dare gli elementi per arrivarci da solo, nel corso della narrazione.
    Se questo richiede attenzione, ben venga.
    Quando ho visto “Memento” non ho potuto staccare gli occhi dal video un secondo, e ancora oggi è piuttosto in alto nella classifica dei miei film preferiti. Stesso discorso (ma un po’ più in basso nella classifica) per “Mr. Nobody”. Se non ci stai attento non ci capisci una mazza, ma se non hai voglia di stare attento guarda un altro film.
    Se Cloud Atlas è difficile, come sembra che sia a leggere le varie recensioni sparse per il web, probabilmente lo adorerò. Se entra troppo nel metafisico, o lascia aperti interrogativi senza farne nemmeno intuire la risoluzione, probabilmente no.

    • Sono curioso di saperlo, sai? Perché se ad esempio per me Cloud Atlas ha un senso e per te no, a quel punto è ancora più interessante sapere cosa abbiamo visto, o non visto nello stesso film, a parità di elementi proposti dai registi.

  • Rimasto Basito quando ho letto la chiave di ricerca x’D
    Ma vi dico, fratelli e sorelle, guardatelo e sarete salvati.
    Salvati dal pessimo cinema che impazzo, perchè questo è splendido 😀

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  • MI stampo la tua sinossi e me la porto al cinema.
    Mi sarei perso sicuramente.
    I Wachowski li tratto un po’ con le molle, visti i loro alterni prodotti.
    Andrò a vedere questo Cloud Atlas senza troppe aspettative, se non quelle che tu suggerisci.

    • Ehi, ciao Luca!
      Diciamo che è un film che va visto ben svegli, altrimenti è meglio lasciar perdere.
      A me è piaciuto, e considera che ero sospettoso anche io, proprio perché a dirigere c’erano quei due.
      Fammi sapere, comunque. 😉

  • [Cristiano Pugno mode ON] Ma quindi non c’è Forrest Gump? [Cristiano Pugno mode OFF]

    • ahahahahah XD
      Standing ovation!

  • Il romanzo è più complicato, e – per quel che mi riguarda – più soddisfacente.
    Ma come non mi stancherò mai di ripetere, sono un fan di Mitchell.
    Anche il film, a mio parere, è molto buono.

    Sulla mancanza di un legame esplicito fra i diversi episodi, posso concordare, ma solo fino a un certo punto.
    E butto lì una idea strana – nella pittura cinese e giapponese, spesso vengono ritratte delle canne di bambù, o degli alberi contorti, o delle nuvole.
    Ma ciò che il pittore rappresenta, attraverso quegli elementi molto stereotipati, è il vento.
    Non c’è altro modo di visualizzare il vento, se non rappresentando gli oggetti sui quali il vento agisce, le forme plasmate dal vento.
    E il vento, per il taoismo e lo zen, è una forma di respiro, di energia vitale.
    Ecco, l’Atlante delle Nuvole è quello.
    Un modo per visualizzare qualcosa che è invisibile, mostrandone gli effetti su elementi discreti.
    Il rischio, naturalmente, è che chi si concentra sul dito, non veda la luna.
    Guardando le nuvole che si inseguono senza una forma, non percepisca il vento.

    • Ecco, magari questo elemento è nel libro… Ma le nuvole nel film non sono elemento ritornante. Quindi carpire un legame attraverso le nuvole è davvero arduo.
      Certo, uno si aspetterebbe, magari, di vedere un filo conduttore più solido, e questo è l’errore dell’aspettativa. Ma anche così può andare, il filo conduttore è l’umanità, non male.
      A questo punto sono curioso di leggere il libro, se non altro per carpire la struttura.

      • Ecco, molto interessante visto che nel film è il Sestetto l’unica cosa con le nuvole, e sì, si fa riferimento a sentimenti di sorta, ma è una cosa che poi finisce nella linea temporale propria, ossia quella di Frobisher. Ritorna poi negli anni ’70 del Novecento, ma è un’apparizione così blanda che il legame sfugge completamente. ^^

      • No no… anche nel romanzo, di nuvole non è che si disquisisca in alcun modo.
        È una metafora.
        Il libro si intitola l’Atlante delle Nuvole perché è palesemente qualcosa di impossibile – non puoi cartografare le nuvole. Uno sforzo inutile, un’impresa futile.
        Qualsiasi cosa si chiami “l’Atlante delle Nuvole” deve parlare d’altro, deve usare altri strumenti per cartografare ciò che è in continuo mutamento.

  • A volte mi chiedo come sarebbe stato scrivere nel 1994 un post su Pulp Fiction e avere la rete che abbiamo oggi. Frotte e frotte di persone che arrivano a cercare la spiegazione di Pulp Fiction, o il perché Vincent Vega resuscita. Credo che sarebbe andata così.

    • Ah, non resuscita Vincent Vega? XD

      • Balle! Mentitore!

      • Sì, sì, te lo garantisco, l’ho visto io! Forse sotto la camicia aveva il giubbino antiproiettili 😀