Underground

La pop art de Il Risveglio della Forza

Allora… ieri l’ho visto, Star Wars The Force Awakens.
Il mio primo pensiero è stato che col merchandising ci camperanno per i prossimi mille anni. Perché tutti ne vogliamo un pezzo.

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“Choke” by Luis Pinto

A cominciare dal nuovo droide BB8, tanto vituperato all’inizio, ma che ho trovato gradevolissimo.
La cosa veramente spettacolare, di questa saga, è l’arte che riesce a generare. Arte genera arte, in un ciclo continuo, attraverso nuove e vecchie icone che entrano direttamente nella pop art.

Qui dobbiamo fare un discorso relativo alla potenza dell’arte figurativa, che è immediata. Volgarmente, si dice che un’opera d’arte è tale quando, a distanza di secoli, variando la sensibilità contemporanea, essa venga percepita sempre e soltanto come arte, con effetto inequivocabile.

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Dal trailer “al neon” realizzato da Neonardo

Star Wars è arte non per la storia che narra, non per la morale che cova, e men che mai per le psicopippe da Jedi, è arte per il moto spontaneo che quelle immagini, quei simboli, quei personaggi e le armi che usano riescono immediatamente a generare.
Consideriamo Kylo Ren, il nuovo cattivo della nuova trilogia.
Ok ok, non badiamo all’attore, in fondo molta gente, là fuori, non ha ancora visto il film, consideriamo soltanto la potenza evocativa della sagoma incappucciata di nero che entra in una pineta innevata e “sguaina” la spada laser rossa, dalla foggia antica, a guisa di spadone medievale.

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Art-Calavera

Spada che, ricordiamo, era un croce, per i vinti.

Ebbene, anche qui, a dispetto della tanto criticata guardia laser, la potenza dell’immagine è stata tale da stagliarsi subito nell’immaginario e da indurre alla produzione di omaggi da parte di altrettanti artisti che non hanno resistito al proporre la loro versione di Kylo Ren. E badate, molti di essi non avevano ancora visto il film, quindi si tratta di puro omaggio concettuale. Un’interpretazione di un’immagine suggestiva.

Ecco, in poche parole, ciò che l’arte è in grado di fare, scavare nell’inconscio collettivo, diventare simbolo, generare associazioni, creare nuovo fermento.

E non solo, parliamo della scena di Rey che, in groppa al suo trasporto volante, rientra in città dopo aver fatto razzia da una nave-relitto abbandonata. Ecco un altro autore che omaggia la scena, in pieno stile pop art, sostituendo alla moto un gelato con doppio stecco.
Parodia, certo, ma conosco artisti che sostituendo oggetti con altri oggetti di uso comune hanno costruito la propria fortuna.

Dean Mamnev
Dean Mamnev

Parlando di Rey, questa sorta di amazzone delle sabbie, con la sua falcata solitaria, l’esplorazione delle gigantesche navi relitto del vecchio Impero Galattico, con la sua maschera e il suo look, ha prodotto arte anche lei, e ne produrrà, man mano che la trilogia andrà avanti.

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Bohemian Revenge by Jango

Qui a lato vediamo i cattivi storici di Star Wars, più il nuovo, atteggiarsi come i Queen di Queen II, in un classico esempio di contaminazione.
Perché l’essenza della pop art è appropriarsi dei simboli, persino di quelli commerciali, piegarli alla propria visione, contaminarli, lasciando che le varie sementi della cultura di strada si fondano generano fertile humus per le coscienze.
Poi, sì, è vero, certi pezzi sono meravigliosi, una volta nel nostro soggiorno… ma questa è un’altra storia…

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