E veniamo a uno dei miei prediletti, Mark Ryden.
Esponente di quella Lowbrow Art, altrimenti detta Surrealismo Pop, che coniuga l’esigenza del libero funzionamento del pensiero, scevro da preoccupazioni sull’esito morale o estetico dell’opera(zione) con la cultura pop, per se stessa riproducibile e fondantesi sulla potenza dell’immagine, logo, simbolo, personaggio famoso (a torto o a ragione non importa, purché se ne parli).
Ryden è già una celebrità, molti tra gli artisti da me presentati in questa rubrica è a lui che si ispirano, io stesso lo adoravo da prima di conoscerlo, utilizzando una sua opera, Pele, come sfondo del mio desktop.
Certi amori nascono anche senza conoscenza.
Per la cronaca, una semplice stampa di Pele vi costa adesso intorno ai duemila dollari. Immaginate un lavoro originale come Pink Lincoln.
Ryden negli States è già una leggenda, è, beato lui, un pittore che vive della sua arte, libero di lavorare a ciò che vuole e che accetta commissioni e commistioni. Il sogno di chiunque.
Solo che lui ha le sue preferenze, il suo studio è colmo, intriso di cultura pop, oggettistica di dubbio gusto, scimmiette, scheletri e Christina Ricci.
Sì, Christina Ricci, per ragioni che a livello intuitivo di sicuro comprendiamo, è fonte d’ispirazione per Ryden, che l’ha più volte immortalata nei suoi dipinti a olio.
Forse perché, più di tutto, lei è in natura ciò che Ryden vede solo nel suo immaginario. Fateci caso.
E poi Di Caprio,
e, soprattutto, il presidente Lincoln. Figura a suo modo entrata prepotentemente nell’immaginario pop, per il suo look, più che per le sue azioni.
È questa, ci piaccia o meno, l’essenza principale della cultura pop.
La potenza del simbolo, dell’idea, anche se il principio dietro quella stessa idea è stato sepolto, dimenticato, forse mai conosciuto.
Dannazione esaltazione della cultura, il surrealismo. Libero come il pensiero, non si cura di farsi capire, solo di essere visto.
*
LINK UTILE
