Underground

La damigella ha anche rotto

È un romanzo gotico, non vedi le finestre?
È un romanzo gotico, non vedi le finestre?

Sono mesi che rifletto sull’argomento di questo post, a fasi alterne. È il tipo di ragionamento su cui posso andare avanti a rimuginare quasi all’infinito, finché non scocca la scintilla che mi fa iniziare a scrivere.
La scintilla si è presentata ieri sera, mentre parlavo con alcuni amici fidati in un comodo angolino di Facebook. Era il tipo di chiacchierata che comincia con la domanda “ma perché cazzo definiscono romanzo gotico quest’orrendo paranormal romance costruito solo di cliché?” e da lì passa all’abbondanza di cliché sulle donne diffusi dal mondo dell’intrattenimento; e a quanto sia fonte d’incazzature essere una scrittrice che sente (e sa) che il pubblico da lei si aspetta che scriva zuccherose stronzate romantiche; giusto per finire con la domanda “che cazzo voleva dire quella con rendi la tua protagonista lesbica più lesbica?!”.

È il tipo di chiacchierata che finisce con l’essere una gran valvola di sfogo e la fonte di delle buone riflessioni. Il fatto che abbia fornito ulteriore materiale alle mie riflessioni è solo un bonus.

Pat Neil come compare sulla copertina di The Ministry of Thunder.
Pat Neil come compare sulla copertina di The Ministry of Thunder.

Le mie riflessioni… le mi riflessioni sono nate da un post sul blog inglese del mio amico Davide, scritto durante la fase di editing del suo romanzo. Potete leggerlo qui, ma per farla breve, incontrato un buco di trama, l’editor di Davide gli ha suggerito, in soldoni, questa soluzione:

l’eroe fugge dalla sua cella, salva l’eroina, e insieme portano caos e distruzione nella base della cattiva della storia.

In quel momento non sapevo molto dei personaggi, solo quello che si intuiva dai post di Davide sul suo blog e gli accenni che aveva fatto qui e là quando chiacchieravamo, nei mesi di scrittura e editing.
Nonostante ciò, ero incazzata come una iena, ma sul serio, al pensiero di Pat Neil ridotta a una stramaledetta damigella in pericolo.
Non potevo sopportare il pensiero che fosse solo un’altra trita, irritante damigella.

Potete immaginare la mia gioia quando, nel paragrafo dopo, Davide scriveva di aver accettato di separare i prigionieri come suggerito dal content editor, ma che sarebbe stata la donna a salvare l’uomo dalla sua cella.

Poi, il giorno dopo, mentre tornavo a casa da lavoro, l’illuminazione. All’improvviso ho capito cosa non mi suonava giusto di Guardians of the Galaxy: Gamora.

Di nuovo, per farla breve: Gamora è questa aliena dotata di superforza, una super assassina cresciuta e ingegnerizzata per essere cazzuta e pericolosa. E nel film è cazzuta e indipendete, sicuro, eccetto quando lei e gli altri personaggi vengono imprigionati e lei si ritrova a dover essere salvata da tre anonimi coglioni a caso. (sì, sì, lo so, c’è anche Drax a cercare di ammazzarla, ma non è Drax a costringere Gamora a uscire dalla cella per andare in un posticino tranquillo dove farsi ammazzare, sono dei coglioni qualsiasi. Rendiamoci conto: super assassina VS tre coglioni, e vincono i tre coglioni!)

guardians-of-the-galaxy-gamora-zoe-saldanaPerché, sembra, il protagonista maschile aveva bisogno di un momento da cavaliere dalla splendente armatura e lei era l’unica donna in zona, quindi, sapete com’è, chissenefrega della parte sulla super-assassina super-forte con 12 omicidi accertati alle spalle, alla fin fine è solo un’altra damigella.

Quel che mi fa incazzare alla grande è quanto spesso (troppo!) uno possa prendere una trama e vedere chiaramente, senza nemmeno fare troppa fatica, che le donne che vi compaiono non sono altro che accessori o intercambiabili punti di snodo della vicenda, non veri personaggi.
Quanto spesso, anche quando la targhetta o la sinossi urlano “personaggio femminile a tutto tondo!” o “strong female character!”, tutto quello che uno si trova davanti è una donna che incontra l’uomo che può (e finirà col) validare lei e la sua esistenza salvandole la vita infinite volte e facendola cadere in un tale stato di bramosia fisica da renderla incapace di pensiero autonomo.

Sarebbe una cosa irritante oltre ogni limite, se fosse il solo prodotto di autori/sceneggiatori/cineasti maschi, e potremmo felicemente dare la colpa al sessismo imperante e bla bla bla.
Invece è una cosa deprimente e malata, perché le peggiori, tra queste orribili donne macchietta, sono il prodotto di autrici che non ci vedono nulla di male nel dipingere le donne come delle deficienti ormonali che pensano davvero di potersi nascondere dietro la facciata da “strong female character”.

Come ha detto una volta la mia amica Lucia, se qualcuno ti ripete ancora e ancora che una bugia in realtà è verità, potresti finire col crederci.
Se ti dicono ancora e ancora che l’unica realizzazione che una donna può sperare di raggiungere nella vita è trovare “quello giusto”, magari inizierai anche a credere che è vero.
Potresti perfino iniziare a rivendere quella menzogna ad altri, perché, sai, è solo una storia, dopotutto, solo una fantasia innocente, giusto?

E senza rendertene conto, ti ritroverai con un’assassina coi controcazzi che diventa una damigella bisognosa di essere salvata e protetta dal maschione di turno, e una editor insisterà affinché tu renda un personaggio lesbico “più lesbica” per essere più appetibile.

 

Versione inglese di quest’articolo: qui.

    • 9 anni ago

    Ascoltando/leggendo, mio malgrado, commenti sgradevoli (eufemismo, sì) sulla vicenda delle due ragazze rapite in Siria, non ho potuto fare a meno di accorgermi dell’alta percentuale di maschilismo femminile.

    • Io trovo che le donne a volte sappiano dare il peggio del proprio peggio proprio quando si tratta di altre donne, è una cosa di cui non mi capacito.
      Boh, forse è un bene non riuscire a immedesimarsi in certe persone e, di conseguenza, non riuscire a capire cosa (e perché) scatena tanto maschilismo anche in una donna.
      Forse.

  • […] Italian version of this article: here. […]