Underground

Virtualità reale – Dan Cretu

È bastata la visione della Venere, quassu in copertina, per innamorarmi di Dan Cretu. Nato a Bucarest, prima fotografo e poi artista concettuale.
Una Venere che fa i lettini abbronzanti, perfettamente calata nella contemporaneità.
Affascinante soprattutto il tentativo, amarcord, di contaminare il classicismo ai nostri tempi. E perché no, anche intuitivo.
Spiazza, oggi, il contrasto tra estetiche classicheggianti, alle quali non siamo più abituati, con quelle coeve, composte per lo più di linee essenziali e di una realtà che per anni ci siamo affannati a definire virtuale, come se mai avesse potuto toccarci davvero, e che ha finito per toccarci anche di più di quella reale.

 

Non è una semplice operazione in stile “cosa sarebbe successo se” avessimo avuto gli smartphone all’epoca dei troiani, è una visione allegorica del mondo che abbiamo costruito e che ci ostiniamo a portare avanti, per di più lasciando che pochi, pochissimi, decidano attivamente come andare avanti.

Per lo più, ci si lascia trasportare, soddisfatti da piccole interazioni e dai numeri.

Ossessionati dai numeri.

Anche se, credo, oggi, il fascino che il numero puro esercitava su di noi sia stato già superato, in nome di una ancora scarsa, ma presente, coscienza critica che si rivolge proprio alla realtà virtuale.

Non in senso distruttivo, sarebbe sciocco pensare di tornare indietro e negare la estrema comodità che l’internet ha generato, ma nel senso di una più completa e ragionata fruizione di essa, quindi della nostra stessa vita.

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Dan Cretu su faccialibro

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