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Apocalypse please – Marek Okon

Apocalypse_Please
Apocalypse Please (clicca per ingrandire)

Il titolo di questo articolo è tratto dall’omonimo dipinto di Marek Okon che, per la potenza che esprime e l’argomento che tratta, non necessita ulteriori pulsioni.
È meraviglia applicata al presente.
Un presente apocalittico.
Ci siamo dentro, a questo presente. Ora più che mai.
Ma che io abbia scelto di parlare proprio di questo giovane artista polacco, oggi, è casuale.
Una circostanza felice, oserei dire.

Ché, se la realtà che ci circonda appare folle, sublime è, al contrario, rappresentarla attraverso il nostro sguardo d’orrore, verso un futuro, o un presente trasfigurato dall’angoscia.
Un mio amico sostiene che immaginare un futuro positivo, oggi, è più difficile che seguire la via veloce della distopia.
È più facile pensare in negativo, vedere il peggio o, se il peggio non c’è, immaginarlo. Piuttosto che mettersi a lavoro e rimboccarsi le maniche.
E io sono d’accordo con lui.
E tuttavia, non possiamo evitare di dedurre, da ciò che ci circonda, il leit motiv dominante che segnerà, si spera mai, il nostro futuro.

Apocalypse Please (dettaglio)

Apocalypse Please è, in tal senso, esemplare. Forze militari, d’occupazione o no, forse di difesa, una ragazza in un vestito rosso, imbottita di esplosivo, col dito sull’interruttore.
Ripeto, attualità agghiacciante.
Racchiude, questo lavoro, come da titolo, il senso dell’apocalisse, quando la lotta cessa persino, come si può cogliere nel dettaglio, in quei foglietti che ripetono lo stesso simbolo che c’è sul carro armato, di essere ideologia, per divenire azione fine a se stessa. La lotta diventa vita e morte, ineluttabile, un ritmo naturale.
Questo è sia presente che futuro remoto, quando, tra anni e anni, si saranno dimenticate persino le ragioni, di tale conflitto, e non sarà restato altro che il conflitto stesso.

Beauty
Beauty Queen

Beauty Queen, la reginetta di bellezza, è anch’esso strutturato secondo questo concetto di estremizzazione. La bellezza è percezione e simmetria, cambiamento fino a raggiungere la forma perfetta, che non arriverà mai, perché laddove si cambia si crea un disequilibrio, una disomogeneità che pretenderà di essere colmata. Quindi, la ricerca della bellezza è destinata a non avere mai termine, è nella ricerca stessa l’illusione di una perfezione irraggiungibile e relativa.
La carne viene plasmata, mortificata, rappezzata, senza alcuna possibilità di scampo.

Rain (clicca per ingrandire)
Rain (clicca per ingrandire)

Estremizzazione concettuale, che è ancora una volta ripetuta da Rain, dove questa figura femminile in impermeabile giallo è al confine. Per citare le parole dello stesso autore riguardo questo lavoro “loro vogliono qualcosa da lei, lei non glielo può dare, non importa il costo”.
L’attesa è tutta nelle dita che stringono la granata, più che nell’altra mano in cui si nota l’anello della sicura stratto dall’ordigno. La pioggia sembra quasi continuare a cadere in un attimo di tempo sospeso lungo uno vita.

last_exit_part_I
Last Exit part I

Last exit part I è, infine, ambivalente. Dipende da noi stessi attribuire un significato a questo dipinto che raffigura uno squarcio di apocalisse. Due mani ricoperte di pustole e bolle, fasciate, che impugnano un contatore geiger puntato verso una strada distrutta.
Proprio come dicevo poc’anzi: il futuro lo immaginiamo a seconda della nostra indole. Possiamo attribuire a quelle ferite, a quei valori segnati dal contatore un futuro, una speranza, oppure ipotizzare il peggio.
Proprio come il tempo che viviamo oggi.
Cambierà secondo la nostra percezione. A seconda della scelta che faremo.

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