Underground

Alle otto del mattino

they liveAlle Otto del Mattino (8 O’ Clock in the Morning) di Ray Nelson (Radell “Ray” Faraday Nelson) del 1963 radicalizza il concetto di paranoia, perché mette in dubbio la stessa realtà.
E lo fa con una semplicità disarmante.
Si può stare a discutere per ore sul valore di queste cinque o sei paginette, sullo stile narrativo, etc… Ma non lo farò, non ha senso farlo. Discutiamo piuttosto della potenza dell’idea, come non siamo più abituati a fare.

L’ho riletto in questi giorni, perché sul mio blog gemello, Groovytastic, mi sto occupando del corrispettivo cinematografico, Essi Vivono (They Live, 1988) di John Carpenter.
Potrei anche aggiungere che, dal momento che da quelle cinque paginette è stato tratto Uno dei Fondamentali, abbiamo di fronte qualcosa di speciale.
Ed è così.

George Nada, una sera, si sveglia.
Era addormentato.
Lo sono tutti.
Dal momento in cui si sveglia, vede la realtà intorno a lui per ciò che è.
Il mondo è dominato da una specie aliena (non necessariamente extraterrestre, ma aliena, altra), individui che mascherano le loro reali sembianze, uomini che sono rettili.

La radicalizzazione è la seguente: George Nada torna a casa e riceve una telefonata, che gli ordina di morire alle otto del mattino seguente, perché ormai ha una certa età e la sua salute vacilla.

Questo è il controllo.
Totale.
Qualcosa che supera persino il concetto di fato.

Se Nada non si fosse svegliato, quella telefonata, forse, avrebbe avuto l’aspetto di una normale telefonata commerciale.
Invece, la voce dall’altro capo gli sussurra di obbedire, e morire.

La portata dell’idea è la seguente:

dato che la realtà che conosciamo è quella fornitaci dai nostri organi di senso, che la storia è quella che leggiamo dai libri scritti da altri, e a questi noi attribuiamo fiducia, allora è plausibile che una specie aliena che si sia messa in testa di dominarci in silenzio, lo faccia attuando verso la nostra specie il controllo assoluto, attraverso la sottomissione volontaria.
Sottomissione che è conseguenza di continui stimoli subliminali, mascherati da una tecnologia superiore per apparire come messaggi pubblicitari di altro genere.
La nostra intera civiltà può a questo punto essere una menzogna.

obey-iphone-wallpaperEssi vivono. Sono tra noi mascherati, come celati i loro messaggi.

George Nada si sveglia e, per una volta in vita sua, non dubita di ciò che vede. Non più.
Il suo risveglio è un urto violento, che coinvolge anche la sua fidanzata, dormiente anche lei.
Non c’è, nella storia di Nelson, lo stratagemma degli occhiali.
George Nada è un’anomalia, una variante impazzita nello schema di controllo degli alieni.

Stupisce, in un certo senso, l’immediatezza con la quale Nada passa da uno stato di mediocrità imposta, al vendicatore che uccide i mostri che ci controllano.
Potrebbe essere tutto frutto di un’allucinazione, o di un tumore al cervello. Ma il discorso non cambia, quella che per lui era una realtà mediocre, ora è una realtà dominata da mostri alieni: sono sempre e soltanto dati filtrati dal suo cervello, attraverso i suoi organi sensoriali.

Nada ha un piano, però: far svegliare gli altri, esattamente come è capitato a lui. Infiltrarsi negli studi dell’emittente televisiva controllata dai rettili, attraverso la quale, sotto forma di telegiornali e altri programmi, essi diffondono quotidianamente ordini subliminali: il celeberrimo OBEY (obbedite).

Nada penetra negli studi e diffonde il contrordine: “Svegliatevi! Svegliatevi! Vedeteci per ciò che siamo in realtà e uccideteci tutti!”

“Wake up. Wake up. See us as we are and kill us!”

Eppure, c’è qualcosa, nel controllo totale che questi esseri esercitano sugli uomini, che va al di là della presa di coscienza della loro esistenza, qualcosa che, puntuale come stabilito, lo fa morire.
Alle otto del mattino.

Cinque pagine.
Niente male, vero?

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