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Agricoltura, magia e religione

Un paio di settimane fa si discuteva della verosimiglianza degli scenari fantastici.
Il worldbuilding è imprescindibile nella narrativa, specialmente in quella fantastica, strutturata su realtà aliene dalla nostra.
Ne consegue che i mondi fantastici tratteggiati ne risulteranno tanto più verosimili e/o plausibili, tanto più ci sarà stata accuratezza in fase di progettazione di tali ambientazioni.
Cos’è che fa funzionare una società, cos’è che determina il successo di una civiltà rispetto a un’altra?

Domanda di non facile soluzione.
Perché i fattori che favoriscono la riuscita di un gruppo sociale a discapito di un altro sono molteplici e non del tutto dipendenti dall’uomo.

Difficile da accettare per una specie orgogliosa come la nostra, ma, ad esempio, la cultura europea si è ritrovata a svolgere un ruolo dominante anche per questioni meramente geografiche.
In breve, è stata la posizione stessa dei territori europei, e il conseguente clima particolare di cui godevano, a permetterne la supremazia.
Questo fattore ambientale, unito alle scelte politiche, agli scambi commerciali, all’estensione particolare delle terre, che procedeva in senso latitudinale più che longitudinale, favorendo così clima costante e maggiore riuscita sia del trasporto di animali che di vegetali. E una serie di altre cose, dettate anche dal caso.

       – [Queste ed altre interessantissime considerazioni le trovate nel saggio Armi, acciaio e malattie, Jared Diamond – 1997; special thanks to Simone Paleari per la segnalazione]

Continuando così a ragionare, secondo medesimi criteri, sulla verosimiglianza di un mondo fantasy, e volendo soprattutto considerare anche l’elemento tipico di molti scenari del fantastico, la magia, io direi che nell’approcciarsi al worldbuilding si dovrebbe tenere in considerazione:

la geografia.

Proprio come nel nostro mondo, un reame isolato – da oceani, fiumi, catene montuose o deserti – tenderà a isolarsi anche culturalmente e evolutivamente da altre civiltà coeve. Le limitazioni geografiche impediscono scambi commerciali e culturali, e così la nascita di nuove idee.
Non solo, dal punto di vista prettamente climatico, uno stato che si estenderà in senso longitudinale, per grandi ampiezze, sarà caratterizzato da fasce climatiche differenti, e quindi sarà difficoltoso, per gli abitanti, trasferire le risorse – legate a climi particolari – da un posto all’altro della stessa regione e trarne profitto e giovamento.

l’agricoltura.

Può essere una risposta al perché la maggioranza degli scenari fantasy siano ambientati in mondi medievaleggianti.
La produzione di cibo in quantità tali da essere immagazzinate in grandi riserve rende possibile la sussitenza di classi sociali che possono permettersi di non provvedere al loro cibo quotidiano, e così dedicarsi ad altre attività, quali la guerra, la politica, l’arte, la magia, la religione. Le classi sociali “superiori” si fondano tutte sulla presenza di grandi scorte di cibo, rese possibili dall’allevamento e dall’agricoltura.

la magia.

Può essere considerata, insieme alla religione (che vedremo in seguito), la principale responsabile della stasi evolutiva degli scenari fantastici.
In assenza di barriere geografiche e climatiche, basandosi su oculate scelte di chi detiene il potere politico, il viaggio, il commercio, l’espansione territoriale determinano un processo di acculturazione/inculturazione, che sottende alla spinta evolutiva che consente il progresso della civilizzazione. Spesso, dietro queste esigenze, che sono in contrasto con il “quieto vivere”, che vuole tutto il mondo basato su comodi equilibri, esistono determinate problematiche, carestia, guerre, malessere sociale, sete di conoscenza. Questo in un mondo normale. In un mondo alternativo, in cui la magia rende possibile la soluzione a problemi reali a costi tutto sommato contenuti e con grande comodità, potrebbe causare una stasi evolutiva. Se a una carestia, ad esempio, anziché il viaggio per procurarsi nuove rotte commerciali e nuove piante, si oppone un facile incantesimo per fertilizzare i campi, invertendo il clima sfavorevole, ecco che la necessità del viaggio viene a mancare, e con essa le sicure novità che quest’ultimo avrebbe comportato.

la religione.

Di sicuro veicolo di “contagio” tra i popoli, specie per quelle religioni che comportano nel loro credo la predicazione verso i non convertiti. Dal punto di vista di uno scenario fantastico, però, la religione potrebbe svolgere un eguale moto di rallentamento nell’evoluzione della società.
Se consideriamo una religione manifesta, che esplica il potere delle sue divinità tramite interventi miracolosi (al pari di quelli magici), l’intera società ne potrebbe essere compromessa. La religione di solito contempla ogni sorta di intervento taumaturgico, teso alla guarigione non solo dell’anima ma del corpo.
La presenza di chierici in grado di sconfiggere qualunque malattia, o affezione, del corpo tramite la preghiera, rende di fatto inutile la presenza di una classe medica, o la ricerca stessa della medicina e della farmacologia.
Per farsi passare un mal di denti è sufficiente entrare in un luogo di culto per essere mondati dall’afflizione.

le dimensioni della comunità.

Non è un caso che l’eroe provenga sempre da un piccolo villaggio. Le comunità più ristrette sono più simili all’origine cacciatore-raccoglitore. Ciascuno provvede al proprio sostentamento e al benessere comune con attività inerenti una zona ristretta. Si tratta di società più egalitarie in senso stretto, con principi morali semplici e improntati al successo del gruppo.
Le grandi città possiedono magazzini per accumulare le risorse primarie e quindi, come abbiamo visto, favoriscono il sorgere di professioni altre, quali la carriera militare, l’avvocatura, la politica, l’intrattenimento, e ogni genere di individualismo che porta a disgregazione sociale e disfacimento.
Le grandi città sono ferventi di stimoli, ricchissime e tenute insieme dall’esercizio di classi poco numerose e abbienti, che hanno tutto l’interesse a che lo status quo rimanga tale.
In un certo senso, è il sistema sociale stesso dell’ambientazione fantastica a costituire il quinto motivo fondamentale che ne rallenta, quando non lo renda impossibile, lo sviluppo evolutivo.

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