Underground

Un miliardo di punti

Occorre una piccola premessa.
Qualche mese vi raccontavo a proposito della Sepoltura di E.T. l’extraterrestre.
Mi soffermavo a riflettere sulla vera essenza della cultura pop. Che trasforma in fanta-archeologia, in una vera discarica, la ricerca alla conferma di una leggenda metropolitana.
Creduta una leggenda per anni, ingigantita, romanzata, ma invece storia vera.
Un segno dei tempi, di come la storia e la memoria di essa siano ancora fertili.

I cabinati di Nibbler, alla Rock Ola's, pronti a essere impacchettati e spediti.
I cabinati di Nibbler, alla Rock Ola’s, pronti a essere impacchettati e spediti.

Ebbene, mi imbatto in un’altra storia, quella di Nibbler.
Cos’è Nibbler? Un videogioco arcade, un cabinato degli anni Ottanta. Meno noto di Pac-Man e Donkey Kong, ma era il solo, all’epoca, che permetteva di superare il miliardo di punti.
Per un videogiocatore seriale, era come scalare l’Everest.
Un MILIARDO di punti.
Nibbler si porta dietro questa storia che sa di miti e traguardi impossibili. Una sfida.

Questa storia è ambientata a Ottumwa, Iowa, oggi considerata la capitale mondiale dei videogiochi.
In una sala giochi: la Twin Galaxies Arcade.
Lì, nel 1983, apparve il cabinato di Nibbler, il gioco del serpente che deve mangiare palline di energia e, ogni volta che lo fa, s’allunga, rischiando, nello stretto labirinto in cui si muove, di mordersi da solo, perndendo una vita e, di conseguenza, la partita.
Game Over.

timmcveyTim Mcvey era un ragazzino di 16 anni, il 17 Gennaio 1984, quando, alla Twin Galaxies, totalizzò, primo al mondo, un punteggio di 1.000.042.270.
Impresa. Leggenda. Certificata dal proprietario della Twin Galaxies, con tanto di rilascio di certificato e attestazione di merito.
Il primo giocatore al mondo ad aver superato il miliardo di punti.
La stampa s’era addirittura precipitata, quando la partita di Tim s’aggirava intorno ai novecentomila, con telecamere a sfidare il capannello di curiosi che assisteva all’impresa.
Una scena che fatico a immaginare.

L’impresa è una partita a un cabinato. Un videogioco.
L’eroe un ragazzino dalla faccia rotonda. Una fisionomia che siamo abituati a vedere presa in giro in quelle stesse serie americane coetanee di Nibbler. Un prototipo di nerd.

doubledragonI videogiochi erano una cosa seria. Negli anni Ottanta, il periodo dell’esplosione, erano guardati con sospetto dalle “gente bene” (che pare una categoria fatta apposta per rompere i coglioni in tutte le epoche, fino alla fine dei tempi). Eguagliavano in pericolosità persino Dungeons & Dragons, il gioco da tavolo d’immaginazione e narrativa che “teneva i bambini chiusi in casa, anziché fuori a giocare, all’aperto, come le persone sane”.
Belle cose, no?
Nibbler e i suoi compagni, i ragazzini se li tenevano stretti dentro sale fumose, piene di gentaglia che si entusiasmava per dei pixel che ballavano su schermi neri, fissati dentro armadi dotati di joystick e pulsanti, decorati con decalcomanie sgargianti.
L’equivalente di una taverna a Tortuga, o giù di lì.
Solo che, a memoria, si beveva e si fumava pochissimo.
Sì, ero uno dei dannati che frequentava quei localacci.
La mia sfida, la mia ossessione, all’epoca, era Double Dragon.
Ero un professionista.
Capace di finire il gioco con una sola moneta. E di ricominciare la partita. E ancora e ancora.

Una nullità rispetto a Tim McVey. Che si era fatto 48 ore filate alla Twin Galaxies e aveva speso un quarto di dollaro per portarsi a casa un miliardo di punti.
48 ore. C’era qualcosa di vero, dopotutto, nelle voci che volevano le sale giochi impedire ai ragazzi di costruirsi una vita sociale.
Il record di McVey resistette per 25 anni…

Zanetti, a Legnano, il giorno della vittoria.
Zanetti, a Legnano, il giorno della vittoria.

Ehm, e proprio quando pensavo a come sarebbe stata vissuta l’impresa di McVey in Italia, il paese dei moralismi sciatti, scopro che, in verità, anche se non riconosciuto ufficialmente, se non venticinque anni dopo, McVey era stato battuto molto prima di quanto lui stesso immaginava.
Il 27 Settembre del 1984, l’italianissimo Enrico Zanetti totalizzò, in una tabaccheria di Legnano, 1.001.073.840.
E, sorpresa delle sorprese, della cosa se ne occupò anche la stampa italiana, dedicandogli articoli appassionati.
Di fatto, è Zanetti che ha serbato, più a lungo di tutti, il record del maggior punteggio mai totalizzato prima a un videogioco.

Ma all’epoca l’internet non era ciò che è oggi. Le informazioni viaggiavano lente, spesso si perdevano.
In fondo, erano solo partite di ragazzini, non campionati del mondo.
McVey, per i venticinque anni successivi, è stato convinto di essere lui, l’imbattuto campione.
Fino al 2009, quando, avendo scoperto la verità, ha deciso di rispolverare le sue vecchie doti, procurarsi un cabinato Nibbler originale (sì, laggiù ne producono ancora, nuovi di zecca) e di rimettersi in allenamento, per battere il record di Zanetti che, anche se non ancora ufficialmente riconosciuto dalla Twin Galaxies (una sorta di autorità in materia, simile al Guinness dei Primati) per via della mancanza di prove tangibili, era diventata un’ossessione.

A 42 anni, Tim McVey si prepara come fosse un qualsiasi atleta.
La sfida a cui si appresta consiste in:

circa 48 ore da trascorrere davanti a un cabinato. In piedi o seduto su uno sgabello.

42185102Nibbler non prevede pause. Quindi l’unica maniera per poter mangiare, bere qualcosa è farlo davanti allo schermo.
L’unico modo per svuotare la vescica (o altro) è accumulare un numero di vite sufficienti da poterne bruciare una manciata e procurarsi il tempo per potersi allontanare dal cabinato senza perdere il gioco arrivando a zero vite.
Ovviamente, non è possibile dormire.
E, cosa non trsacurabile, il permanere nella medesima posizione, davanti a un vecchio schermo dalle frequenze inammissibili per l’occhio umano, espone a tutta una serie di inconvenienti: crampi muscolati, disturbi visivi, problemi alle articolazioni, addirittura sindrome da tunnel carpale, dal momento che Nibbler consiste, per lo più, in rapidi movimenti di una levetta con pomello, che serve a impostare la traiettoria del serpente nel labirinto.

Un’impresa titanica.
Non scherzo quando affermo che una maratona a Nibbler alla caccia del miliardo non è impresa per tutti.
E qui, arriviamo all’ennesima dimostrazione di quanto sia potente e fertile la cultura pop, anche e soprattutto oggi.
Tim McVey si intestardisce, prova a infrangere il record di Zanetti e il successivo, nuovo record mondiale di Rick Carter (un tipo sulla cinquantina, che ha l’aspetto di un professore), dal 2009 al 2011, quando, il giorno di Natale, stabilisce il nuovo primato di 1.041.767.060.

Solo che siamo nel 2011, ora. Il popolo della rete è unito e vitale. La partita viene trasmessa in diretta streaming e l’eco generata è enorme.

hqdefaultSì, parliamo sempre di una partita a un videogioco, fatta per di più il giorno di Natale. Un sacrilegio per la “gente bene”. Un sogno per chi è ancora abbastanza romantico da sognare e vivere imprese come questa.
Una semplice partita.
Che non salva il mondo né ha mai preteso di farlo.
È la storia di un’ossessione personale. Di una scalata.
Verso il miliardo di punti.
Niente di diverso dall’ambizione che manda gli uomini nei posti più impensabili per la gioia di scoprire l’inesplorato.
È la nostra eredità in quanto specie.
È bellissimo.

*

Per la cronaca, il nuovo record di McVey è stato battuto in fretta. Ora è detenuto, di nuovo, da Rick Carter, che ha totalizzato 1.231.372.670.
Ha giocato 58 ore consecutive.

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