Cinema

Tres Dias a.k.a. Before the Fall (2008)

E ci risiamo: cinema spagnolo.
Che qui è diventato una categoria a parte. Che invidio tantissimo, perché loro ne sono capaci, e noi, che abitiamo a uno sputo, no.
Perché da noi c’è il problema secolare del chi si identifica?
Se non sapete cosa sia il Chi si Identifica? è bene fare un piccolo ripasso, prima di esaminare Tres Dias.
In parole povere, nelle Camere di Consiglio dei Potenti Produttori Italiani, o CCPPI, mentre si vagliano le nuove proposte, sapete, quelle che poi diventeranno film e telefilm, spettacolo, c’è sempre uno o più sordidi elementi, ancorati al passato realista del nostro paese (ma de che?), i quali, in presenza di una sceneggiatura che si stacchi poco poco dalla verosimiglianza e presenti elementi fantastici, sollevano la fatidica e lapidaria questione: Chi si identifica?
E lo fanno con voce chioccia. Affossando qualsiasi velleità.
E così, mentre noi italiani siamo costretti a sorbirci malavitosi che parlano in dialetto meridionale, preti investigatori, quindicenni, figli di genitori divorziati e afflitti da crisi di mezza età, che tubano e/o si drogano con grave dramma familiare e altre e spaventevoli puttanate, gli spagnoli, o meglio F. Javier Gutierrez (regista) e Juan Velarde (sceneggiatore) mettono in scena la fine del mondo.
Così, perché loro sono spagnoli e tra loro non ci sono quegli stronzi del chi si identifica. O ce ne sono di meno e messi in posizione di non nuocere.
Beati voi, laggiù in Spagna. Vi invidio tantissimo. Non sapete che grande dono avete.

***

Che a dirla tutta, il film non è che sia questo gran capolavoro. Si lascia guardare, ha qualche spunto pregevole e qualche forzatura di troppo.
In più, la pretesa di innestare, come si fa con gli alberi, un thriller negli ultimi giorni del pianeta Terra, ché un asteroide ci sta per investire e in Spagna non ci sono mica gli ammerigani che salvano tutti andandosi a suicidare con l’astronave contro la roccia che ci annienterà.
L’idea è l’asteroide colpisce la Terra, e noi vi mostriamo l’evento in piccolo, vissuto da una famiglia allargata, mamma (che è anche nonna), figlio (che è anche zio) e nipotini assortiti.
Ora, perché mi piace il cinema spagnolo, perché, anziché un belloccio come Colin Farrell, tutto figo e truccato, mi presenta un protagonista che è un po’ anche il tipico italiano, barba dei tre giorni, sudato e canotta sporca. Tanto è la fine del mondo, che me frega a me di lavarmi?
Giusto, no?
Giustissimo.
E poi, l’isteria di massa. La consapevolezza che tutto è finito, coscienza che si accompagna all’incredulità. Ancora più giusto.
Perché, pensateci un attimo: voi ci credereste davvero a un annuncio del genere?
Diciamo che una parte di voi lo farebbe, ma un’altra piccolissima parte conserverebbe la speranza che alla fine sia tutta una balla, nonostante comincino a spuntare aurore boreali sul Mediterraneo.

***

Scelta stilistica interessante è quella scenografica. Il tutto è ambientato intorno alla fine degli anni ’70, prima della diffusione delle tv a colori.
Tale data non è esplicitata, giusto per soddisfare gli amanti degli spiegoni, ma solo suggerita. Come a dire, le cose stanno così, questi c’hanno i televisori in bianco e nero e le musicassette, e niente cellulari. E voi dovete farvene una ragione.
E io li adoro per questo.
Perché non è necessario sapere che giorno e che anno sia. Non serve a niente. È evidente che non trattasi del nostro tempo, ma va bene così: questione di stile.
E se l’innesto di cui ho parlato prima è una forzatura, esso serve però a far dimenticare per un attimo la fine di tutto, ti catapulta in un altro film con tale normalità che ci si domanda se, alla fine, non sarà tutto un bluff.
E sono sensazioni piacevoli.
L’asteroide intanto s’avvicina, con la sua magnifica scia, e…
Guardatelo, va.

Indice delle recensioni QUI

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 12 anni ago

    […] inerenti a quello di cui parlo anche io. Il primo, partendo dall’analisi del film spagnolo Tres Dias, si chiede per quale motivo qui da noi colpisca grandi e piccini la perniciosa sindrome del […]

    • 12 anni ago

    Trovato. Grazie- 🙂

    • 12 anni ago

    Uhm.. si trova in giro? Sottotitolato, magari?

      • 12 anni ago

      Sì, Luca. Solo sottotitolato. 😉

    • 12 anni ago

    […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

    • 12 anni ago

    “Il cinema italiano è defunto”… una delle poche frasi coerenti che ho sentito uscire dalla bocca di Dario Argento durante un’intervista la scorsa settimana…

    Il problema è che è vero, noi i film non li sappiamo più fare. Ormai è tutto stantio, riciclato fino all’ossesso (e basta con sta mafia, caspio! Non vedete che ormai non fa più effetto?…)
    La Spagna ha visto che negli ultimi anni il prodotto che hanno venduto in giro ha avuto un buon riscontro e ora stanno cercando di mungere la vacca grassa. Forse arriverà il giorno in cui anche loro si troveranno a fare sempre le stesse cose, ma per il momento… viva Espana! 😀

    PS: il film non lo conosco, magari ci darò un’occhiata…

      • 12 anni ago

      Detto da Argento, poi… 😀
      Tornando alla Spagna, non credo sia solo questione di buon riscontro. C’è prima di tutto la qualità. Ed è vero, se molti film spagnoli vengono puntualmente rifatti negli USA. È una pratica barbara, ma anche segno di sicuro riscontro.
      E poi, tutti i film spagnoli che ho visto sono risultati superiori alla media. Qualcosa vorrà dire. ^^

    • 12 anni ago

    Ma come è successo? Com’è che gli italiani facevano capolavori con quattro soldi, sfruttavano i generi inventati negli USA (vedi il western) e se li reinventavano in maniera da superarli, producevano un sacco di roba che magari oggi a rivederla non mi piacerebbe, ma che era valida per i tempi… e ora sputano fuori solo un film decente ogni tanto in mezzo a tonnellate di letame? Cosa è sucesso?

      • 12 anni ago

      Si sono creati una prigione per la mente, dove tutto è tangibile e rassicurante, persino i drammi.

    • 12 anni ago

    Chi si identifica… Oddio, che tristezza. Sappi che ti citerò per questa cosa, visto che ho in cantiere un articolo sulla situazione di thriller/fantastici nel cinema italiano. 😉

    Ciao,
    Gianluca

    PS: Gli spagnoli ci stanno mangiando in testa…

      • 12 anni ago

      Che tra parentesi è cosa vera. Sentita con le mie orecchie da un tizio che è dentro certi ambienti… ho un controspionaggio coi controcojoni. 😀
      Grazie della citazione! 😉

    • 12 anni ago

    Ma quindi è carino… pensa che lo avevo accantonato! Proverò a dargli una possibilità.
    E gli spagnoli ci fanno il culo (copione… ;))

    Ma almeno quest’anno non c’è il cinepanettone. C’è fabiodeluigi. Con la cristianacapotondi.
    Non bestemmierò. Ci provo.

      • 12 anni ago

      Ma giusto carino, eh… 😉

    • 12 anni ago

    Sai la cosa migliore qual è? che comunque non si identifica nessuno, perché sono stantii e vecchi e incartapecoriti.
    e in Spagna ci fanno il culo

      • 12 anni ago

      Eh, però decidono sempre loro. E infatti in tv e al cinema passa sempre la stessa merda iperrealista. Talmente tanto che sta diventando fantascienza pure quella, perché la reatlà non è come gli piace raccontarla a questi signori; si sono creati una monade drammatica e ci si sono rinchiusi. 😀

      E in Spagna sì, ce lo fanno.