[Contiene anticipazioni]
E concludiamo il discorso Memoria Totale, con Total Recall di Len Wiseman, di quest’anno.
Si ispira al racconto di Philip K. Dick analizzato ieri, We Can Remember It for You Wholesale, come anche il film del ’90, d’altra parte, ma è dichiaratamente un remake dell’opera di Verhoeven. Quindi il racconto dickiano è solo sfondo.
Che il cinema sia la fonte principale di Total Recall, e non solo Atto di Forza, è evidente in una scena che sembra ricalcata su The Bourne Identity, quando Matt Damon/Jason Bourne si reca in banca e apre la cassetta di sicurezza contenente pistola, soldi e documenti falsi. Solo che qui non c’è Matt Damon, ma Colin Farrell. E l’istituto bancario è un po’ più futurista.
Questo per dire che Total Recall lascia perdere del tutto i tentativi “filosofici” di analisi e oggettivazione della Realtà, del concetto di Reale, per vendersi, o essere venduto, come film d’azione con forte caratterizzazione sci-fi, un accenno di romance che non fa mai male (dicono loro), possibilmente adolescenziale, anche se gli attori sono ultra-trentenni, e motivazioni politiche (?) all’agire dei personaggi, politica da due soldi – A opprime B, B si ribella e vince – com’è di moda oggi.
Tutto lineare. Tutto elementare. Tutto spiegato, per la gioia di alcuni e la dannazione di chi guarda i film col cervello acceso, non avendo problemi di risparmio energetico mentale.
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Kurt Wimmer e Mark Bomback alla sceneggiatura. Costoro si sono inventati tante cose belle, ma inutili, messe in scena secondo la legge del perché sì.
Il tanto bistrattato Blade Runner, bistrattato perché, guardate un po’, non si limitava a fare spettacolo, ma induceva al ragionamento e alla riflessione, in una commovente unione di immagini, poesia, filosofia e musica, che colpì Dick stesso, è la pietra miliare, per ciò che concerne il setting. Dal 1982, il film di Scott rappresenta IL SETTING per coloro che vogliano creare un futuro sublime e decadente. Infatti, anche qui in Total Recall vediamo spuntare edifici ciclopici al tramonto, macchine volanti e gente che si ripara dalla pioggia usando ombrellini di carta cinesi, e impermeabili trasparenti, proprio come sull’altro set. Cosa strana, l’estrema diffusione della cultura cinese, dal momento che, a parte la Gran Bretagna e parte dell’Europa, e il continente australiano, TUTTO il resto del mondo è stato devastato da una non meglio specificata guerra chimica. A che pro, quindi, gli ombrelli cinesi? Perché fanno figo.
Altro giro, altro omaggio: ricordate l’aliena con tre tette?
Certo che la ricordate.
Pochi secondi, ma se la ricordano tutti, a distanza di ventidue anni. Una cosa semplice come una tetta in più, che colpisce a fondo l’immaginario collettivo. E infatti ne stiamo ancora discutendo; e infatti il regista, Wiseman, che se la ricordava pure lui, decide di riproporcela, in versione moralista, con una striscia di tessuto che copre i capezzoli, come negli affreschi sui muri delle chiese.
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A parte il rigurgito moralista dei nostri tempi, c’è un motivo per cui la donna con tre tette aveva un senso in Atto di Forza e nessuno in Total Recall.
In Atto di Forza, la donna è una marziana, nata e cresciuta su Marte e deformata dalle radiazioni dell’atmosfera del pianeta rosso, provocate dall’aver impiegato materiale scadente nella costruzione delle cupole dotate di atmosfera artificiale che consentono la sopravvivenza nella colonia. Su quest’ultimo dettaglio, sul fatto di aver creato una generazione di mostri mutanti, s’innesta poi il conflitto tra Cohaagen (responsabile delle cupole e di altre nefandezze) e Kuato (il leader mutante della resistenza). La ragazza tri-tettuta, quindi, è solo la punta dell’iceberg, una specie di fucile di Checov che apre un discorso coerente sulla mutazione.
In Total Recall, la donna è solo una prostituta con tre tette. Che ripete, stanca, la battuta sul rimpiangere di non avere tre mani. È il solo mutante mostrato nel film e non si accenna mai al fatto che la guerra chimica abbia causato danni in tal senso alla parte sopravvissuta della popolazione. Alla non sgradevole estetica, tutto sommato, dell’attrice con tre seni, vengono affiancati Beckinsale, Farrell e Biel, che sono tre divinità della bellezza. La Melina di Atto di Forza era bruttarella, diciamocelo. Zio Arnold solo una montagna di muscoli. Michael Ironside, uno con la faccia da gran bastardone. Kuato, un mostro ributtante. Paradossalmente, nell’opera di Veroheven, l’unica bella e perfetta, che dà la polvere a Kate Beckinsale, era Sharon Stone, la cattiva.
Avvertite la differenza?
L’aliena con tre tette, in Total Recall ci sta perché sì. Perché fa figo, esattamente come gli ombrellini cinesi.
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Altro dettaglio perché sì è il viaggio su Marte. Douglas Quaid (Colin Farrell) si sveglia una mattina e vuole andare su Marte.
Perché sì.
Solo che non ci va, in quanto, dopo che si reca alla Rekal, si scopre che lui è un vero agente segreto, esattamente come il pacchetto di ricordi artificiali che gli si voleva impiantare nel cranio, e cominciano i casini.
Total Recall dura 113 minuti, per un budget stimato in 65.000.000 di dollari. Altrove ho letto 125 milioni, ma propendo per l’attendibilità di IMDb.
Almeno un’ora e un quarto di queste quasi due ore è costituita da sequenze di lotta, inseguimento e sparatorie. Girate bene finché volete, anche se qualcuno dovrebbe spiegarmi come, dopo l’incidente stradale che porta Quaid e Melina (Jessica Biel) fuori strada, con lei priva di sensi, accerchiati da un botto di curiosi a guardare lo spettacolo, mi dovrebbe spiegare, dicevo, come fa Quaid, la scena dopo, a raggiungere tranquillo, portando lei in braccio come una sposa, il suo appartamento. Mah…
Quindi, lato action in eccesso, che fa il verso a The Bourne Identity. Dopotutto, sia Quaid che Bourne hanno problemi di memoria, e Farrell non può certo credersi Schwarzenegger.
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La politica. I cineasti amano fare politica. Il pubblico ama coglierla e interpretarla. Trattasi quasi sempre di politica banale, o banalizzata.
In questo caso è politica banale, arricchita da idiozia conclamata, quella posseduta dai personaggi (per colpa degli sceneggiatori).
Douglas Quaid è il difensore degli oppressi, nella fattispecie gli australiani, vessati dalla FBU, la federazione della Britannia Unita. Chi ci nota una lieve polemica tra le colonie e Sua Maestà è uno col pelo sullo stomaco…
Ora, Cohageen, il cattivone del film, s’è messo in testa di invadere l’Australia e assumere così il controllo del mondo intero (ricordate? Solo Inghilterra e Australia). Per farlo ha infiltrato Quaid nella resistenza, che si chiama Resistenza, e che si diverte a piazzare le bombe nella metro della FBU, perché l’Australia deve essere libera. Peccato lo sia già, perché è dall’altra parte del mondo. E peccato che lo strumento dell’oppressione britannica sull’Australia sia costituito, udite udite, niente meno che da un sistema di trasporto, denominato Fall, che altro non è che un treno delle dimensioni di un grattacielo, che si sposta dalla FBU all’Australia. Praticamente, non so se avete capito bene, la grandiosa e inarrestabile invasione di Cohageen consiste nello spostare le truppe su un tram e portarle in Australia, dove tutti sanno quando e chi sta arrivando e dove in teoria dovrebbero organizzarsi per fargli il culo appena arriva. No, ditemi voi, far saltare il Fall prima che giunga in stazione?
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Non soddisfatto, Cohageen, che altro non è che un faccendiere, si mette a guidare di persona (!) l’esercito dei droidi invasori (di sua creazione), rischiando di essere ammazzato da un colpo vagante un momento sì e l’altro pure.. Portandosi dietro, ovviamente, sia Farrell che Jessica Biel, catturati in altra occasione. E sapete perché? per dare loro modo di liberarsi e di far andare il suo diabolico piano a puttane.
E poi, tornando al discorso adolescenziale, ma quando ce la fate vedere una scena di sesso che non sia risibile come uno spettacolo per oblate al monastero? Ma davvero a trentacinque anni devo vedere questi qua che tubano come piccioncini sapendo che la polizia di mezzo mondo (letteralmente) sta andando a casa loro a fargli il culo? No, dico, sul serio? Ma non siete ancora stufi delle cazzate alla tuailait? Ormai le riproponete a flusso continuo, dovunque?
Abbiate pietà.
Altro che riflessioni sulla Realtà. Qua la Rekal è un optional, giusto perché Quaid si ricordi non tanto chi sia, quanto perché recuperi le sue abilità guerriere, giusto per motivare la successiva ora e mezza di mazzate.
Perché?
Perché sì.
Le domande sono per quelli che usano il cervello.
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