Cinema

Thor (2011)

Non mi stancherò mai di ripeterlo. Una sceneggiatura eccezionale per un possibile film su Thor c’era già: la Saga di Surtur, ad opera di Walter Simonson, il disegnatore con la firma a dinosauro.
Si è voluto dar vita, invece, all’ennesimo reboot, per la regia di Kenneth Branagh che, da attore/regista shakespeariano qual è, a suo dire, ha preso l’Enrico V e l’ha riadattato a una saga norrena, tra martelli e giganti dei ghiacchi.
Non nutrivo molta fiducia nella scelta del regista, proprio per questa sua propensione classica e drammatica, che mal si sposa con un personaggio difficile quale può essere Thor.
Quest’ultimo è il figlio di Odino. Non un alieno o un supereroe nel senso più classico del termine, ma un dio. E, a leggere la sua mitologia, un dio burbero, crudele e irruente, come tutti gli dei giovani e possenti, dall’appetito smodato, anche sessuale, pronto a ubriacarsi e a schiacciare col suo martello, il Mjolnir, le teste dei giganti dei ghiacci, leggendari avversari degli dei nordici.
Il mantello rosso e l’elmo alato sono, se non erro, aggiunte della Marvel. Aggiunte sulle quali Simonson stesso scherzava e ironizzava, soprattutto il mantello, paragonando il personaggio a più riprese al Superman della D.C.

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La scelta di Branagh va a inserirsi nel progetto Marvel di ricreare, al cinema, la continuity del fumetto. Tutti gli eroi protagonisti di altrettante testate, riuniti nel medesimo universo dove tutto accade contemporaneamente.
Ora, Thor, così com’è, è un personaggio problematico. Non è ultratecnologico e figo come Tony Stark e la sua armatura, per intenderci, né atletico come l’Uomo Ragno, o marchiato a fuoco dal razzismo degli umani come gli X-Men. Thor è alto, biondo, possente e immortale. Dal punto di vista della sceneggiatura, un incubo.
Allora, due erano le scelte percorribili, o affidarsi completamente all’opera di Simonson, che non solo restituì il successo editoriale alla testata The Mighty Thor, ma anche l’atmosfera mitologica, antica e leggendaria, trasudante fascino nordico, necessaria alla saga asgardiana. Oppure, la scelta di Branagh, riadattare, pescare di qua e di là dalle migliaia di albi a fumetti, chiamare qualche nome altisonante (Hopkins) e reinventarsi il mito per, in sostanza, attualizzarlo.
Nulla di più sbagliato.

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Ci viene mostrato un dio del tuono giovane e arrogante, e fin qui ci siamo, anche se è una figura anacronistica, adatta al principio della mitologia nordica, i primi racconti, non certo al presente, all’attualità che vuole corrispondere il tempo di Asgard con il nostro presente sulla Terra. Abbastanza improbabile che un personaggio che, insieme a Odino e Loki e tutte le altre divinità, ha influenzato la sfera religiosa di intere popolazioni per millenni, sia ancora lontano dal maturare o dallo sviluppare la saggezza che gli occorre.
Ma le cose stanno così. In una scenografia sfarzosa, divinità dalle armature e acconciature improbabili dibattono sei sia o meno il caso che Odino (Anthony Hopkins) ceda il passo e lasci lo scettro del potere al primo dei suoi figli, Thor (Chris Hemsworth).
Ora, non bastasse il gap temporale, c’è da considerare che anche Loki è una divinità. E non una divinità qualunque, ma quella dell’Inganno. Ovvero, se non proprio una natura maligna, comunque possedeva un’aura misterica, sulfurea, che lo relegava, nel pantheon, a un ruolo ben preciso, inevitabile nella sfera umana, quello delle emozioni e delle volontà oscure.
Che Loki sia un personaggio negativo è un dato di fatto. Abbastanza strano, quindi, che nessuno ad Asgard sospetti di lui, quando i giganti invadono la città degli dei. E che, al contrario, ci venga presentato come un grande amico di Thor, e una sorta di figliol prodigo per Odino.
Che poi, è vero, Loki condivide con Thor alcune avventure, ma sempre nel tentativo di danneggiare il fratello.

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Rappresentazione branaghiana, quindi, davvero troppo sopra le righe, perché, ripeto, risulti credibile dal punto di vista cronologico e narrativo. Al punto in cui siamo, nel ventunesimo secolo, i giochi per gli dei asgardiani dovrebbero essere conclusi da parecchio. E dovrebbero essersi creati nuovi equilibri. E allora, o si ignora questo aspetto e si propende per la versione classica della Marvel, che vuole un Thor che ancora deve imparare l’umiltà, confinato sulla terra dal padre e che vive una doppia identità, come Superman. Oppure ci si affida a Simonson.
Questi l’aveva capito benissimo, pur restando attaccato alla sfera norrena, riproponendo per Asgard un’architettura lignea, confacente alla civiltà scandinava, e ripescando vecchi miti, addirittura il Ragnarok, il crepuscolo degli dei, associandolo a invenzioni moderne, scritte di suo pugno. Branagh e il marketing invece no. Infatti, ciò che ci viene offerto è una spettacolare, questo sì, messinscena, ma in fin dei conti vuota, che nulla possiede, né si sforza di possedere delle epica genuina delle leggende nordiche.
Più e più volte si sfocia nel farsesco, con Thor relegato al ruolo di alieno biondo e cazzuto che fa sbavare Natalie Portman, scienziata che s’è ritirata nel deserto per studiare i tunnel spazio-temporali, quasi che lui fosse l’unico uomo visto in almeno una dozzina di anni.
Thor il bell’addormentato, a caccia del suo martello dal quale il padre degli dei l’ha opportunamente separato, per permettere alla sceneggiatura di arrampicarsi su sé stessa per almeno un’ora, circondato dai suoi amiketty, Fandral, Hogun, Volstagg e Sif, che sembrano usciti pari pari dalla versione jacksoniana de Il Signore degli Anelli. E non vi sbagliate, questi ultimi sono personaggioni, nel fumetto. Sif è l’amore inespresso di Thor, Volstagg un guerriero fortissimo e grassissimo, pesa talmente tanto che nessuno, quando decide di sedersi, riesce a spostarlo, neppure gli dei. E tutti sono inseriti nel giusto contesto, non umano, ma epico.
Ma qui la volontà dominante è quella di spianare la strada verso il film sui Vendicatori, con tutte le conseguenze commerciali che si possono immaginare.

Altre recensioni QUI

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  • L’ho visto, e per quanto mi riguarda non mi è dispiaciuto. In un’ipotetica classifica riguardante i cinque film che hanno fatto da apri-pista a The Avengers è quello che mi è piaciuto di meno, ma allo stesso tempo è distante dall’insufficienza.
    Poi, ovviamente io di Marvel e dei fumetti non ne so assolutamente nulla, quindi mi baso essenzialmente su ciò che viene mostrato nel film in sé, senza scendere nel dettaglio dell’adattamento. E per il film in sé, seppur ci abbia trovato anche io degli scivoloni dal punto di vista narrativo, tutto sommato non mi ha fatto una brutta impressione.

    Ciao,
    Gianluca

    • Be’, la mia critica è tutta incentrata sulla lettura del fumetto di Simonson, per cui non ho molto da aggiungere. Grazie del commento! 😀

  • Brutto e piatto persino per un’ignorante sull’argomento come me.
    Bella recensione.

  • […] me lo sarei goduto molto di più. Poteva andare meglio? Sì. Ma poteva anche andare peggio, come Thor. Quello, almeno, ce lo siamo risparmiati. Aspettando i Vendicatori (con un po’ […]

  • Non a caso a me piacciono da morire le versioni “Ultimates” dei supereroi. La saga in questione li ha resi tutti molto più umani e fallibi, compreso il figlio di Dio (Thor, non Gesù).

  • Non è certo il mio supereroe Marvel preferito, però il film ho intenzione di guardarmelo senz’altro.
    Il progetto sui Vendicatori mi sembra molto buono, anche perché il livello dei film è sempre stato sopra la sufficienza (ora vedremo con Thor, appunto).
    L’importante è che mantengano un taglio “adulto”, non sopporterei una boiata indirizzata ai tredicenni solo per vendere più action figures.
    I supereroi sono “roba da grandi”, anche se in pochi al di fuori dei circuiti per appassionati lo dicono.

    • Uhm…
      Non lo so.
      Come dicevamo più su, Thor era un personaggio ad “alto rischio”.

  • […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

  • Non sono né un cultore né un appassionato dei fumetti di Thor, e tutto ciò che so di lui è attraverso qualche storia dei Vendicatori.
    Ho apprezzato però enormemente la sua versione ultimate, dove Millar ce lo presenta come un simpatizzante degli ecologisti e con parecchie idee new age, e dove Loki insinua nel suo gruppo che non sia altro che un malato di mente che deve i suoi poteri ad attrezzatura tecnologica sperimentale che avrebbe rubato, assieme il martello (un motore quadimensionale realizzato per usi militari).
    La battaglia che conduce (e perde) contro Capitan America, Iron Man e tutti i suoi ex compagni è uno dei momenti più alti dell’intera saga di Ultimates.
    Quanto a questo film, credo che sia il solito costoso compromesso tra anni e anni di bidimensionali avventure fumettistiche e la vendibilità cinematografica.
    Ora che leggo anche la tua recensione, entrerò un sala con la guardia alzata.
    Spero di trovarci anche qualcosa di buono.

    • Sì, mi ricordo di un tuo articolo in merito a Ultimate, o sbaglio?
      Magari pensassero di realizzare una roba così! No, eh?
      😉

  • Da non conoscitore del fumetto, e non aspettandomi che ci fosse alcun collegamento serio con la mitologia, mi sono goduto il solito film spettacolare sui supereroi.
    Qualche momento simpatico, come in Iron Man (forse un po’ meno), salva il film dall’essere la solita accozzaglia di effetti speciali e basta. Un’avventura non spiacevole, diciamo.

    Certo che se dovessi prender le cose sul serio, anche io non darei un parere molto lusinghiero.

    • Però, intendiamoci. Thor di Simonson sempre un fumetto è. Reso in modo magnifico. La differenza è tutta qui, secondo me.
      Si è voluto rimanere tranquilli in una trama scontata quando, come al solito, si sarebbe potuto fare qualcosa di meglio.
      Il discorso è sempre quello, la titubanza dei produttori.

    • 13 anni ago

    Io l’ho trovato noioso da morire e persino “già visto”. Ma per i ragazzini è grandioso.
    Loki è un personaggio ridicolo. Ma il più ridicolo di tutti è Odino-Hopkins.

    • Embè, quando Vampiro e Vampirologo si coalizzano c’è poco da replicare… 😉

      Sì, probabilmente questa mia recensione mi attirerà altri “complimenti” da parte dei nerd. Però, io non ci posso fare niente, il film è annacquato, così com’è. Basta prendere un qualunque numero del fumetto per rendersene conto.

    • 13 anni ago

    Thor è uno dei personaggi Marvel a cui sono più affezzionato,ma è anche come dici tu uno dei più difficili da rappresentare.Dubito che guarderò il film,anche perchè con il passare del tempo il mio interesse per i cinecomics si è azzerato ma ritengo che il figlio do Odino avrebbe meritato miglior sorte.
    P.S.Fin’ora avevo sentito solo pareri positivi su ‘sto film,ma puzzavano parecchio di entusiasmo nerd.