Blog Cinema The Ward
Cinema

The Ward

Forse già lo sapete, ma quel bvuto di Hell è alle prese con migliaia di cose da fare, lavorative e non, tra cui la rifinitura del nuovo romanzo, Starlite. È come se stesse portando a termine una gravidanza, a detta sua. La gestazione di un elefante, probabilmente. Ne verrà fuori una cosa spettacolare, statemi sul pezzo, grazie. E inoltre, oggi è il suo compleanno. Perciò ho messo a riposo il nostro Schwarzy – Alexander Hesse per parlarvi di un film rivisto per caso, grazie alla nuova divinità che al momento preghiamo in casa: Netflix. Il suddetto film è l’ultima fatica del signor John Carpenter: The Ward.

Premetto che io ho amato molto Fantasmi da Marte. Ricordo che non fu trattato benissimo, ma io ne posseggo un buon ricordo. Forse Carpenter non tanto, visto che ci mise un decennio per sfornare The Ward. Lo vidi qualche anno fa, un po’ controvoglia, visto che lessi in giro sbeffeggiamenti a destra e a manca. Al tempo frequentavo un forum di cinemaniaci e pochi ne parlavano decentemente. Sta di fatto che quando lo vidi mi piacque. E l’altra sera, rivedendolo, mi è piaciuto ancora di più. The_Ward(piucinema)(030311160822)The_Ward_2La storia è semplice: è il 1966, una ragazza di nome Kristen (Amber Heard) viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico dopo aver incendiato una fattoria ed essere stata trovata lì davanti, in stato confusionale. Il reparto in cui viene portata è abitato da altre ragazze, ognuna con un carattere preciso, e da una presenza. La trama di The Ward non è nulla di originale o innovativo. Anzi, il profumo dei tempi antichi (non per niente Carpenter sceglie la fine degli anni ’60) veste il film di un passato malinconico, ma sempre affascinante. La sceneggiatura è impeccabile, regge fino all’ultima scena grazie anche a una magnifica Amber Heard. Attrice troppo presto dimenticata, che ora fa notizia solo perché si porta a braccetto un arrugginito Johnny Depp. Cosa avrà mai fatto di terribile quella ragazza, oltre ad aver dichiarato la propria bisessualità, proprio non lo so. Ad ogni modo, la Heard spacca l’obiettivo e siamo con lei, confusi, arrabbiati, osserviamo lo spazio della clinica e degli operatori con sospetto e diffidenza. E con una gran voglia di scappare. Ma come vi dicevo c’è una presenza. Il fantasma di una ragazza morta proprio all’interno della struttura e che parrebbe bramosa di vendicarsi di un torto, uccidendo le ex compagne di reclusione. Kristen dovrà lottare per sopravvivere e non è detto che ci riesca.

Ciò che più mi ha colpito di questo gradevole horror è la sua semplicità. E badate bene, non ha niente a che vedere con banalità. Il film è girato con maestria, nonostante qualche balzo sulla sedia un po’ telefonato, rimane fedele e sincero in ciò che vuole raccontare e ci riesce egregiamente, fino alla sua cinica conclusione. E non capisco perché sia stato maltrattato, a suo tempo. Un flop ingiustificato e anche un tantino malefico, essendo stato l’ultimo film del Maestro. Ci ha salutati con stile e in pochi hanno saputo accogliere il suo commiato. Trovo imbarazzante il confronto col Darione nostro, ma mi tocca. Noi che abbiamo una cariatide che si ostina a propinarci film indecenti (e The Ward esce poco dopo Giallo. Vogliamo davvero vedere chi perde in dignità?), che evidentemente qualcuno produce, avremmo dovuto osannare questa pellicola, lontana anni luce dall’abissale mediocrità del nostro maestro del brivido. Grazie a Netflix in molti possono (ri)vedere The Ward e magari dargli un’altra possibilità. Perché è un film che dice qualcosa di importante, racconta una verità che potrebbe riguardare ognuno di noi: il non-luogo per eccellenza, il rifugio nel quale tutti noi ci siamo rintanati almeno una volta nella vita, per difenderci da ciò che ci faceva soffrire. Un castigo che ritenevamo ingiusto, una presa in giro di qualche compagno, un tradimento, una violenza qualsiasi. Spaziate pure con la fantasia. Perché quel non-luogo è proprio la nostra mente.

Exit mobile version