Iniziamo questa recensione con una comunicazione di servizio: Hell e io abbiamo deciso di alternarci settimanalmente nelle recensioni di The Walking Dead, perciò stavolta tocca a me, la prossima a lui eccetera eccetera. Capiteci, arrivati alla quarta stagione siamo dei sopravvissuti anche noi.
Questa settimana, dopo la metamorfosi di Carol da tappezzeria in eroina cazzuta, assistiamo a quella del Vet in messia immortale degli infermi, visto che pur passando ore al lazzaretto scoppia di salute e spacca anche qualche culo. Mi domando se lo scopo di questa epidemia non sia riscrivere il cast perché qualcuno, all’ultima riunione dell’anno scorso, s’è alzato e ha detto: «Oh raga, secondo me siamo andati fuori dal secchio. La prossima stagione si piscia diritto, ok?» In ogni caso, nessuno ha toccato Rick, che resta un coglione fumante.
Bello l’inizio con quel bimbominkia di Rick che guida verso casa fissando l’orologio dello stronzissimo marito di Carol. Io ci ho trovato della poesia, perché i coglioni van sempre in coppia e questa unione lo sottolinea. Anzi, quando lei gliel’ha dato dicendo: «Avrei dovuto liberarmene tempo fa», l’avrei baciata. Squisitamente insultante, geniale. Quando Rick torna alla prigione però questi bei momenti van persi come spiccioli nel divano, infatti Maggie gli dice subito che ha fatto bene e trallalléro, ma capiamola: è fidanzata con un moribondo e figlia di Babbo Natale of the Dead, il fatto che Carol abbia agito a fin di bene nel modo più efficace e tempestivo importa sega.
Hershel cura instancabilmente gli infermi, che muoiono lo stesso e vanno abbattuti prima di riavviarsi in modalità zombie, ma non davanti agli altri. Certo, questi li vedono sparire e un’idea del perché ce l’hanno, ma il Vet non vuole che si turbino. Devono sperare, credere nel futuro, in Santa Claus e nel tè di sambuco. Intanto Glenn si ammala di brutto, quasi ci lascia le penne quando il tizio con l’unico respiratore manuale diventa uno zombie e va rincorso e ammazzato per recuperarlo mentre lui soffoca come un pesce sulla battigia. Alla fine lo recuperano, glielo cacciano in gola e iniziano a farlo respirare con quello stesso affare che è appena stato in bocca e nei polmoni dell’altro (poi uno si sorprende che questi abbiano problemi di salute, ma col senso dell’igiene che hanno è già qualcosa che la setticemia non sia più diffusa dei brufoli).
Mentre i malati si trasformano in zombie all’interno, fuori è il solito raduno di cosplayers of the dead, tipo Lucca ma monotematico. Da dove vengono? Un’idea ci sovviene proprio sul finale, quando vediamo il Governatore che osserva la prigione dalla boscaglia. Tadan! Va beh, dai, lo sapevamo che sarebbe tornato come il reflusso gastrico dopo la peperonata col gelato ai fagioli borlotti, era solo questione di tempo. Quel che conta è che il Vet è stato nominato cazzuto anche da Daryl, al quale però non dice nulla di Carol mandandolo da Rick. Nella prossima puntata ci beccheremo la chiacchierata tra i due, e spero anche di scoprire dove è andata. Anche il Governatore e Michonne hanno roba in sospeso, per non parlare degli altri personaggi che – se la mia teoria è corretta – avranno un’esperienza come protagonisti che li “aggiusterà” agli occhi del pubblico.
Questa bella patata bollente però ce la rimbalzeremo fino alla fine, nel frattempo la passo a Hell per la settimana prossima. Quanto a noi, gente, ci leggiamo tra due episodi. Bye bye.