[Contiene anticipazioni]
Articolo veloce, oggi. In questi giorni non ho tempo di respirare, ma il martedì è appuntamento fisso con The Walking Dead e la disamina dell’episodio del giorno prima, per cui eccoci.
Prima di cominciare, un piccolo excursus, chiamando in causa Lost e l’utilizzo dei flashback. Sono tra i pochi, a quanto pare, che li apprezzava. I flashback, se correttamente usati, sono un modo intrigante di approfondire la conoscenza del personaggio a cui sono dedicati. Ecco, se proprio devo dirla tutta, da Lost mi sarei aspettavo che tali flashback si collegassero in qualche modo al presente dei protagonisti, cosa che non è successa, conducendo all’epic fail della chiusura.
TWD e i flashback. Ne abbiamo visto qualcuno anche nella prima stagione, tipo Shane che abbandonava lo Sceriffo all’ospedale e al suo destino di pietanza per gli zombie. A cosa servano e se servono, è presto per dirlo.
Ebbene, l’episodio di ieri ci ha offerto un brevissimo sguardo sull’apocalisse zombie in pieno svolgimento, e l’ha fatto senza mostrarci loro, gli zombie, ma un ottimo senso di fine dei giochi, con gli elicotteri che spargono napalm sulla città. Afflato romantico, nell’abbraccio tra sopravvissuti che assistono impotenti all’episodio bellico e un’inutile comparsa di un personaggio morto e sepolto. Ma, ok, si tratta di ricordi, e quindi ci può stare.
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La CGI, e mi riferisco alla sequenza con gli elicotteri, può migliorare. Finalmente trova corpo anche la peggiore delle nostre paure, ovvero che i set siano sempre gli stessi fin dal primo episodio di questa stagione perché, come dire, è nella fattoria del Veterinario che si svolgerà il tutto. Questa scelta sprofonda l’intera serie in una bolla soporifera, costringendo gli sceneggiatori a far spuntare zombie nei luoghi più improbabili per mantenere alto l’interesse (siamo in un telefilm di zombie, ricordate?). Oltre a questo, i due bambini non accennano il primo a guarire, la seconda, persa, a farsi trovare, ragion per cui, visto che mancano sei o sette episodi e il ritmo di svolgimento è quel che è, basta farsi due conti. Puntata, la quinta, dedicata a Daryl, alle sue paranoie di redneck in mezzo ai fighi (ma dove?) e al ricordo/rimorso verso Merle, il fratello (unico personaggio di spicco) abbandonato ammanettato e in trappola sul tetto di un palazzo, alla metà della prima stagione. Niente di ché, anzi, scelta che giudico persino un po’ ipocrita, non gestire il personaggio Merle, scomodo in quanto razzista e violento, direttamente, ma filtrato attraverso lo sguardo del fratello.
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Altri personaggi non pervenuti. Shane è il tipo pratico, che badaad andare avanti lasciando perdere le stronzate, e perciò osteggiato dagli altri, malinconici, sceriffo e moglie di questi in primis; resta un piccolo dubbio riguardo la reale età di Glenn, il cinese: fa dei discorsi degni di un quindicenne.
E Laurie Holden/Andrea… be’, è proprio bella con fucile e cappello da cowgirl, nonostante l’ennesimo momento lolloso, quando spara, col sole negli occhi, a un tipo che lei crede essere uno zombie. Insomma, ci può anche stare, ma, personalmente, dopo l’episodio del pozzo, avrei evitato l’ennesima presa in giro del fato. Ma tant’è…
Ora, vediamo un po’ come si sviluppa l’idea del fienile imbottito di zombie, presumibilmente conservati dal veterinario chiacchiere e distintivo.
Alla prossima.
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