[Contiene anticipazioni a diluvio universale]
Ho sempre davanti agli occhi la faccia di Marsellus Wallace, e la sua espressione bovina. A voi, tocca vedere il cerotto. Mi sento un figlio di pu**ana sorridente…
E comunque, siamo arrivati alla fine della seconda stagione di The Walking Dead.
Alcuni pensano che iniziare una frase con “e comunque” sia un trucchetto per attirare l’attenzione, per investire il pubblico d’autorità. Ebbene sì, in quest’articolo rivendico, è bene iniziare a farlo, di essere stato uno dei primi ad accorgermi che The Walking Dead era un pessimo prodotto, prima ancora dei ritmi da soap opera (courtesy of Mr Giobblin), o di quelli da videogioco arcade, o platform, come Ghouls ‘n’ Ghosts, che pare essere diventato.
Il finale sugella l’idea di approssimazione randomizzata dell’evento zombie, della bidimensionalità di tutti i personaggi, dell’assoluta confusione con la quale la serie è stata portata avanti per tredici episodi, della totale mancanza di logica nel fenomeno zombie e nei loro spostamenti che altro non possono essere definiti se non “strumentali”.
Basta il primo quarto d’ora per rendersi conto della pochezza della messa in scena. Si assiste a una delle forzature più gratuite, bieche, oserei dire schifose della storia. Gli zombie sono lì perché… uno di loro s’è accorto di un elicottero che transitava nel cielo azzurro e ha deciso di seguirlo abbandonando il suo lauto pasto.
Un elicottero visto per cinque secondi.
Un elicottero.
Un elicottero che li indirizza, tra tutti i miliardi di posti possibili, alla fattoria di Rick e soci, proprio nel momento in cui possono sentire lo sparo di Carl che fa fuori Sceim, ed esserne attratti.
Una sola parola: merda.
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Tralasciando il resto. Credo debba contenere gli insulti.
Scena, quella della comparsa di decine di zombie all’orizzonte, che in teoria dovrebbe risultare tensiva, ma che fa sbadigliare.
Il gruppo è dotato di una riserva d’armi infinita, l’abbiamo visto di puntata in puntata. Quello che proprio non si digerisce, è l’assoluta mancanza di coerenza dei personaggi, Vet in testa, che imbraccia il fucile a pompa, novello Ash, old Ash, e, impavido (senza un briciolo di carisma), si piazza al centro del cortile falcidiando orde di zombie, senza sbagliare un colpo.
Ghouls ‘n’ Ghosts, ho detto. E infatti il videogioco del supposto (e previsto) massacro finale, viene messo su in fretta, col gruppo che sale sui veicoli, coi vari Glenn, Daryl e compagnia bella anche loro tutti provetti tiratori, in grado si uccidere gli zombie beccandoli al primo colpo, su veicoli in movimento e terreno accidentato. Una stronzata così grande che se ne sente l’odore attraverso il monitor.
E il bello è accorgersi dell’inutilità di tutti i discorsi a vuoto fatti nei dodici episodi precedenti, del tutto avulsi da ogni logica, se il finale è questa specie di mattanza dove le coscienze dei personaggi sono obnubilate, o meglio annullate in luogo della messa in scena spettacolosa.
Dovrebbero aver paura, ma invece no, risultano piatti e inutili come tanti Super Mario, con poco gusto e colori nel vestire.
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Scandalosa la seconda forzatura, in stile Lost, ma priva di a) score accattivante/commovente b) gusto nella messinscena, quando i superstiti alla mattanza si ritrovano, dopo neppure mezza giornata, nel punto in cui tutto è cominciato, ovvero l’autostrada. Neanche il coraggio, hanno avuto, di frammentare il gruppo e tentare un ricongiungimento nella terza serie. Troppo drammatica, troppo complicata, a quel punto, sarebbe diventata la situazione. E così, meglio riunirli tutti, subito e tutti insieme, con le auto che arrivano una dietro l’altra, come un allegra combriccola in giro per il lunedì di pasquetta, a preparare una scampagnata. Devastante.
Ridicoli i tentativi di creare suspense, rivelando, tramite Rick al resto del gruppo, lo sconvolgente segreto che la resurrezione dei morti avvenga anche senza morsi. Ooohh di profonda meraviglia, e qualche sbadiglio.
Apparizione di una Guest Star dritta dritta dal fumetto, che non fa che ridestare da un altrimenti incoercibile moto di sonno.
E tuttavia, il momento LOL è sempre in agguato, con Lori, che due o tre puntate fa suggeriva a Rick di sistemare Sceim e oggi ne piange la dipartita, secondo un’altalena sentimentale, come sempre, folle e immotivata. Neppure quella dello spettacolo, infatti l’unica cosa che s’è ottenuta, finora, è la confusione degli spettatori.
Altro momento LOL, questo mondo non è più democratico, mi sembra di aver sentito dire a Rick, ma stavo già dormendo da un po’, non vorrei averlo sognato.
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Fallimento, sotto ogni punto di vista. Con questo finale ogni giustificazione (o scusa) per salvare il salvabile è stata demolita senza possibilità di ritorno.
I personaggi hanno l’anima del budino, tremolante e stolida, sono privi di spessore e sanno solo essere noiosi, perché, quando provano a trasmettere empatia, risultano freddi e insensati.
Manipolati costantemente dagli sceneggiatori perché, di volta in volta, risultassero simpatici o antipatici, fregandosene del carattere loro attribuito.
Gli zombie sono semplicemente non pervenuti, essendo soltanto strumenti di un ipotizzato orrore, ma risultando non più spessi dei nemici di un qualsiasi eroe in grafica bidimensionale.
In verità, mi riesce sempre più incredibile accettare l’8.7 che il telefilm vanta su IMDb.
Bene, credo che per la seconda stagione sia tutto. Inutile insistere, questa serie sta in piedi con lo sputo, speriamo non sia infetto.
Puntate precedenti QUI
Articolo complementare/esaustivo di Lucy