La mente fa brutti scherzi. Chissà come, settimane fa, m’ero convinto che, arrivati alla sesta stagione, qualcosa sarebbe cambiato.
Magari, quest’anno, quelli di The Walking Dead avrebbero avuto non dico le palle, ma almeno una storia più solida.
Sono veramente un ingenuo.
Ché, se questi tre episodi, sono solo un campione di ciò che ci aspetta per le restanti puntate, la sesta stagione si candida saldamente a superare, per idiozia e momenti LOL, persino la sospirata stagione 2, altrimenta detta La Casa nella Prateria.
Impossibile neppure fare mente locale su ciò che sta accadendo.
Perché l’idea che mi dà, il grandioso piano di Rick, che Scipione l’Africano gli fa le pippe, consiste nel fare le cose accazzo. Senza un perché, senza un’alternativa al fallimento, in un susseguirsi di motivazioni e situazioni una più delirante dell’altra.
Idioti allo stato brado, liberi di comportarsi da idioti.
Ma poi, veramente dobbiamo ricorrere a ‘sti mezzucci shakesperiani per annunciare la morte di uno dei personaggi?
C’era l’orologio del Vet.
Ci mancava solo il Vet stesso, in spirito. Ah no, il fantasma vestito di lenzuola bianche l’abbiamo già avuto, scemo io a non ricordarlo: Lori.
Il terzo episodio si apre con un intenso primo piano di Glenn, che ormai non scopa da così tanto che, come Rocky Balboa, potrebbe agguantare le galline che corrono a occhi chiusi.
Nonostante l’astinenza, il nostro appare vieppiù debilitato. In pratica, come nei cartoni giapponesi, un’ombra gli vela il volto.
Sta per lasciarci la pellaccia. Nessun dubbio.
Per sottolineare ciò, Rick gli fa pure la raccomandazione: “Ce la devi fare, Glenn!”, che è come una condanna fatta da un padrino della mafia.
Ciao, Glenn.
E così, mentre Daryl decide che forse è meglio lasciare Obelix e Sasha nell’auto a venti all’ora, perché ha sentito il camion clacsonare e allora chiama Rick… ma forse è il caso che vada, no forse resto a pascolare gli zombie, ma poi alla fine decido di farmi una sgroppata e consumare un po’ di benzina…
i superstiti alessandrini alla battaglia di Gaugamela di Rick, che hanno ritirato i numeretti per chi deve crepare prima morsicato dagli zombie, odono cinismo grondare dalle labbra del nostro venerato leader, che in pratica, mentre sta dando a Glenn la sua benedizione fa, a lui e a Michonne: “Oh, siccome questi qua sono delle cippe lippe, voi scappate, se potete salvarne qualcuno OK, altrimenti fanculo!”
Che scandalo! Come può un uomo dire codeste cattiverie in un contesto apocalittico in cui i morti mangiano i vivi?
Come può?
E ancora una volta, si consuma la frattura tra coloro che sanno, ovvero Rick & Soci, che ne hanno viste a pacchi e sanno come ci si comporta, e i coglioni di Alexandria, che hanno sempre vissuto al calduccio dietro le quattro mura.
Due palle così.
Ma non è tutto.
Non s’è capito come, né perché, ma tutti si dividono in sparuti gruppetti, contraddicendo la prima regola dell’horror, e procedono accazzo per tornare ad Alexandria, dove ricordiamo il clacson del camion degli assalitori ha fatto deviare mezza mandria di zombie sulla città, grazie a Rick e alla brillante idea di spostarli da una cazzo di cava di pietra.
Quindi, tornano indietro, con gli zombie a venti, trenta minuti, perché gli zombie camminano lenti. Ma allora ci fermiamo, oppure no, avanziamo, ci facciamo ferire, ciarliamo di inutili ricordi e scriviamo bigliettini da portare ai nostri cari ad Alexandria.
Rick corre come un dannato, vuole prendere uno dei camper che ha lasciato lungo il percorso, su idea di Pupazzo Gnappo, ma… forse è il caso di tornare ad Alexandria, da dove si sentono degli spari, ma forse no, mi fido, è meglio che se la cavino da soli, io nel frattempo mi metto nel camper e uccido cinque uomini che passavano di lì per caso. E poi parlo con Daryl e lo convinco a tornare, da buon pastore motorizzato, a badare alla mandria ubbidiente, ancora dietro alla macchina di Obelix e Sasha.
Nel frattempo, avviene la traggedia. Perché il coglione di Glenn, che, ormai casto, s’è dedicato alla filantropia, salvando lo stronzo che voleva ucciderlo, se lo porta dietro come un cagnolino. Solo che quest’ultimo, che ha passato un po’ più tempo del solito fuori dalle mura di Alexandria e non è proprio un coglione totale come gli altri, che sanno solo mettere occhiali da hipster, farsi le treccine e polemizzare come acide mentecatte, sta sbroccando per tutti gli orrori di cui è stato partecipe.
Il caso Gli sceMeggiatori vogliono che il nostro Glenn si trovi, nel suo vagabondare, perché… forse accendo un incendio per attirare gli zombie lontano da Alexandria, ma no, non è il caso, forse torno indietro, ma oh! Sono intrappolato dagli zombie, insieme allo stronzo sopra un cassonetto, circondati da una marea di fanz adoranti, stile La Horde…
E qui, signori, il suddetto stronzo dice a Glenn: “Grazie, Glenn, grazie al cazzo”. E si spara un colpo in testa, trascinandosi dietro, in un movimento che viola le leggi della fisica a più riprese, il povero Glenn, che finisce a pesce nelle fauci di una quarantina di zombie, segnando con la sua dipartita la scena di morte più stupida e ridicola di tutti i tempi.
Io non ne posso più.
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