Diciamoci la verità, qualcuno si aspettava davvero che la scorsa puntata segnasse la svolta?
Ok, fine delle domande retoriche.
Il gruppo si fa guidare al salvataggio di Carol da Rick.
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
Quindi in casa di The Walking Dead sono ormai posseduti dal demonio, perché continuano a farsi guidare da Rick.
Oppure, senza essere così prosaici, sono delle pedine in mano agli sceMeggiatori, che hanno stabilito che Rick dev’essere il leader.
Però non lo sanno scrivere, a Rick.
E il risultato sono le Comiche 2, la vendetta.
Ma veniamo a un riassunto ragionato dell’episodio numero sette.
Daryl torna alla chiesa e comunica agli altri che Beth e Carol sono prigioniere ad Atlanta, all’ospedale.
Si parte per il salvataggio.
In teoria occorrono i migliori combattenti, per questa missione.
Infatti Rick lascia indietro Michonne a fare la babysitter a Caaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaavrl! e all’inutile prete, che passa il tempo a lamentarsi che gli stanno fregando tutte le canne dell’organo e a lucidare le assi del pavimento.
Nel frattempo, a una ventina di chilometri di distanza (distanza che i legionari romani percorrevano ogni giorno, con quaranta chili di equipaggiamento sulle spalle, e in più montavano e smontavano l’accampamento), mentre Glenn, la porno-soldatessa alle grandi manovre e la lady di ferro giocano agli allegri campeggiatori, Obelix è in ginocchio, ha visto la luce sulla via di Damasco e tra poco inizierà a scrivere il vangelo.
Maggie tenta di dargli da bere, ma lui non vuole. Deve avere la rabbia.
Ad Atlanta, il genio militare annibalico di Rick si manifesta in tutto il suo fulgore:
– catturano due dei poliziotti dell’ospedale
– Rick si fa stordire da una supercazzola di uno dei prigionieri
– sopraggiunge un altro poliziotto automunito che per poco non li investe tutti (perché il motore di un’auto non si sente mica, in una città morta, vero?)
– Daryl quasi ci lascia la pelle, per colpa del suddetto poliziotto
Ma Rick allora pronuncia la sua frase più temibile: “We need to talk” (dobbiamo parlare), e piega istantaneamente la volontà dei prigionieri, ridotti come topi in trappola tremanti e con la bava alla bocca, ché non ne possono più delle chiacchiere di Rick.
Oltre a queste prodezze assistiamo a Tyreese modello stalker che, pure lui, vuole parlare a tutti i costi, e far piangere Sasha (fresca vedova di Hulk l’alcolizzato); la bracca ovunque e la ossessiona con richieste di elaborazione del lutto.
Alla chiesa, Caaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaavrl! non ha idea di come si sbarra una porta: la tavola, caro Carl, va inchiodata al muro, non alla porta stessa, coglione.
Il prete versione Pronto tutto legno in realtà non sta lucidando le assi, ma le sta sollevando per fuggire, e andare a ballare il tuca tuca con una zombie nel bosco. Un personaggio più inutile di Rick, complimentoni.
Ma ecco, si torna ad Atlanta, dove Rick si sta facendo istruire sempre dallo stesso prigioniero, sul modo di condurre le trattative con la poliziotta idiota che detiene il controllo dell’ospedale. “Tu eri un poliziotto come me, vero?” fa il prigioniero rivolto a Rick, “Lo vedo da come ti muovi…” Già. LOL
In ospedale, Beth dà il via a uno spin-off de Le Comiche 2, con la collaborazione di un vecchio paziente, che somiglia a Babbo Natale, che si butta a terra urlando per farla sgattaiolare a rubare le medicine per Carol, salvo tornare perfettamente normale non appena lei è riuscita nel suo intento. E i poliziotti beoti giù a credergli, al vecchio…
Vabbé…
Ma c’è ancora tempo per il gran finale. Infatti il potere delle supercazzole del prigioniero è addirittura maggiore di quello di Eugene (che si sveglia dal cartone datogli sul grugno da Obelix, ndr), costui riesce a imbambolare Sasha (che a sua discolpa può dire di aver già subito due o tre attacchi psichici da parte di Tyreese) e a scappare.
Vedremo cosa succederà.
Io intanto spero che nella prossima puntata muoia qualcuno, ché davvero non se ne può più. O quanto meno che Obeliz riesca a alzarsi.
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