Cinema

The Dead (2010)

Si parla, tanto per cambiare, di zombie apocalypse. Lo so, anche voi l’attendete con ansia, l’anno prossimo. Ma fino ad allora ci contentiamo di guardarla al cinema, non potendola vivere. Questo film l’ho visto grazie alla segnalazione di un amico. Tu sai chi sei.
In realtà, ero da un bel pezzo dietro a The Dead, probabilmente dal 2009, fin da quando si sparse la voce dell’ennesima variante a tema zombie, con una particolarità che avrebbe potuto fare la differenza: il continente nero.
L’Africa, insieme caldissima e gelida, dove il sole tramonta in fretta, dove i morti camminano silenziosi nella savana. Lenti, caracollanti, romeriani.
Il debito verso Romero, quello buono, è evidente. Fin troppo.
Ma non perdiamoci d’animo. C’è tanta robaccia lì fuori. E i fratelli Ford, registi, hanno gusti raffinati, fin troppo. E, per quanto ho visto, ahimé, poche palle. Ma su questo ci ritorniamo sul finale.
Si inizia in pieno outbreak, scelta saggia. I motivi che fanno resuscitare i morti, quali che siano, radiazioni, un virus spaziale, un’aranciata (cit.) non interessano più. Interessa che ci siano loro, gli zombie, e la messinscena. Le potenzialità di questo canovaccio, l’abbiamo visto nei mesi passati, sono infinite; si può ottenere molto. E soprattutto dare molto, in termini di poetica della morte. O della vita.
Scena iniziale che si rifà, però, non già a Romero, ma a Mad Max: l’eroe solitario nel deserto, che passa accanto agli zombie, perché sono lenti, imbacuccato come un Tuareg.
Il primo zombie che ci viene mostrato è stupendo, provvisto di frattura scomposta alla gamba destra. Stessa gamba sulla quale si ostina a camminare, indifferente al dolore.
Il nostro eroe incappucciato, però, lo ignora. Preferisce sprecare munizioni solo sugli zombie che intende, dopo, depredare. Sempre che sia il caso.

***

L’Africa è magica. È suoni e colori, come viene detto nelle pubblicità. I morti viventi, lividi e puzzolenti, con occhi bianchi, barcollano su terra rossa, tra vegetazione rigogliosa e alberi dai tronchi larghi e nodosi e chioma a ombrello. Esistono muovendosi stupidi tra capanne di fango, in un posto che è miseria umana. Col contagio, la miseria africana diviene esiziale, definitiva, vera apocalisse.
Protagonisti del film due uomini, un bianco e un nero, che si salvano a vicenda, lungo un tragitto e un obiettivo comune, raggiungere il nord, dove, si dice, ci sia un luogo sicuro. Un campanello d’allarme lungo la via dello stereotipo, non trovate? Eppure, quel che conta è il viaggio. E il piacere di vedere miseri villaggi, che a stento possono definirsi tali, infestati dai morti. Questi sono silenziosi e caparbi, attirati dai rumori, dalla vita stessa. Mordono e mangiano, producendosi in efferatezze prelibate.
Daniel, il nero, è un soldato che ha disertato per ritrovare il figlio, superstite del villaggio dove invece sua moglie ha conosciuto una doppia fine, premature entrambe.
Brian è il bianco, ufficiale e meccanico. È in Africa e non corrisponde a nessuno dei due tipi di uomini bianchi che l’Africa non la lasciano respirare, dandosi battaglia a vicenda: i soldati, che vengono per distruggere e i medici, che vengono per salvare.

***

Battuta efficace, quella precedente, che mostra tutta la contraddizione della dominazione occidentale, la coscienza sporca. The Dead è come questa battuta, bello, bellissimo, capace di momenti poetici come pochi, ma anche brutto, perso dietro sterili citazioni romeriane (sempre lui) che, arrivati a questo punto, è bene risparmiarsi, oppure reinventarsi e non proporre in copia carbone e, soprattutto, vittima di tanti, troppi moralismi. Entrambi gli aspetti, ahimé, ne minano seriamente la resa.
Un po’ monotoni anche i paesaggi e le situazioni. Non che in Africa ci si aspetti di trovare estrema varietà di ambiente, ma neanche solo e soltanto un tipo. E… dove sono gli animali feroci? Leoni, iene… I morti, dicevamo. Sono splendidi, ben truccati e, in più di qualche occasione regalano momenti riusciti. Niente di particolamente sconvolgente, ma quanto meno ben realizzato, con relativo campionario di schizzi di sangue e budella assortite.
Romero (il suo genio) è dietro quelle mani che spuntano attraverso assi di legno di una porta sbarrata. Una porta dietro la quale sono stati rinchiusi i morti. Ecco il punto, Romero lo faceva nel ’78. I fratelli Ford nel 2010. Di acqua ne è trascorsa parecchia, è vero. Però l’immagine che resta, insieme al grattacielo che si spegne a poco a poco, è sempre di George.

***

Poetica e cliché. C’è una frase in particolare, pronunciata da Brian mentre è accampato nella savana insieme a Daniel, una frase efficacissima che è riflessione e commiato, quello della civiltà che sta andando via, confusa, persa dietro mostri cannibali: “Comincia a fare freddo”. Riferito al freddo reale, che i due avvertono, sì, ma che spazia per anticipare un pensiero che assilla entrambi, ovvero fin dove si sia spinta l’infezione.
Altro momento romeriano, e perciò debole, quello dell’attimo di lucidità. Il protagonista, giunto in un luogo che si reputa sicuro, riprende fiato e, per la prima volta, riflette su ciò che sta avvenendo: punizione divina? La Natura che ristabilisce l’equilibrio? Chissà… Per fortuna il vecchio saggio non risponde dicendo che non c’è più posto all’inferno, altrimenti…
Finale che appiattisce quasi del tutto i momenti validi, che pure esistono: messo su in fretta, senza riflettere e, m’è parso, con pochi soldi. Sciatto, mentre per tutto il resto del film è stato accurato, il ritratto delle scene d’azione, sfumate e affidate a un effetto rallenty penoso, per non parlare poi del trionfo del moralismo ravvisabile nell’ultimissima inquadratura.
E quindi l’estetica, un’estetica povera e ricercata è valore aggiunto, unica virtù di questo film che, nonostante tutto, non riesce ad annoiare. Ma questa è la magia della zombie apocalyspe, si sa.

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Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 11 anni ago

    posso pensare che il Sig. Romero sia un pò troppo esaltato da tutti noi fans del genere è stato SOLO il primo

    • 13 anni ago

    Guardalo, allora! Schifo schifo non fa. 😀

    • 13 anni ago

    Zombie! Zombieeee! Anche facesse del tutto schifo, devo vederlo!!!

    • 13 anni ago

    Visto. Piaciuto. Apprezzato. Recensisco. Martedì (credo).
    Linko tua.
    😉

      • 13 anni ago

      Ottimo. Sono curioso. 🙂

    • 13 anni ago

    Ho appena finito di vederlo e devo dire che mi è piaciuto abbastanza.Si il finale è affrettato,ma tutto quello che viene prima me lo sono gustato con piacere.In più ho apprezzato che gli zombi in questo film siano onnipresenti,non puoi liberartene perchè sono dapperttutto e quindi non puoi realmente scappare.In definitiva una visione di cui non mi sono pentito.

    • 13 anni ago

    Io lo vedrò stanotte.
    Ieri l’ho “testato” solo 10 minuti e le atmosfere mi sembravano ottime, soprattutto perché SERIE.
    Non ne posso più di zombie pulp, come quelli proposti dagli ultimi film.
    Cazto, sono morti rianimati che si cibano di carne umana! Dovranno pur far cag*re un po’ sotto, no?
    Invece a quanto pare – in molti film – tutti sono subito pronti a farne pezzetti 😛

    Leggerò poi la tua recensione, eh eh eh

      • 13 anni ago

      Non è male, in effetti. E sì, le atmosfere sono serie. E questo è un altro punto a favore. A te, Alex, piacerà. 😀

    • 13 anni ago

    Hell, perché Romero non ha soltanto inventato gli zombi moderni, ha anche messo a punto una galleria di personaggi e situazioni apocalittiche riciclabili all’ infinito. Ed è ancora un pozzo senza fondo di idee e situazioni.
    E’ che quando uno nasce genio queste cose capitano 😀

      • 13 anni ago

      Be’, insomma, non tanto riciclabili dai. E a che pro, poi? 🙂 Chiunque abbia visto i suoi film le riconosce subito. Sono troppo note per sortire ancora un qualche effetto.

    • 13 anni ago

    Da buon “zombofilo” lo vedrò, spinto ancora una volta dalla bellezza della recensione! 😉

      • 13 anni ago

      Grazie, troppo buono! 😉

    • 13 anni ago

    Che bello arrivare in ufficio la mattina e poter leggere subito di zombi.
    Il problema è che quella di Romero è un’ eredità talmente pesante che è difficile superarlo. Chi ci prova (gli zombi velocisti, per esempio) ne rimane schiacciato e si copre di ridicolo. Chi resta nella sua tradizione finisce per dire cose già dette.
    Il cinema degli zombi è inflazionato, ma sembra che non se ne abbia mai abbastanza. Almeno, io non ne ho mai abbastanza 😀
    Solo che come si fa a confrontarsi con un modello così gigantesco? Se li è inventati George gli zombi come li conosciamo noi e forse,da un punto di vista cinematografico,ha detto tutto quello che c’era da dire.
    Però io questo film lo recupero lo stesso, perché più zombi ci sono, più io mi sento felice

      • 13 anni ago

      @Roberto
      Devo averlo sognato… 😀

      @Lucy
      Ok, gli zombie sono sempre quelli. Sono d’accordo. Ma perché diavolo devono esserlo anche personaggi, situazioni e soprattutto dialoghi? 😀
      Però è caruccio, ne vale la pena.

    • 13 anni ago

    Ok , questo di film l’aspettavo anch’io. Di brutto. E la tua recensione mi ha reso parecchio curioso. Se l’hai visto, allora si trova in rete?

    • 13 anni ago

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