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The Avengers (2012)

Questo film era la patata bollente. A chi viene affidata? A Joss Whedon e dico, forse, proprio per affossarlo definitivamente. Non so, ma io ho quest’idea qua, avendo seguito Whedon, e le sue vicissitudini con le case produttrici, praticamente da sempre.
E invece, ecco che il nostro scrive una storia e si mette a dirigerla, creando il giusto hype e, alla prova pratica, sfondando. Il film riesce, intrattiene e, pur lungo (inevitabile, e vedremo perché), non annoia e spacca.
È il film dei supereroi, nel senso più classico. Ognuno di loro prende dei cartoni che smuoverebbero montagne, demoliscono interi palazzi, ma… son tutti lì, e ci piace vederli tutti insieme, sempre in piedi.
La questione era poi la difficoltà intrinseca di un film come The Avengers, raggruppare il cast di ben quattro film e farne uno solo, dando spazio a tutti i protagonisti così come li abbiamo conosciuti al cinema in questi anni, soprattutto alcuni di essi, senza tradire le aspettative. Un peso enorme sulle spalle di Whedon.
Persino Hulk, un ottimo Mark Ruffalo, in verità, sebbene sia stato il personaggio che più ha subito, in tutti questi anni, a causa dei cambiamenti dell’attore che gli presta il volto, dei litigi con la produzione e della CGI (non c’è altro modo, per presentare il gigante verde alle radiazioni gamma), insieme agli altri spicca. Ognuno ha il suo momento, il suo spazio, la sua piccola vetrina, sia nelle scene “in solitario”, per introdurli, sia nelle scene di gruppo.

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Whedon si mantiene sul sentiero sicuro, intreccio studiato per dispensare colpi di scena annunciati, prima ora di preparazione, dedicata alla formazione del gruppo, alla scoperta della minaccia che grava sul pianeta Terra, al sorgere dei conflitti tra personalità, su tutti Tony Stark e Capitan America, diverse e ognuna di esse, a suo modo, brillante; un’ora di preparazione, per poi esplodere nella seconda parte, dando sfogo a tutto l’arsenale.
I Vendicatori se le danno prima tra loro, in piccoli scontri verbali e fisici e poi alle armate dei Chitauri, evocate da Loki, il fratellastro di Thor.
Ecco, proprio Thor (Chris Hemsworth), resa della potenza del personaggio a parte (che resta fedele al fumetto, compreso il Mjolnir, martello che neppure Hulk riesce a sollevare) non m’è piaciuto granché. Colpa dell’attore, udite udite, fin troppo magro e piccolino, per come il Dio del Tuono veniva tratteggiato (mi riferisco, sempre, al fantastico Thor nato dalle matite di Walt Simonson). Ma l’ironia c’è, i siparietti e gli scontri tra lui e Iron Man, e soprattutto tra lui e Hulk, sono ad alto tasso di spettacolarizzazione. Da non perdere.
Difficile mettere in scena un Dio, in effetti, anche perché si deve fare i conti con la questione Hulk, talmente forte da superare (quasi) una divinità, ma se guardiamo alla mitologia, in fondo, qualsiasi dio è sempre alle prese con avversari forti quanto e più di lui.

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Steve Rogers, Capitan America, volto di Chris Evans. Suo il personaggio più difficile. Gli sfottò che Tony Stark gli dedica, “Capitan Ghiacciolo” tra tutti, in riferimento al fatto che il Capitano è restato ibernato nei ghiacci per sessant’anni risultando un tantino rigido e antiquato nella morale, etc… dicono tutto sull’anacronismo di questo ruolo, a cominciare dal costume a stelle e strisce, in un’epoca, questa, in cui i simboli creano disagio e ribellione. L’unico modo per uscirne fuori e utilizzare il Primo Vendicatore era accentuare il suo distacco. Il bello è che, sentendo Rogers parlare di senso del dovere, eroismo, stendersi sul filo spinato per far passare i compagni di battaglia, risulta credibile, specie se associato alle battute di Stark. Capitan America, il Vendicatore meno potente, il vecchio, riesce a non sembrare fuori contesto, ricavandosi uno spazietto per quelle che sono le sue capacità di lotta (invero limitate) e strategiche, dando uno straccio di piano d’azione ai Vendicatori durante la battaglia finale. Promosso a pieni voti.

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Quanto al corpo a corpo, senza doppi sensi, Natasha Romanoff (Scarlett Johansson) è molto, molto più spettacolare di Chris Evans. Le sequenze risultano poco credibili, ho letto in giro, ma che ci importa? È un piacere estremo vederla muoversi, lo è sempre stato. E anche lo spazio che è riuscita a ricavarsi in mezzo ai mattatori non m’è dispiaciuto affatto. Persino Hawkeye (Jeremy Renner), chiamato Legolas da Stark, e Nick Fury (Samuel Jackson) spiccano, con le frecce high tech il primo, col finto cinismo il secondo.
E poi, tocca a lui: Tony Stark (Robert Downey Jr.). Lui entra, in volo, nella sua mobile suit ultraparacula, rossa e oro, telefona a Pepper (Gwyneth Paltrow, che risulta sobria e elegante persino in short di jeans e camicetta), fa battutine, è capriccioso, si atteggia, scende in campo con questa musica qua, violando il sistema di comunicazioni dello SHIELD, e il pubblico in sala impazzisce. Il mattatore è lui, senza nulla togliere a tutti gli altri. Questo film, si basa sui precedenti Iron-Man, o per lo meno ai due film di Stark si deve, a mio avviso, almeno il 60% del successo di questo. Tant’è che, in riconoscimento, a Stark spetta il ruolo determinante, nella sequenza finale: l’incoronazione.

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E veniamo infine al cattivo: Loki (Tom Hiddleston). Non m’è piaciuto. Spettacolare la minaccia che porta, ma il successo deriva dalla CGI e non dall’attore che, magari, col suo viso affilato rispecchia la divinità nordica in senso classico, ma che comunque, ho trovato poco solenne. Stesso difetto che ho imputato a Thor, tra parentesi. Un cattivo confuso e poco cattivo, in fin dei conti. Poco divino, Hulk ne sa qualcosa…
Momenti topici:

1) Stark che pungola Bruce Banner a un fianco in laboratorio per saggiare il suo autocontrollo (si ride)
2) Il combattimento tra Stark, Thor e Capitan America
3) Il combattimento tra Thor e Hulk
4) Hulk che sbatacchia Loki definendolo “un dio gracile”

Whedon ci fa fare pace coi supereroi. Da vedere, anche e soprattutto per il 3D. Aspettando un seguito, ovviamente.

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