Quello che più mi ha colpito, della biografia di Don Lawrence, è che, in età avanzata, ha avuto la sfortuna di perdere la vista da un occhio, in seguito a un’infezione sviluppata dopo un’operazione di cataratta.
L’incidente lo privò, oltre che della vista, della percezione della profondità.
Un guaio, perché era diventato impossibile capire quando il pennello toccasse effettivamente la tela.
Ma questo piccolo incidente di percorso non lo scoraggiò.
Don Lawrence, anzi, sviluppò una tecnica di disegno alternativa che gli permettesse di superare questa scomoda limitazione.
Per altri dettagli circa la sua vita vi rimando alla pagina di wikipedia inglese. Vi basti sapere, per i fini di questa rubrica, che Don Lawrence era un fumettista. Trascorse gran parte della sua carriera a creare strisce a fumetti, e poi copertine e tavole su tavole che,
a guardarle adesso, hanno l’aspetto e la qualità di vere e proprie opere d’arte.
Il contesto, in questo caso, se esse, i loro contenuti e le figure facciano riferimento a altrettante storie e protagonisti non importa.
Su ciascuna di queste tavole si potrebbero spendere ore a parlare dei dettagli, della posa delle figure eroiche, e il risultato sarebbe non troppo lontano da un certo discorso che l’Uomo di Vetro Samuel Jackson fa a un attonito cliente nella sua galleria d’arte riservata ai fumetti, in Unbreakable.
I fumetti non sono roba da bambini, noi lo sappiamo, anche se certa parte del mondo è ancora convinta del contrario. I fumetti sono espressione metaforica della realtà contemporanea, nonché una preziosa testimonianza dell’evoluzione della società.
E sono, come in questo caso, magnifiche opere che, prese singolarmente, spiccherebbero in qualunque collezione privata.
Magnifiche.