Scrivo quest’articolo su un film insolito, Suck (2009), segnalato dal Doktor Mana. Prodotto rimasto sconosciuto fino adesso, perché di nicchia e perché, secondo me, nonostante il cast stellare e il fatto che tratti di vampiri, be’… ecco, i vampiri sono rappresentati in un certo modo classico, rispettoso, nonostante sia una commedia, a tratti (molto brevi) quasi poetici. E questo non fa bene al marketting…
D’accordo, dopo questa sparata iniziale starete pensando di avere tra le mani un capolavoro. Uhm… non lo so. Ingiusto attribuire titoli. E poi c’è da ricordare un fatto: le commedie di questo tipo non mi piacciono, non è un segreto.
Shaun of the Dead, se mi perdonate l’accostamento, da tutti considerato un cult, a me piace sì, ma non mi esalta.
L’idea di una commedia sui vampiri, con un titolo così esplicito, ovvero più che succhiare, che fa schifo, mi lasciava un po’ interdetto.
Non sono neanche convinto che sia un film da vedere per forza, proprio per la presenza nel cast dei grandi nomi, due su tutti, Alice Cooper e Iggy Pop, più un terzo, Moby che, però, proprio a causa del suo ruolo, merita un applauso.
Sia come sia, mi aspettavo una ciofeca e invece m’è piaciuto. Di più, mi sono persino divertito. Conoscendomi, basterebbe questo a precipitare Suck nell’olimpo dei film da guardare o da scansare, a seconda delle simpatie di cui godo.
Eppure, eppure ci sono un sacco di dettagli, di indizi, che fanno propendere per la versione che sia davvero un buon film, alla faccia dello stitico 6.0 che s’è beccato su IMDb (e ricordiamo che TWD ha avuto 8.8).
Niente trailer o filmati e locandina fatta con le mie manine, per protesta contro i recenti avvenimenti internettiani circa i trailer a pagamento. Ma non preoccupatevi, quella vera ve la linko QUI.
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[Ok, allarme anticipazioni]
I Winners sono un gruppo rock che si esibisce per locali, finendo anche in Canada, a fare serate mosce, sottopagate, sperando di incontrare il talent scout in incognito, fare il colpaccio e sfondare, diventare divinità del Rock & Roll. Quattro componenti, Joey, Jennifer, Tyler, Sam, più l’assistente fac-totum (letteralmente), Hugo. Gruppo rock che viaggia in un carro funebre, un po’ per scena, un po’ perché è l’unica vettura che abbiano potuto acquistare con il loro ridottissimo capitale.
Alice Cooper è il barista nel primo locale che li vede esibirsi. Ma nel cast spunta anche un volto noto solo ai nerd all’ultimo stadio come me, quella Nicole De Boer (la matematica del Cubo), la ex del cantante Joey.
Budget ridotto equivale, l’ho dichiarato spesso, all’arte di arrangiarsi. Nulla di male, purché si faccia con gusto. E, a quel punto, tanto vale ricorrere ai trucchi classici del cinema, luci, colori, modellini, accentuarli, in modo da renderli non solo visibili, ma ovvi, e trarne sequenze eleganti, mai sopra le righe, divertenti, ma di un divertimento intelligente e mai volgare, e che contribuiscono appieno al taglio stilistico e contenutistico che si vuole dare al film. C’è tutto questo. E potrebbe persino bastare.
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Direi che abbiamo a che fare con un intreccio classico, arricchito da decine e decine di inside-jokes, vero e proprio gusto di citarsi addosso, ma senza essere stucchevoli, anzi, come nel caso di Moby, con feroce auto-ironia.
Storia veloce, senza fermarsi a riflettere. I vampiri hanno carisma sovrannaturale, qualcosa che piega le volontà altrui. Jennifer, la bellissima Jessica Paré, si fa rimorchiare dal tizio sbagliato (o forse giusto), alla fine della serata nel locale di Alice Cooper (sempre il barista). Si rifà viva dopo qualche tempo, cambiata. Pallida, occhi fiammeggianti che cambiano a seconda della sete, sguardo magnetico, fascino da sbriciolare le menti. Paradossale, o forse solo segno di rispetto dell’archetipo, come la figura del vampiro sia più efficace in questa commedia, che pure si diverte (un po’ perché obbligata) ad accentuare le caratteristiche sovrannaturali della creatura, che in decine di film horror ad essa dedicati.
Tutti fanno la loro parte. Jennifer segna la svolta per The Winners. Dal momento della sua trasformazione, il gruppo viene notato, comincia a riscuotere consensi, passa a registrare dallo studio di Victor (Iggy Pop) che fa l’istrione e il paraculo. E lui può. Ma attenzione, non si atteggia da attore, ma fa quel che è, uno che ha visto le cose e sa come funzionano. Lui i vampiri li conosce e sono un brutto affare.
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E infatti Jennifer uccide e smembra, oltre che bere sangue. Certo, potrebbe nutrirsi di sangue animale, di mucche, ma siamo onesti, voi da vampiri vi porreste davvero il dilemma? E poi c’è Hugo (Chris Ratz) che, armato di seghetto, fa sparire i problemi. Gli altri lo vedono sporco di sangue dalla testa ai piedi? È solo la robaccia che si fumano.
E poi, due perle, Moby che fa il duro, lui che s’è cagato sotto di fronte a una sfuriata di Eminem, intrallazza con Jennifer e… mi fermo qua. E la seconda è la bevuta di sangue con la cannuccia, la fine di un nerd, una specie di contrappasso. O di conferma. O quel che è. Scena epica, in ogni caso, perché non te l’aspetti.
Malcolm McDowell è Eddie Van Helsing, l’immancabile cacciatore, un po’ imbranato, che va in giro con torce elettriche e balestre a dardi di frassino. Su di lui sono stati costruiti dei flashback unici, con effetti che lo ringiovaniscono tanto che pare di vederlo ancora a spasso coi suoi amichetti Drughi.
Di chicche, ce ne sono un’infinità. E, in più, la trama è gestita fino alla fine senza ipocrisie, scherzandoci sopra con humour nero e cinico, che fa tanto bene.
Arriva il successo per la band, i Winners sono vampiri. E tutti amano i vampiri. Li adorano, quasi. E le uccisioni, i fatti di sangue, la violenza, le groupie che spariscono peggio che con Lestat, sono tutta scena.
Rock e sangue, senza pentimento alcuno. Ma con la poesia, perché Jennifer domanda perdono, prima di vampirizzare. Eppure, l’alternativa è una vita anonima, breve, in ufficio, e poi a bordo di una familiare, vestendo orridi maglioncini di flanella, ripensando a quei momenti in cui si è stati divinità pagane. O forse è solo un sogno.
Meglio riderci su.
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trailer
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la rece di Davide